Un galeone che veleggia nel mondo del gusto

Viaggiare con passione, ricerca ed artigianalità, da quasi 20 anni, verso orizzonti di gusto, dove la tecnica è solo un ingrediente: questo è lo stile di vita di Marco Vegliò, chef titolare del ristorante “Il Galeone” di Fano.

Affabile, stimolante e con una luce brillante negli occhi, Marco fin da piccolo giocava a fare il pasticcere assieme alla nonna, per poi decidere di fare di pentole, coperchi ed ingredienti, la sua vita: prima andando a studiare all’alberghiero e poi costruendosi con le sue mani, la sua strada. Sicuramente ci sono state onde alte da superare, soprattutto nei primi anni, ma anche grazie all’aiuto di mamma Rosanna, questo vascello del gusto, ha saputo affermarsi con autorevolezza, nel panorama della ristorazione fanese.

Ci troviamo, infatti, a pochi km da Pesaro e a pochi decine di metri dal mare: proprio da qui bisogna partire. “Noi siamo al mare e quindi tutto inizia da qui – ci spiega lo chef, che aggiunge – Noi siamo trasformatori, ma la parte fondamentale è quella della materia prima. Ho una rete di amici produttori, senza i quali sarebbe difficile fare questo lavoro. Solo laddove in loco non riusciamo a trovare condizioni perfette o i prodotti che ci servono, allora ci spostiamo.”

Un legame forte con il mare e con la sua terra, quello che ritroviamo nei piatti realizzati da Marco: piatti da ricordare e che riflettono alla perfezione chi li prepara. “La mia cucina sono io ed è giusto che sia così, perché ogni chef si porta dietro un bagaglio di esperienze unico e dà un indirizzo preciso nel suo modo di lavorare”, afferma con perentorietà lo chef.

Il suo approccio è ambizioso e lo porta a non volersi accontentare mai, oltre che a scegliere prodotti che siano rispettosi dell’ambiente: questa è l’essenza di Marco Vegliò che, ad esempio, ci spiega di non usare il tonno rosso, una specie in via d’estinzione da queste parti. “L’artigianalità, inoltre, ha ovviamente il suo peso – ci spiega lo chef – dato che ogni ricetta va comunque fatta con le mani e gli stati d’animo incidono”.

Così come incidono i grandi maestri incrociati lungo il cammino: da Sandro Panaroni, albergatore e primo mentore – “un uomo che mi ha insegnato tante cose, si è fatto da solo e mi ha fatto capire come approcciarmi al mercato del pesce” – a quella che è stata la prima esperienza importante a livello di ristorazione, a Dublino, presso l’Écrivain di chef Barry Clark, una stella Michelin, “il passaggio da una cena ad una esperienza”.

La cucina è innovazione e Marco è uno che vuole innovare e ha tanta voglia di fare; il suo ristorante conta 55 coperti e ben 400 vini in lista. “Il vino è sempre stata una mia passione e ho curato personalmente la mia carta con una quarantina di etichette di Verdicchio e diverse annate”, afferma con orgoglio lo chef che vede nel Verdicchio proprio il vino rappresentativo di un’intera Regione e dei suoi abitanti. Le Marche: una terra da valorizzare, a cominciare dalle persone che per prime devono rimboccarsi le maniche e lavorare con unione di intenti.

La rotta è tracciata: saliamo tutti a bordo del Galeone e prepariamoci ad un viaggio di gusti nel gusto e di sapori nel sapore, insieme a Marco e alla sua brigata. All’arrembaggio!!

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