Gerardo Giuratrabocchetti era appena un bambino quando, curiosando nella vigna del nonno, lo trovò chino accanto ad un tralcio. L’uomo si voltò verso il nipote e gli disse «Ti chiami come me. Per questo, le mie vigne ti apparterranno».
Sono passati oltre trent’anni da quel giorno e quel bambino è diventato l’amministratore delle Cantine del Notaio, splendida azienda vitivinicola di Rionero in Vulture, nata un chicco alla volta, da quelle vigne che sono, contemporaneamente, le radici a cui tornare e il trampolino da cui esplorare nuovi mondi. D’altronde, il “notaio” è l’anello di congiunzione dei due Gerardo: figlio dell’uno e padre dell’altro, a dimostrazione che la vera eredità che l’azienda tramanda è quella dei buoni valori, della famiglia, dell’amore per le cose fatte bene perché siano condivise. Ed è sempre grazie ad un membro della famiglia, la manager Marcella Libutti, moglie di Gerardo jr, che il progetto delle cantine prende corpo. I due coniugi, infatti, raccolgono la sfida di valorizzare l’Aglianico del Vulture coltivato nelle loro vigne, restituendo dignità ad una tradizione antica e, contemporaneamente, mettendosi alla prova con tecniche di produzione innovative nel rispetto dei criteri biologici e biodinamici. La particolare combinazione di temperature che si trovano nella zona, con forti escursioni termiche estive e temperature molto alte d’estate, unita alla presenza del tufo vulcanico nel suolo che funge da naturale riserva d’acqua durante i periodi di siccità, rende l’Aglianico del Vulture un vitigno dall’enorme potenziale, già amato e apprezzato dai tempi in cui il Sud Italia coincideva con la Magna Grecia.
Fondamentale è la collaborazione che viene avviata con il Professor Luigi Moio, ordinario di Enologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con il quale si approfondisce la ricerca sulle potenzialità enologiche di questo vitigno, il più importante del Sud Italia, «austero e generoso al tempo stesso e capace di regalare vini dalla straordinaria personalità».
Oggi, l’azienda dispone di circa 40 ettari suddivisi in aree particolarmente vocate (cosiddette prime zone) di 5 comuni del Vulture (Maschito, Ripacandida, Ginestra, Rionero in Vulture e Barile). Alcune vigne vantano oltre un secolo d’età e altrettanto straordinarie sono le condizioni di affinamento dei vini in antiche grotte di tufo del 1600, appartenute ai Padri Francescani, che si sviluppano su circa 1.500 mq di spazi sotterranei, garantendo un’umidità molto elevata e costante tutto l’anno. La produzione è costituita da 16 vini diversi di cui 14 a base di Aglianico del Vulture e gli altri con vitigni quali Moscato, Malvasia, Chardonnay, Fiano e Sauvignon. I nomi dei vini richiamano tutti le attività dell’universo notarile: L’Atto, Il Repertorio, La Firma, Il Sigillo e Il Lascito sono i rossi; La Scrittura è il rosato, mentre Il Rogito è il rossato; Il Preliminare, La Raccolta e La Parcella sono i bianchi; Il Passaggio è lo spumante metodo charmat, mentre La Stipula Bianca Brut e La Stipula Rosé sono gli spumanti millesimati metodo classico; Il Protesto è il vino frizzante rosso; La Postilla è lo spumante dolce di Moscato e L’Autentica è il vino passito di Moscato e Malvasia.
È bastato poco perché anche fuori dai confini del Vulture ci si accorgesse della bontà dei prodotti del Notaio: ben 43 i premi aziendali e 667 i premi ai prodotti raccolti in questi anni di attività, che fanno delle Cantine del Notaio un gioiello della viticoltura lucana, meridionale e italiana.