Il Circolo dell’olio a Roma, l’Eldorado non è una leggenda

Cosa accade quando degli amici dalla personalità poliedrica che hanno collezionato lauree, competenze, esperienze di vario genere decidono di imbarcarsi in un’avventura insieme? Succede che scoprono un tesoro e ne rendono partecipi i loro ospiti senza riserva alcuna. Così l’attore, regista, scenografo Bruno Colella, insieme ad Alfredo Boscolo scrittore e docente universitario di storia contemporanea, da anni impegnato nella gestione del proprio ristorante a Varsavia, il musicista Tony Esposito,i coniugi avvocati Trevisan, riescono ad dare alla luce nella capitale ad un bistrot dove in un’atmosfera familiare, si possono degustare vari oli e acquistarne e godere della musica live. A proposito il pianoforte nel salottino è stato accordato benissimo, se ne è sincerato Eugenio Bennato, in un
a di quelle serate dove gli amici vengono a fare un saluto ai padroni di casa. Non è insolito vedere seduti comodamente nelle poltroncine Nino Frassica che si intrattiene con Franco Nero ,Lina Sastri,o altri frequentatori abituali come Rocco Papaleo,Giovanni Veronesi,Riccardo Scamarcio .L’entourage vip celebrity è assicurato dalle professionalità dei padroni di casa,dalla briosa accoglienza di Edoardo Di Veroli direttore di sala e da Eleonora Salvadori Manager .Qui al Circolo dell’olio si sta tutti insieme all’insegna della buona tavola, assaporando i piatti tradizionali della cucina dello chef Mattia Bartolini. Al Circolo la napoletanità estrosa di Colella, si fonde all’istrionicità veneziana di Boscolo ,esaltate ed accordate dall’amatriciano chef Bartolini. Un giro d’Italia reso internazionale dalla vocazione poliglotta, multiculturale e razziale del Circolo, dove le tre grandi C sono di casa: Cultura, Cibo, Cuore. Tre sono le grandi passioni di Mattia: le ostriche, la burrata e la carne che riesce ad esaltare in abbinamento agli oli pregiati più indicati. Indiscusso il suo talento vulcanico. Il giovane 32enne ne ha fatta di strada da quel lontano 2005, quando si impegnò nel suo primo stage al Parco dei Principi con lo chef Gianfranco Calidonna. Poi la formazione ed il lavoro di commis di cucina al Mirabelle, fino alla svolta: l’incontro con quello che sarebbe divenuto da lì a breve il suo mentore: Bruno Borghesi. E sotto la guida del mentore inizia a lavorare in una cucina dopo l’altra, arricchendo il suo curriculum ed acquisendo nuove competenze. Nel 2010 è capopartita agli antipasti, poi ai secondi Al Ceppo, fa esperienza accanto allo chef Beck al La Pergola, fino all’apertura di Rosso con l’amico e collega Matteo Chiappini. In seguito lavora all’Hotel Terme di Saturnia e all’Imago insieme allo chef Francesco Apreda dove rimane folgorato dalla contaminazione orientale ed inizia a nutrire il desiderio di creare un suo stile personale, forte delle molteplici ed eclettiche esperienze che lo hanno forgiato. Dopo la parentesi del terremoto di Amatrice dove dà il proprio contributo ai concittadini, si ritrova maturato, ancora una volta accanto allo chef Gianfranco Calidonna ed in seguito collabora con lo chef Antonio Martucci, seguendolo fino alla riapertura del ristorante Les Etoiles. Poi il black out pandemico ed ora la chiamata al Circolo dell’olio, un salotto culturale in pieno fermento, dove il suo menu semplice e rigoroso basato sulle qualità, freschezza, stagionalità degli ingredienti si esalta nell’incontro virtuoso con l’oro regionale ed internazionale. Nascono così dall’estro creativo e dall’emozione di un istante, i binomi di gusto dello chef Bartolini. I profumi dei pesti genovesi e trapanesi, le cremosità delle zuppe dell’Italia centrale, le caponate siciliane e gli stufati di verdura marchigiani, le bruschette e le farinate, il baccalà alla vicentina, e i brodetti di pesce fresco, gli spaghetti alle vongole e le focacce, i macchi e i fagioli al fiasco, l’oca in onto e i capuliati, tutto questo ben di dio esaltato con il sale importato dalla Sicilia, le erbe aromatiche, i vari tipi di pepe ed un aceto prodotto nelle apposite acetiere di terracotta come si faceva una volta, secondo un vetusto metodo tradizionale ormai dimenticato.

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