Barolo, il Re dei vini, il vino dei Re

Mia figlia Valentina ha avuto il buon senso di nascere in un’annata grandissima : il 1985 ; le ho così messo assieme una serie di bottiglie e magnum scelte tra Conero Riserva, Rosso Piceno Superiore, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Sassicaia, Ornellaia, qualche francese e naturalmente Barbaresco e il Re Barolo.

Il Barolo, uno dei più grandi vini d’Italia e del Mondo, figlio del vitigno Nebbiolo, nasce su alcune colline a destra del fiume Tanaro. Il “Nebiolum” della zona di Barolo è già citato negli archivi di Stato sin dal 1515, siamo nelle Langhe in provincia di Cuneo. Il Barolo lo ritroviamo descritto in un testo stampato a Torino nel 1606 con il titolo” della eccellenza e diversità dei vini, che nella montagna di Torino si fanno e del modo di farli”.

Se oggi abbiamo questa eccellenza, lo dobbiamo ai Marchesi Falletti di Barolo che, per primi, fecero fermentare completamente il mosto del Nebbiolo così da ottenere un vino secco, simile a prodotti della vicina Borgogna. Importante è la sua struttura a esprimere un bouquet complesso e avvolgente, capace di armonizzarsi nel tempo senza mutare le caratteristiche organolettiche.

Il Marchese Tancredi Falletti di Barolo, nel 1807 sposò la nobile francese Juliette Colbert, discendente di una antica famiglia di vinificatori della corte francese, ella, oltre che di beneficenza, si occupò di promuovere le cantine del castello di Barolo a partire dal 1845. Non secondario, fu l’appoggio di Camillo Conte di Cavour, quando fu sindaco di Grinzane, e da Vittorio Emanuele II di Savoia, quest’ultimo ne fu talmente conquistato che alcuni anni dopo, acquistò la tenuta di Fontanafredda a Serralunga d’Alba e Re Carlo Alberto si impossessò della tenuta di Verduno; tutti e due avviarono una personale produzione.

Oggi il Barolo è vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita con delimitazione che risale al 1933 e comprende undici comuni della Provincia “granda” con una produzione che supera i 150 mila quintali.

Particolarità importante è che, sebbene i comuni siano molto vicini , attaccati tra loro, esistono differenze organolettiche che diventano veri e propri Cru con differenti terroir e microclimi, grazie alle esposizioni dei vigneti obbligati a sud, sud-est, sud-ovest, ma soprattutto ai differenti suoli : da argillosi a sabbiosi ,capaci di esprimere vini da più strutturati a tannini morbidi, a fruttati e floreali di grande eleganza

Se da Alba percorriamo la strada che dal Gallo si arriva all’antico feudo dei Falletti, abbiamo sulla destra le colline che da La Morra arrivano a Barolo, mentre sulla sinistra, quelle che da Serralunga, per Castiglion Falletto, vanno a Monforte. A grandi linee possiamo definire i vini delle colline di destra come Barolo di struttura più agile, di maturazione più veloce e dai profumi immediati, mentre gli altri si prestano a maggior invecchiamento, sono vini più complessi, pieni e robusti.

Vorrei ricordare alcuni produttori e cantine storiche, i loro vini eccellenti, che fanno la storia del Barolo :

Cordero di Montezemolo, La Morra Barolo Monfalletto, antica famiglia, vini aristocratici e moderni allo stesso tempo.

Renato Ratti , Annunziata. Barolo Rocche Marcenasco. Ratti, oltre a produrre vini di indubbia classe, è stato l’uomo che più ha fatto per il Piemonte vitivinicolo. Tutti noi gli siamo immensamente debitori

Prunotto, Alba. Barolo Cannubi. Un grazie a Beppe Colla, già presidente del Consorzio del Barolo e del Barbaresco e deux ex machina della Prunotto

Vietti, Castiglione Falletto. Barolo. Oltre che grandi vini , una bella immagine con etichette di Gianni Gallo

Ceretto, Alba. Barolo Brunate. I fratelli Bruno e Marcello sono noti come nuova espressione del Barolo, moderno , con uso anche di piccole botti.

