Fratelli di Pizza, fratelli di sangue.

Nascere, e indossare una pelle che sai che ti apparterà per sempre, perché quella pelle è tua, deriva dalla tua famiglia e ti accompagnerà per tutto il tragitto della tua vita, è come tracciare su una tovaglia bianca delle scritte che recano così: “1958, Pasquale e la sua famiglia”.

Questa pelle, questa tovaglia, Mario Stasio, l’ha disegnata sul tavolo della sua cucina, della sua professione, essendo oggi Chef del locale Fratelli di Pizza insieme con il fratello Salvatore.

I primi merletti di questa stoffa erano già in embrione nel 1958, dal papà Pasquale chef che per lavoro parte in Sud africa un continente che da solo attrae per la sua povera verginità e la sua arida bellezza, proprio come la tavola di casa che poi improvvisamente si abbellisce. Il grande poeta romano Plinio il Vecchio diceva:” dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo”.Quel nuovo che Pasquale ha portato a Johannesburg, dove poi è nato il fratello di Mario Salvatore, e dove ha condotto la sua famiglia in un mondo in cui c’è solo da apprendere e tanto da restituire.

Dopo l’istituto tecnico Mario lascia la scuola, torna nella sua amata Napoli, culla di sapori e storia, e intraprende finalmente la sua amata professione, quella di chef, avendo come maestro di studio, di formazione, di metodo il padre.

La tovaglia passa da padre in figlio, la professione continua, ma con nuova stoffa, nuova linfa, la cucina di Mario è creativa, innovativa, pensata nel mondo futuro, ma che nello stesso tempo fa sentire a casa l’ospite, mai trascurato e sempre coccolato.

Oggi il suo locale con il fratello Salvatore  con i suoi 140 coperti è la sua seconda casa, la sua seconda famiglia, un luogo dove sprigionare il suo estro e dove avvolgere anche la tovaglia, al principio per poi dispiegarla nuovamente.

Mario ha viaggiato tanto, e questo c’è nella sua cucina, ha appreso tanto, ha avuto diversi locali, anche al Vomero a Napoli, ha intessuto varie amicizie e collaborazioni tanto che oggi  fa parte del gruppo di Paco Linus GPN con cui ha vinto un concorso campione del mondo pizza nell’ottobre 2019, avendo l’onore anche di conoscere sua Santità il Pontefice.

Una tovaglia quella di Mario che non è stata sempre liscia, ha avuto le sue grinze, si è macchiata nel momento i cui solo per stanchezza si è deciso di lasciare la divisa per intraprende altro nel mondo della profumeria; ma l’essenza del mare, di quella tovaglia di casa, della cucina, dello spaghettone allo scoglio piuttosto che dello spaghettone di Gragnano ai due caci e molto altro, sono colori tornati con forza e come delle voci hanno solo gridato: “non mollare”.

Oggi Mario non ha mollato, ha ripreso dove si era interrotto, con suo fratello ha fatto nascere la sua Araba Fenice, e oggi nei suoi progetti vi è tanta voglia di fare, e di far imparare ad altri il suo mestiere ricco di studio, dedizione e sacrificio.

La tovaglia ora è stesa, i piatti distribuiti, le persone sedute: la cena si può servire.

I commensali di Mario e Salvatore oggi sono dei piatti ad hoc, un servizio ad hoc e tanta tanta creatività; seduto anche se ormai non fisicamente con il corpo c’è papà Pasquale che strizza un occhio e passa a loro il tovagliolo della sua esperienza, e del suo calore.

 

 

 

 

 

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