Il cioccolato del Re: Il viaggio di Moriondo e Gariglio attraverso i secoli e le generazioni

Nascosta tra i vicoli senza tempo di Roma, avvolta dal profumo avvolgente del cacao, si cela un luogo dove il passato non è mai svanito: Moriondo e Gariglio, una cioccolateria che non è solo un negozio, ma un rifugio dell’anima, un tempio dedicato alla dolcezza e alla tradizione. Varcare la soglia di questa bottega, schermata da eleganti tende di seta rossa, significa immergersi in un mondo dove il tempo rallenta, dove ogni pralina racconta una storia e dove il cioccolato non è solo un piacere, ma una forma d’arte.

Qui, nel cuore della città eterna, ogni dettaglio sussurra di un’epoca in cui l’eleganza e la cura erano le vere coprotagoniste insieme alle tecniche più raffinate dell’arte cioccolatiera. Le vetrine, quasi timide nel proteggere i loro tesori, si aprono solo al momento giusto, rivelando creazioni che sembrano rubate a un sogno: praline perfette, marron glacé scintillanti e tavolette di cioccolato che portano con sé il sapore di terre lontane. Eppure, il vero gioiello di questa cioccolateria non è solo il cioccolato, ma la storia che la attraversa, una narrazione di tradizione, resilienza e passione, intrecciata indissolubilmente con la figura di una donna straordinaria: Piera Minelli.

 

Le origini di Moriondo e Gariglio risalgono al 1850, quando Agostino Moriondo fondò a Torino una fabbrica di cioccolato destinata a lasciare un segno indelebile nella tradizione dolciaria italiana. Il successo fu immediato, tanto da diventare fornitori ufficiali della casa reale sabauda. Ma la crescita richiedeva investimenti, e così Moriondo si rivolse allo zio per un prestito. L’accordo prevedeva una condizione: includere nella società il cugino Francesco Gariglio. Da questa collaborazione nacque un sodalizio che univa visione imprenditoriale e maestria artigianale, dando vita al marchio che oggi conosciamo.

Con il trasferimento della famiglia reale a Roma, in seguito alla Breccia di Porta Pia, anche la cioccolateria seguì il loro illustre cliente, aprendo una sede nella prestigiosa via del Corso. Qui, il marchio consolidò la propria reputazione, servendo non solo i Savoia ma anche l’élite romana e internazionale. Fu un’epoca di grande fermento per l’attività, che non smise mai di evolversi pur restando fedele alle proprie origini.

 

A questa fase pionieristica si intreccia la figura di Carlo Enrico Cuniberti, maestro cioccolatiere torinese che, subentrando alla guida dell’attività negli anni Trenta, arricchì la tradizione con nuove creazioni destinate a diventare iconiche. Tra queste spiccano le “stelle oro”, praline incartate in fogli dorati, concepite inizialmente come prelibatezze natalizie. Le ricette di Cuniberti, caratterizzate da un uso essenziale di ingredienti di altissima qualità, sono state custodite gelosamente e tramandate fino a oggi, senza mai cedere alle lusinghe della modernità industriale.

Nel 1943 l’appena dodicenne Marcello Proietti iniziò a lavorare alla cioccolateria come garzone, diventando poi degno allievo del maestro Cuniberti, il quale, senza eredi, tramandò a Marcello non solo la tecnica, ma anche la filosofia: un cioccolato puro, senza additivi, che esaltasse gli ingredienti nella loro semplicità.

 

 

Eppure, quando si pensa a Moriondo e Gariglio, non si può fare a meno di evocare il nome di Piera Minelli, una donna che non solo ha contribuito a scrivere i capitoli più importanti della storia della cioccolateria, ma l’ha trasformata in un simbolo di resilienza e tradizione. La sua avventura inizia nel 1965, quando, a sedici anni, entra a lavorare nella bottega come apprendista. All’epoca, la cioccolateria era sotto la guida di Marcello Proietti, custode delle ricette segrete del maestro Cuniberti.

 

Per Piera, la cioccolateria divenne molto più che un luogo di lavoro. Giorno dopo giorno, imparò i segreti di un mestiere antico, l’arte della pralineria, della lavorazione dei marron glacé, e la cura meticolosa che Cuniberti aveva insegnato a Marcello. Con il tempo, Piera e Marcello unirono non solo le loro competenze, ma anche le loro vite, trasformando la passione comune per il cioccolato in un progetto familiare. La loro sintonia era palpabile: Marcello, con il suo rigore tecnico, e Piera, con il suo tocco creativo, diedero un nuovo slancio a Moriondo e Gariglio, mantenendo viva la tradizione ma innovando con grazia.

