Mario Di Dato e ‘O Sarracino, quando la cucina “fusion” unisce Campania e Lazio

“È malandrino, è tentatore, si ‘o guardate ve fa’ ‘nnammura’!” recita la famosa canzone napoletana ‘O Sarracino. Beh, il verso resta valido anche se a tentarvi non è una persona in carne ed ossa, ma un ristorante, con tutte le sue bontà: ‘O Sarracino di Viterbo, il cui patron ed executive chef è il nocerino d’origine e laziale d’adozione Mario Di Dato.

Aperto dal 2015, è ormai un punto di riferimento in tutta la Tuscia per chi voglia gustare i piatti della tradizione campana, specialmente partenopea, ed essere certo dell’alta qualità dei prodotti e della cucina. Pizza, primi e secondi di pesce, preparati con ingredienti DOP che arrivano dai migliori produttori originali: pomodori rossi e datterini gialli, mozzarella vaccina e di bufala, olio d’oliva che viene selezionato dalle migliori aziende della zona a rotazione, farine speciali che danno vita a serate tematiche. D’altronde, non è a caso che il Gambero Rosso abbia segnalato il ristorante ‘O Sarracino nelle sue guide.

Dietro tanto successo, non c’è un colpo di fortuna, ma tanto lavoro, soprattutto del suo titolare.

Mario Di Dato riceve un vero e proprio “imprinting” alla cucina fin da bambino, essendo figlio di pasticcieri. Si diploma così presso l’istituto alberghiero della sua città e inizia subito una lunga gavetta in giro per l’Italia per seguire la sua passione. Capri e la Costiera Amalfitana, con i loro prodotti di mare e i profumi degli agrumi; il Trentino e l’Emilia Romagna, con le carni e i condimenti saporiti; Roma, con la sua delineata tradizione culinaria: Di Dato ha raccolto tutto nel suo bagaglio esperienziale e ha fatto suoi segreti e spunti, e diventando man mano negli anni aiuto cuoco e poi secondo e primo chef, in ristoranti di altissimo livello sparsi in tutto lo Stivale, fino alla svolta, alla decisione di essere il patron di un posto tutto suo. Dopo un’esperienza durata un quinquennio con l’Osteria Sciuè Sciuè nella Capitale, arriva la voglia della tranquillità della provincia. Resta catturato, durante una semplice gita, dalla bellezza del borgo di Viterbo e da quanto abbia da offrire, anche in materia di gastronomia. Infatti, nonostante ‘O Sarracino abbia la sua conclamata vocazione al territorio della Campania, Di Dato non manca mai di includere nelle sue proposte le eccellenze della zona, come le nocciole (egli stesso ha rilevato un noccioleto annesso al ristorante), i vini o i formaggi: «La missione che mi sono dato è quella di mantenere fede al mio Dna, dunque la cucina che offriamo è riconoscibilmente campana, ma è giusto, ed etico, dare risalto ai prodotti del luogo che mi ospita e che ormai è diventato casa mia. Possiamo dire che ormai quella del Sarracino è una cucina “fusion”».

Resta da aggiungere che, a dispetto di un nome che rimanda ad un protagonista sbruffone, una delle maggiori qualità di Di Dato resta l’umiltà: «Siamo un piccolo ristorante che cerca di fare grandi cose», dice, con quel plurale che include il suo staff, sempre a lavoro con il sorriso.

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