“Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna”.Così parlava di questo angolo di paradiso il grande Gabriel García Márquez soprannominato Gabo, scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Un’ Isola dai mille colori, dalle mille sfaccettature che ricalca una storia e una leggenda insieme e dove si stratificano secoli di storia, cultura e arte; come una cattedrale gotica e romanica insieme che in sè reca diversi stili e che nelle sue colonne portanti affida il racconto di sè. Dal greco “Patelareas – cioè “piatto, padella” l’Isola ha in sè un a storia di 5000 anni, e oggi in provincia di Trapani, stende la sua immagine come una donna antica ma con sembianze moderne; sovrapposizioni, addensamenti, proprio come la cucina del giovane Chef Salvatore Bottaro, oggi titolare del ristorante Zabib, una culla del mare, un suo biglietto da visita, il capitello della sua esistenza.
Un ristorante che arriva come giusto riconoscimento di un mestiere, che pur con un laurea in lettere moderne, sulla tradizione culinaria dell’isola su sfondo antropologico, aveva anche nel suo sapere il suo perché.
Perché per Salvatore la cucina è arte, è sole e sorriso e tradizione e tutto ciò che devi conoscere se sei ben radicato nella tua terra e che deve poi magistralmente trasmettere agli altri; un oratore di altri tempi con come scritti i suoi piatti, e come calamai i suoi ingredienti, un trionfo di sapere e sapore dove la differenza è impercettibile.
Oggi nel suo ristorante con 60 coperti, Salvatore culla l’ospite con piatti ad hoc ben studiati e preparati magistralmente non tralasciando mai sia il mare sia la terra, come la murena e bottarga di tonno con crema di cipolla al vino rosso, o ancora spaghetti aglio, olio e peperoncino accompagnati da un pregiato crudo di cernia bruna, tutti piatti dalle povere radici ma ricchi al loro interno, piatti tutti che rivivono nelle sue mani, nelle nostri menti, e che infine ci avvolgono come il Bacio Pantesco dolce ad hoc tipico, ovvero frittelle farcite che si toccano e si baciano.
Per lo Chef Salvatore che deve molto alla sua terra, a suo padre Andrea anche lui Cuoco, ai suoi studi, ai corsi praticati, a luoghi visitati, al soggiorno a Palermo, il suo secondo amore, che a 24 già gestiva una cucina in proprio, la cucina è emozione e ricordo, fissare un attimo, raccogliere del finocchietto o della cicoria selvatica e far assaporare ai suoi ospiti degli odori e dei profumi che solo il passato regala al presente.
Nella sua infanzia quei profumi sono rimbalzati con prepotenza nel suo presente, fanno da eco al suo futuro, e tracciano delle linee di storia e arte per sempre; oggi nella sua vita professionale e personale non vi è più il Salvatore schivo e introverso, che timidamente si affacciava nel mondo della cucina ma vi è un uomo un imprenditore che ogni giorno sorride alla sua isola, ai suoi colori, al suo mare e che sorridendo si emoziona e fa emozionare con il battello della sua cucina, della sua maestria e della sua professionalità.
Un professionalità dispiegata negli anni, perfezionatosi incessantemente e che vede in Zabib, nel suo ristorante un sogno molte volte inseguito, dove l’ospite rimane piacevolmente sbalordito, per la cucina, per lo studio e per la conoscenza che mostra di possedere e che affida ai suoi piatti il compito di decantare e a noi infine di navigare, nel mare magnum di Pantelleria.