 

Tuttavia, gli anni Settanta portarono sfide inattese. La storica sede di via del Corso, che aveva ospitato la cioccolateria sin dal suo arrivo a Roma, dovette essere abbandonata quando la proprietaria decise di vendere il locale. Fu un momento di grande difficoltà, che avrebbe potuto segnare la fine dell’attività. Ma Piera, con la sua determinazione e il supporto dei clienti più affezionati, rifiutò di arrendersi. Tra questi, una figura chiave fu la contessa Isabella Colonna, cliente devota che ogni settimana acquistava i cioccolatini per animare i suoi salotti di bridge. Saputo delle difficoltà della famiglia, la contessa si adoperò per trovare una nuova sistemazione, offrendo loro uno spazio in via della Pilotta, sotto il giardino del Palazzo Colonna.

Il nuovo locale era piccolo, angusto, e le infiltrazioni d’acqua rendevano il lavoro complicato. Eppure, Piera e Marcello non si lasciarono scoraggiare. Continuarono a produrre cioccolato con la stessa passione di sempre, spesso lavorando da casa, con il piccolo Attilio, loro figlio, accanto alla culla nel laboratorio. Era una vita di sacrifici, ma anche di dedizione assoluta a un’arte che Piera considerava non solo un mestiere, ma una missione.

 

Finalmente, nel 1992, l’attività trovò una nuova casa in via del Piè di Marmo, dove la cioccolateria continua a risplendere come un gioiello incastonato nella Roma storica. Qui, Piera, con il suo sorriso e la sua innata eleganza, è diventata una figura iconica, accogliendo ogni cliente con grazia e raccontando, attraverso i cioccolatini, la storia di una tradizione che non ha mai ceduto al tempo.

Il figlio Attilio, cresciuto tra l’aroma del cacao e il ritmo incessante del laboratorio, è oggi il maestro cioccolatiere che porta avanti l’eredità familiare. Insieme alla moglie Silvia, continua a rispettare le antiche ricette tramandate da Cuniberti, mantenendo intatti quei sapori autentici che hanno reso Moriondo e Gariglio un’istituzione.

 

 

Le creazioni sono un trionfo di tradizione e maestria. Tra le specialità più amate si trovano i “kri kri”, praline di gianduia e rum ricoperte di granella di nocciole, gli alchechengi al cioccolato con la foglia attaccata, le scorzette di limone avvolte in cioccolato fondente, i cioccolatini menta Milano con cristalli di menta e il marchio impresso in superficie, e i leggendari marron glacé, preparati con castagne piemontesi e conservati in sciroppi profumati. Ogni prodotto, dalle praline alle tavolette di cioccolato, è realizzato con una miscela esclusiva di cacao proveniente dal Centro e Sud America, lavorato senza l’uso di conservanti, nel rispetto delle antiche ricette.

Durante le festività, il laboratorio si trasforma in un’officina creativa: le uova di Pasqua personalizzate e i torroni natalizi non sono solo dolci, ma vere opere d’arte. La cioccolata calda, servita densa e fumante da un antico samovar, è un rito immancabile per chi visita il negozio in inverno.

 

Oggi, la storia della famiglia Proietti si intreccia con quella dei clienti che tornano di generazione in generazione, certi di trovare non solo eccellenza, ma anche un legame indissolubile con un passato fatto di passione e autenticità.

Piera Minelli rimane il cuore pulsante della cioccolateria, una donna che ha trasformato ogni difficoltà in opportunità, che ha resistito alla pressione del mercato moderno e che ha saputo fare di Moriondo e Gariglio non solo un luogo di sapori, ma un vero e proprio monumento alla dolcezza. Quando parla, dietro il bancone, con il tono rassicurante di chi conosce ogni segreto del suo mestiere, è impossibile non essere conquistati dalla forza della sua storia, dal profumo del cioccolato e dalla magia di un luogo che sembra appartenere a un tempo sospeso.

 

Da Torino a Roma, attraverso dinastie e rivoluzioni, la storia di questa cioccolateria è una sinfonia di sapori e memorie, un’eredità che vive in ogni angolo di questo luogo magico. Entrare qui non significa solo acquistare del cioccolato, ma toccare con mano un frammento di storia, un legame intimo con un passato che ha saputo resistere alle insidie del tempo, mantenendo intatta la sua essenza più autentica.

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