LE GRANDI DINASTIE TOSCANE DEL VINO FRESCOBALDI, ANTINORI E CECCHI

È noto che la Toscana è una tra le regioni d’Italia con la maggiore vocazione alla produzione vitivinicola ed è altrettanto risaputo che esistono delle famiglie – delle vere e proprie dinastie – che, nel corso degli anni, quando non dei secoli, hanno legato il loro nome alla produzione di vini di altissima qualità. In questo articolo parleremo di tre di loro.

Cominciamo con la famiglia Frescobaldi, la cui attività nel mondo della coltivazione dell’uva è cominciata più di 700 anni fa ed è oggi portata avanti sotto la guida di Lamberto Frescobaldi, esponente della trentesima generazione di questa dinastia. Attualmente il progetto vitivinicolo Frescobaldi – a cui si affianca comunque, nei 300 ettari di uliveto di proprietà della medesima famiglia, la produzione di un pregiato olio extravergine di oliva – si estende su oltre 1300 ettari vitati e si articola in otto tenute, ognuna gestita come entità singola, con propri responsabili per la viticoltura, la vinificazione e l’affinamento ma tutte ugualmente vocate alla produzione di vini di gran pregio: si va dalla Tenuta Castiglioni a Montespertoli, la storica tenuta di famiglia, dove nel XIV secolo cominciò l’attività vitivinicola dei Frescobaldi, a Castello Pomino; da Castello Nipozzano a Tenuta Perano a Gaiole in Chianti; dalla Tenuta CastelGiocondo di Montalcino alla Tenuta Ammiraglia di Magliano in Toscana; da Remole, nel comune di Sieci, fino alle vigne coltivate sull’isola di Gorgona nell’ambito di un progetto di collaborazione tra l’istituto di pena dell’isola e Frescobaldi, i cui enologi e agronomi – ormai fin dal 2012 – sovrintendono alla produzione vinicola portata avanti dai detenuti che, scontando in tal modo il periodo finale della loro pena, potranno poi spendere le competenze così acquisite nel percorso di reinserimento sociale. La produzione di queste tenute – a cui si affiancano, a completare l’”impero” Frescobaldi, aziende di alto prestigio quali Masseto e Ornellaia a Bolgheri (Livorno), Luce a Montalcino e Attems in Friuli Venezia Giulia – è ispirata ad una ben precisa filosofia, quella di “coltivare la diversità toscana”, ovvero ricavare dalle otto tenute vini capaci di sintetizzare al meglio le caratteristiche – naturali, fisiche, chimiche, geografiche e climatiche – del territorio nel quale sorge ciascuna di esse. Come spiega lo stesso Lamberto Frescobaldi, si tratta di «fare parlare la terra e la diversità dei territori», ognuno dei quali esprime – finanche nei sapori e negli aromi dei propri vini – una sfumatura peculiare della più ampia vocazione toscana per la viticoltura.

Quasi altrettanto antica – risalendo al 1385 – è la storia vitivinicola del gruppo Antinori, peraltro inserito al nono posto assoluto – ma primo tra i marchi italiani – nella classifica “The Most Admired Wine Brands 2021” stilata lo scorso aprile dal magazine americano Drinks International.

L’azienda è oggi guidata dalla ventiseiesima generazione della famiglia, precisamente da tre donne – ovvero Albiera, Allegra e Alessia – affiancate dal padre, il marchese Piero Antinori – presidente onorario che ancora mantiene intatto quel misto di istinto e curiosità che negli anni ’70 lo ha portato a creare il Tignanello, con il quale si avviò il cosiddetto Rinascimento del vino italiano – e dall’amministratore delegato Renzo Cotarella, al vertice di proprietà che comprendono realtà storiche del vino, in Toscana ma anche in Italia, tutte gestite come aziende indipendenti e tra le quali si annoverano Badia a Passignano, Pèppoli, Antinori nel Chianti Classico, Pian delle Vigne a Montalcino, Tenuta Guado al Tasso a Bolgheri, Tenuta Montenisa in Franciacorta, Prunotto in Piemonte, Castello della Sala in Umbria e, a partire dallo scorso marzo, Jermann in Friuli Venezia Giulia. “Futuro antico” è un motto che ben può riassumere la strada seguita oggi da Antinori, proiettata al futuro – nella produzione ma anche nello stesso vertice aziendale, con una predominanza, lo si è visto, di figure femminili – e allo stesso tempo ferma nella convinzione, da ultimo espressa in alcune interviste da Albiera Antinori, che, nei passaggi generazionali che si sono avuti e si avranno in una realtà come questa, «non si tramanda solo un patrimonio, agricolo e immobiliare, un’attività, un nome»; piuttosto si tramandano «valori: identità, principi per cui manca soluzione di continuità» e di cui essere orgogliosi, trattandosi della propri storia.

Più recente, ma non meno prestigiosa la storia della famiglia Cecchi, che dalla fondazione dell’attività nel 1893, ad opera di Luigi Cecchi, che aveva iniziato come assaggiatore di vini, e attraverso le quattro generazioni che si sono succedute alla sua guida – fino ad arrivare all’attuale gestione di Andrea e Cesare Cecchi – ha vissuto, parallelamente alla propria crescita ed affermazione anche il passaggio novecentesco attraversato dal vino italiano, passato in meno di un secolo da alimento contadino a marchio di eccellenza, apprezzato in patria come nel resto del mondo. Mantenendo la preziosa esperienza ereditata, i due fratelli che oggi guidano l’impresa hanno focalizzato l’attenzione sulla sostenibilità produttiva e sulla produzione di vini realizzati per esprimere il territorio di provenienza, garantendo stimolanti prospettive e sempre nuovi mercati. La sede a Castellina in Chianti e i vigneti posti nelle principali aree della Toscana favoriscono la produzione dei vini simbolo della regione come il Chianti Classico DOCG, il Vino Nobile di Montepulciano DOCG, il Brunello di Montalcino DOCG e il Morellino di Scansano DOCG. Cecchi è presente anche in Umbria con la produzione del Sagrantino di Montefalco DOCG. Il sangiovese è sicuramente il vitigno più importante all’interno dei 370 ettari vitati, nei quali trovano valorizzazione anche varietà internazionali come il merlot e il cabernet sauvignon. L’azienda produce inoltre un rosso a denominazione Toscana IGT, il “Coevo”, che può essere a tutti gli effetti annoverato tra i grandi Supertuscan. Il nome Cecchi è oggi più che mai sinonimo di grandi rossi toscani, un’azienda dove l’esperienza e la passione per il territorio si esprimono attraverso una perfetta combinazione tra innovazione e tradizione.

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