Cantina Conte Leopardi Dittajuti: un cognome che rappresenta una regione e dà lustro ad un territorio.

Da secoli la famiglia Leopardi significa storia, poesia, arte: significa la Regione Marche. Nascere con un cognome del genere porta con sé responsabilità e nobiltà. Lo sa bene il Conte Piervittorio Leopardi Dittajuti, discendente della famiglia osimana che vanta, alle sue origini, il primo vescovo di Osimo e martire per la fede: San Leopardo.

La famiglia Leopardi è dedita alla viticoltura da almeno 700 anni. Più di recente, dal 1854, il bisnonno di Piervittorio, il conte Giulio Leopardi, aggiunge al suo cognome quello della famiglia del conte Giuseppe Dittajuti, il quale, non avendo eredi, lascia a lui le sue ingenti proprietà a patto di aggiungere, appunto, il cognome della sua famiglia, che altrimenti si sarebbe estinta. 

La grande cantina di Osimo, durante l’ultimo conflitto mondiale, fu pesantemente danneggiata dai bombardamenti, così il padre e lo zio di Piervittorio, che ereditano dal nonno la proprietà, si videro costretti a chiudere temporaneamente l’attività. Nel dopoguerra la cantina venne trasferita a Numana, nel cuore della Riviera del Conero, dove vengono piantati nuovi e moderni vigneti, nella zona del Rosso Conero DOC. Nell’area affine sorgono le necropoli Picene, in cui sono stati rinvenuti utensili antichi per la produzione e la mescita del vino, risalenti addirittura a 700 anni prima di Cristo.

Piervittorio, uomo di cultura, amante del bello e appassionato di arte contemporanea, ha la stessa passione dei suoi avi per la viticoltura e l’enologia e, negli ultimi quarant’anni, ha apportato numerose migliorie nella cantina, rinata negli anni ‘50 dello scorso secolo.

Sotto la supervisione dell’enologo di fama interazionale, Riccardo Cotarella, e con il supporto di Paolo Novelli, enotecnico responsabile della cantina, sono ben 45 gli ettari di vigneto di proprietà, tra Numana e Sirolo, con una porzione anche presso il comune di Castelfidardo. Ecosostenibilità è la parola d’ordine che guida le azioni del Conte Piervittorio, abilmente supportato da sua moglie Lidia e da tutto il team di produzione: un’ecosostenibilità che si traduce, in campo, con l’utilizzo di pannelli fotovoltaici e con la conversione, dal 2018, dell’intera azienda al regime biologico. Una svolta difficile, fatta in maniera graduale, che ha portato all’utilizzo solo di rame, zolfo ed ammendanti biologici, abolendo per sempre i prodotti di sintesi. Fondamentale è stato anche l’acquisto di macchinari per i trattamenti dei vigneti, in grado di recuperare il prodotto che non colpisce il fogliame e, così, non viene disperso nell’ambiente, consentendo di utilizzare solo il 25% del prodotto. In tal modo, oltre al risparmio economico, si evita l’inquinamento delle falde acquifere.

Nell’area del Conero i terreni sono caldi, asciutti e temperati dalla brezza che spira costantemente dal vicino Mar Adriatico e che permette al Montepulciano, varietà portante della gamma aziendale, di giungere a perfetta maturazione.

Le vendemmie sono differenziate per epoca di maturazione, con una selezione dei migliori grappoli in vigneto: così si ottengono uve perfette dal punto di vista sanitario e si riduce al minimo l’utilizzo di anidride solforosa. L’impegno proprio in questa direzione, ha portato ad un piccolo “miracolo enologico” nel 2019: il “Talismano”, un Rosso Conero DOC assolutamente senza solfiti.

Cura maniacale per il dettaglio e non sentirsi mai soddisfatti di ciò che si è raggiunto: queste le fondamenta su cui poggia la Cantina Conte Leopardi Dittajuti; un’azienda che “alleva” i suoi vini come fossero figli, a cui dare un nome proprio, come nel caso del “Fructus”: altro Rosso Conero DOC, ideato nel 1996 per contraddire la diceria che il Rosso Conero fosse un vino austero, “da vecchi”, non amato dai giovani consumatori. Un lavoro certosino che ha portato ad ottenere un vino moderno, dal profumato invitante, in cui si sente la struttura corposa ed il frutto maturo e il cui aroma, estremamente piacevole, ne facilita la beva.

Non essendoci una DOC per i vini bianchi di queste zone della Regione Marche, ogni produttore del Conero può coltivare vitigni a bacca bianca coerenti con il disciplinare della IGT, come, ad esempio, il Sauvignon, di cui l’azienda ha avviato la produzione nel 1972, grazie ad alcune barbatelle ricevute in dono da un amico del padre del titolare. “Da subito si ottenne un vino estremamente profumato e piacevole – ci spiega il Conte Piervittorio, che aggiunge – Siamo stati i primi nelle Marche ad inserire questa varietà che dà il meglio di sè su suoli bianchi, calcarei ed è per questo che ho voluto dare proprio il nome “Calcare”, al vino che ne ricaviamo e che, al naso, ricorda il fiore di ginestra, mentre in bocca ha il gusto di frutti tropicali, di mango e di frutto della passione, con un’ottima persistenza che ben si sposa col pesce al forno e con i crostacei”.

Ampia la gamma di prodotti di vini proposti da questa importante cantina marchigiana che vanta anche 1.800 piante di olivo, le cui drupe vengono raccolte con un attrezzo che avvolge l’olivo con un ombrello, impedendo all’oliva di cadere a terra, danneggiandosi. Lungimiranza e amore per i doni che la natura ci offre, si coniugano con il sacrificio che il lavoro manuale all’aria aperta richiede, ma che permette anche di fondersi con la bellezza della natura stessa, elevando così la propria anima.

Con la manualità e con l’arte possiamo raggiungere il nostro vero essere” afferma con sicurezza il Conte che ha voluto riassumere questa sua convinzione in una sola parola: “Artemano”, nome anche di un altro Rosso Conero DOC dell’azienda. Con questo concetto profondo e semplice al tempo stesso, “naufraghiamo dolcemente in questo mar”…divino, assaggiando un sogno che coniuga cielo, mare e terra.

 

 

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