Brunello di Montalcino, Sua Maestà.

Veramente in pochi, anche tra i non appassionati di vino, non hanno mai sentito parlare di questa eccellenza italiana e veramente in pochi, all’estero, non associano questo vino al nostro Paese come uno dei tanti simboli identificativi dell’eccellenza italiana. Il Brunello di Montalcino, uno dei portabandiera della tradizione enologica italiana, nasce in Toscana, nel territorio del Comune di Montalcino, poco distante dalla città di Siena. Un luogo ricco di fascino, caratterizzato da una storia millenaria, capace di rapire i visitatori grazie a vedute mozzafiato e ad un vino rosso di grande struttura ed eleganza, che non ha paura dello scorrere del tempo. Senza ombra di dubbio, è uno dei vini più rappresentativi dell’enologia italiana nel mondo. Si tratta di un rosso, prodotto esclusivamente nel territorio del paese toscano di Montalcino con una particolare varietà del vitigno Sangiovese, il ‘Sangiovese Grosso’. E’ dotato di grande eleganza, struttura ed equilibrio: caratteristiche che vengono ulteriormente esaltate da un invecchiamento che può protrarsi per decenni. Nel corso del tempo questa specialità, grazie al suo indiscutibile pregio ed incredibile fascino, è diventata appunto un simbolo di eccellenza, considerata da molti estimatori una vera e propria opera d’arte. La storia di questa specialità enologica tanto conosciuta ed apprezzata è strettamente legata alle campagne che circondano il paese di Montalcino: si tratta di una zona celebre fin dal lontano passato per la qualità del suo vino, e gli storici sostengono che è possibile risalire quantomeno all’epoca etrusca. Nel Medioevo questa fama crebbe ulteriormente, anche grazie al gran numero di viandanti che percorrevano la poco distante via Francigena per recarsi a Roma. Non mancano citazioni storiche di grande interesse come, ad esempio, quella risalente al 1553, secondo la quale al condottiero francese Blaise de Montluc e ai suoi soldati, impegnati nella difesa della rocca del borgo, “si arrubinava il volto con il rosso vino”. Più o meno nello stesso periodo, lo studioso bolognese Leandro Alberti definiva questo territorio “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli”. L’elenco dei riferimenti potrebbe protrarsi a lungo ma è comunque importante sottolineare che, nonostante si possa pensare il contrario, almeno fino agli inizi dell’800, tra tutte le varietà prodotte a Montalcino, non fu un vino rosso ad essere il più apprezzato, ma un bianco dolce, il cosiddetto ‘Moscadello’. Volendo entrare in una sfera descrittiva più specifica, non possiamo non far presente che il Brunello nasce dai vigneti di Sangiovese che crescono sui pendii della collina di Montalcino e la loro esposizione influisce non poco sulle caratteristiche delle uve e, conseguentemente, anche su quelle del vino. Non meno importante, da questo punto di vista, la natura del terreno che, a seconda della zona, può cambiare sia in termini di composizione che di struttura mentre decisivo, come sempre, si rivela l’apporto umano che si esprime grazie a precise tecniche enologiche. Ne consegue che il Brunello di Montalcino di ogni singola azienda sarà in grado di esprimere elementi fortemente distintivi, una sorta di ‘marchio di fabbrica’ ed il suo processo di vinificazione (e successivo affinamento) non si discosta più di tanto da quello di un qualsiasi altro vino rosso se non per alcuni dettagli: tutto ciò per far capire quanto il prodotto di un particolare appezzamento possa variare rispetto a quello di un altro e regalarci sensazioni ed emozioni che variano di volta in volta. Un prodotto di grande pregio e tradizione come il Brunello di Montalcino, fin dalla sua nascita necessitò di una forma di tutela, volta a preservare le sue peculiari caratteristiche e per questo motivo, nel 1966 gli venne assegnata la Denominazione di Origine Controllata (DOC), alla quale seguì, nel 1980, l’attribuzione della prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) italiana. Forse non tutti sanno che Ferruccio Biondi Santi, senza dubbio uno dei personaggi più importanti nella storia del Brunello di Montalcino, combatté (e vinse) ai comandi di Giuseppe Garibaldi nella battaglia di Bezecca (1866): una curiosità che, indubbiamente, arricchisce di ulteriore fascino colui che, nel 1932, venne di fatto dichiarato dal Ministero dell’Agricoltura italiano, l’inventore del celebre vino! Ferruccio Biondi Santi, infatti, seguendo le orme del nonno e anche a causa dell’arrivo del parassita della fillossera che stava distruggendo i vigneti, iniziò a studiare la potenzialità di un clone del vitigno Sangiovese, localmente chiamato Brunello a causa del colore particolarmente scuro degli acini. Il risultato della sua sperimentazione e delle sue ricerche, hanno prodotto la varietà utilizzata fino ad oggi per produrre il Brunello di Montalcino, detto Sangiovese Grosso. Nonostante numerosi premi e riconoscimenti negli anni però, il Brunello rimase per molti decenni un vino conosciuto ed apprezzato solo nei dintorni della zona di produzione, anche a causa dell’elevato prezzo di vendita. Le vicissitudini dell’inizio del XX secolo portarono ad un suo decadimento tant’è che pochissimi produttori tennero viva la produzione montalcinese fra le due guerre. Dopo la Seconda guerra mondiale invece, si iniziò nuovamente a pensare alla produzione vitivinicola ed alcuni ebbero la lungimiranza di accordarsi sulle sue regole di produzione per garantire qualità al consumatore e per creare appunto una sorta di disciplinare che lo proteggesse dal suo nemico numero uno: l’imitazione. Lungimiranza dunque, ma anche la grande tenacia di un uomo come Biondi Santi ed il grande palato degli italiani, sono i principali fattori grazie ai quali oggi Sua Maestà il Brunello ancora regna indiscusso sulle migliori Tavole del Mondo.

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