Elio Altare, Annunziata. Barolo Alborina. Viticultore molto impegnato che non raccoglie più di 60 quintali di uva nebbiolo per ettaro… e i risultati sono sempre eccellenti

Francesco Rinaldi, Alba. Barolo Cannubio. Cantina storica ad alti livelli con vino da bouquet ampio, etereo, gusto pieno, profondo.

Fratelli Oddero, Santa Maria.Barolo. I fratelli Giacomo e Luigi sono riusciti in molte annate a produrre vino pieno e complesso con profumi di terra e funginei.

Clerico, Monforte d’Alba. Barolo Ciabot Mentin Ginestra. Vino normalmente molto fruttato , di ciliegie e fragola, di beva fresca ad accattivante.

Aldo Conterno, Monforte d’Alba. Barolo Bussia Soprana. Grandissimo Barolo che necessità di lunghe evoluzioni nel tempo per raggiungere l’armonia e la fama che lo circonda.

Per quanto mi riguarda ho la fortuna di partecipare da qualche anno , da Veterano Sommelier ed Enogastronomo rappresentare la regione Marche a “ Collisioni a Barolo “ , affascinante manifestazione che ha come partner l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini con il quale collaboro.

Due regioni : Piemonte e Marche possiedono una gemma ipogea come il Tartufo Bianco Pregiato , Tuber Magnatum Pico , rispettivamente Alba ed Acqualagna, vere capitali di questo tubero pregiatissimo che permette oltre un enorme beneficio economico – commerciale- turistico, una cucina con preparazioni di altissimo valore.

Vero è che il Tartufo Bianco pregiato, per esprimere la sua fragranza aromatica, ha bisogno di preparazioni con presenza di grassi animali e dunque capisco e condivido , a Barolo , ad Alba e tutte le Langhe l’abbinamento tartufo e carne di Fassona Piemontese, capisco l’armonia che crea il connubio con il vino Barolo, con i suoi profumi di viole, di rose, lillà, piccoli frutti di bosco, fragolina selvatica, resina, tamarindo; con palato vellutato, quasi agrumato e tannini mai aggressivi e ritorni balsamici.

Ma capisco e rispondo con il suono delle “nostre campane” , la Regione Marche , con il vino da anni come bianco fermo più premiato d’Italia da tutte le guide del settore : Il Verdicchio.

Il Tartufo Bianco Pregiato di Acqualagna e delle Marche, esprime il suo profumo con preparazioni sempre con contenuto di grasso animale ma qui si parla di Pasta all’uovo, di latte e i suoi derivati come fonduta di formaggio Casciotta d’Urbino Dop e Formaggio di Fossa di Sogliano Dop o formaggio a latte crudo dei Sibillini, ma anche una fumante frittata .

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi o Matelica specie se Riserva, ha la capacità di armonizzare e esaltare tali preparazioni con caratteristiche organolettiche che esprimono ricami speziati, sentori di nespola, cedro, miele, eucalipto, calendula, pietra focaia, mandorla tostata, salmastro. Al palato note gliceriche avvolgono la sensazione fresco sapida con lungo finale piacevolmente ammandorlato.

Sarebbe molto interessante un incontro tra Regioni che esprimono il meglio della loro gastronomia e della loro enologia……….ma forse ho divagato , ritorniamo al “ Re dei vini, il vino dei Re”.

Il Barolo ha oggi la sua collocazione di sempre, quella dei grandissimi vini. Un segno che il trono non vacilla e un nome per finire, che viene dal Re del Barbaresco : Angelo Gaja.

Uomo che ha scritto un ulteriore capitolo di successo di Barolo e Barbaresco, che ha riscoperto, valorizzato la tradizione del vino Italiano.

 

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