Le verità inconfutabili sulla truffa del debito italiano che i media mainstream non ti racconterebbero mai.

Mai prima d’ora si era delineato in maniera così evidente lo scontro tra il popolo e le èlite finanziarie, il primo rappresentato dal Governo gialloverde ed il secondo dai tecnocrati e dalle istituzioni europee. I media mainstream sono stati costretti, in questo scontro, a gettare definitivamente la maschera mostrandosi come il braccio “armato” al soldo dell’ordoliberismo e degli illegittimi sinarchi europei.

Così hanno coniato alcuni mantra da recitare in nome e per conto del Dio Mercato. Non importa che le loro tesi siano palesemente smentite dai dati reali, tanto quelli li conoscono in pochi e ci vuole un forte spirito critico per credere in qualcosa che “non lo abbia detto la televisione”.

Allora proviamo insieme a capire cosa dicono televisioni e giornali, anzi cosa vogliono che venga detto coloro che televisioni e giornali li finanziano.

Il mantra recita più o meno così:  Rendiamo grazie a Mario Draghi.

La realtà è, invece, ben diversa. Anche se capisco che non tutti sono disposti a spegnere per qualche ora la tv per aprire qualche grafico di economia. Per questo abbiamo voluto farlo noi al posto vostro e ora vi invitiamo a deglutire la pillola rossa ossia quella che secondo il film Matrix è in grado di mostrarvi quanto differente può essere la realtà rispetto a quello che ci raccontano coloro che hanno interessi a tenerci schiavi inconsapevoli.

Il debito pubblico italiano non è cresciuto con il crescere della spesa bensì con il crescere degli interessi sul debito. L’avanzo primario (differenza tra tutte le spese e tutte le entrate di uno Stato) che l’Italia ha realizzato negli ultimi 30 anni ci rende uno dei paesi più virtuosi in Europa. Ma quel segno più (+) diventa (-) quando vengono sommati gli interessi sul debito pubblico.

Dal 1982 al 2017 abbiamo pagato di soli interessi una cifra che supera l’ammontare del debito pubblico stesso. In pratica il debito pubblico italiano si è formato quasi completamente a causa degli interessi generati proprio dal debito pubblico. Un gioco di parole. Anzi un gioco delle tre carte che lo rende di fatto inestinguibile. 

Il grafico in basso (fonte Banca d’Italia) mostra proprio che l’Italia dal 1992 ad oggi è sempre stata in avanzo primario cioè ha sempre speso di meno di quello che ha incassato. Raggiungendo anche dei picchi di avanzo molto alti.

Sembrerà assurdo per i lettori che hanno sempre sentito decantare la Germania come il paese più virtuoso rispetto all’Italia considerata, invece, un PIIGS ossia un maiale. Eppure il grafico che segue ci dice il contrario. La Germania ha avuto per tanti anni un avanzo primario inferiore a quello dell’Italia soprattutto negli anni immediatamente successivi all’adozione dell’euro.

Se anche provassimo ad analizzare la spesa pubblica pro capite esclusi gli interessi sul debito, notiamo che l’Italia è stata più virtuosa della Germania, della Francia e della media dei paesi dell’Euro-zona.

La situazione si capovolge drammaticamente se analizziamo il grafico che mostra la posizione dell’Italia dopo aver pagato agli organismi finanziari gli interessi sul nostro debito pubblico. E’ solo a quel punto che l’indice negativo subisce una drastica impennata.

Dopo aver confutato la tesi del mainstream che addosserebbe alla troppa spesa pubblica la causa del debito pubblico italiano. Dimostriamo adesso che non esiste alcuna correlazione tra debito pubblico e crisi. I primi paesi ad essere stati colpiti dalla crisi nel 2008, infatti, sono stati Spagna e Irlanda (PIIGS) che avevano un debito pubblico bassissimo. Addirittura la Spagna aveva un debito pari al 39,4% del pil; l’Irlanda pari 42% mentre il Portogallo aveva un debito simile a quello delle “virtuose” Francia e Germania. Eppure questi paesi con debito pubblico così basso sono oggi quelli che insieme all’Italia formano i Piigs e che sono stati tra i primi ad essere entrati in crisi. Questo dato smentisce categoricamente l’equazione debito pubblico alto = crisi economica.

Altra bugia professata dai media mainstream è quella secondo cui lo spread alto è sinonimo del fatto che il paese sia inaffidabile per i mercati. Negli anni 80 lo spread raggiunse valori doppi a quelli del 2011. Ma eravamo considerati la quarta potenza mondiale. Negli anni 90, invece, lo spread aveva valori comparabili a quelli del 2011. Eppure nel 1995 la società di rating Standard and Poor’s assegnava al nostro Paese la famosa “tripla A” di paese estremamente affidabile come dimostrato nel grafico che segue dove vengono evidenziati gli andamenti dei tassi di interesse di Germania ed Italia ed i verde l’andamento dello spread (differenziale) tra i due paesi.

Ci hanno poi raccontato che le misure di austerity sono indispensabili per far calare il debito pubblico. Anche in questo caso i dati reali ci dicono esattamente l’opposto e dimostrano che nonostante politiche di macelleria sociale che hanno causato un drastico abbassamento della spesa pubblica in servizi e protezione sociale, con tutte le tragiche conseguenze che ne derivano e nonostante il calo senza precedenti delle spese per investimenti pubblici. Il debito pubblico nello stesso periodo è aumentato.

A questo punto non ci resta che smentire la tesi secondo cui il Governo giallo verde stia mettendo a rischio la stabilità finanziaria dell’Italia ostinandosi a tenere il deficit al 2,4% come riportato nell’ultimo DEF ( documento di economia e finanze) del Governo Conte. In realtà tutti i Governi italiani hanno promesso un rapporto deficit/pil inferiore al 2,4% ma poi si sono spinti sempre vicini al 3%. Basti analizzare i dati dal 2012 in poi se non ci vogliamo spingere troppo indietro nel tempo. Anzi quello del 2012 è emblematico perché il Governo in carica promise un deficit al 1,6%, invece, toccò addirittura il 3%. Poi è ovvio che se dobbiamo giudicare la virtuosità di un Governo dalle promesse fatte e non dai risultati ottenuti allora il discorso cambia. La prima finanziaria di Padoan nel 2015 era al 2,6% del rapporto defici/pil. Qualcuno ha sentito gridare alla catastrofe finanziaria ? Renzi promise addirittura di tenerlo al 2,9%. Negli altri paesi europei è andata anche peggio soprattutto nella “virtuosa” Francia che nel 2009 arrivò addirittura al 7,2%. Vi rendete conto di cosa accadrebbe se all’Italia concedessero, anche una sola volta, un deficit superiore al 7% ? Altro che reddito di cittadinanza avremmo tutti una casa al mare assegnata dallo Stato.

Il vero problema è che per la prima volta il Governo in carica non userà quel disavanzo per ricapitalizzare gli istituti di credito di altri paesi in crisi al fine di salvare gli interessi dei paesi egemoni in Europa (Francia e Germania) come accaduto con il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ben 60 miliardi dati ai fondi salva banche ma con un escamotage ossia scomputandoli dal rapporto deficit/pil per evitare che i vincoli imposti dal Cartello finanziario europeo rischiassero di bloccare i finanziamenti dello Stato italiano al Cartello finanziario stesso. Quindi se per finanziare le infrastrutture, gli investimenti o per intervenire in caso di calamità naturale i soldi spesi gravano sul rapporto deficit/pil. Per salvare le esposizioni finanziarie dei paesi egemoni invece il discorso cambia.

Il Governo giallo verde non userà quel deficit per creare Bond utili a salvare le banche degli amici del Cartello finanziario come accaduto con i Monti Bond al Monte dei Paschi di Siena. O per rimborsare in anticipo derivati tossici come fece Monti con la Morgan Stanley. In pratica non li userà per finanziare il Cartello finanziario speculativo ma per far ripartire la domanda interna, quella che

Monti ed i governi tecnici a seguire avevano confessato di voler annientare. Una manovra per risarcire il popolo truffato dalle banche e non per risarcire le banche truffando i popoli. Ecco perché questa manovra “non s’ha da fare” o i vari Don Abbondio della Commissione Europea sguinzaglieranno i propri “Bravi”. Quelli che in Italia hanno fatto schizzare il debito pubblico, la disoccupazione, il tasso di suicidi tra gli imprenditori ed il numero di aziende fallite.

Lo scontro è aperto. Ma questa volta il Cartello finanziario non ha i propri uomini al Governo in Italia e anche nella Tv pubblica hanno perso i posti di potere. Il momento è delicato ma estremamente positivo.

Qui o si fa l’Italia o si muore.

Approfondimenti nel libro/inchiesta La Matrix Europea di Francesco Amodeo.

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