Guerra al Governo italiano: il disavanzo pubblico è permesso solo se funzionale agli interessi del Cartello finanziario

Il nuovo campo di battaglia si chiama mercato libero, lo spread è l’ultimatum. Organizzazioni sovranazionali fungono da quartier generale; le banche speculative come droni individuano il bersaglio ed in maniera invisibile lo colpiscono seminando morte e distruzione. Non ci sono soldati che in mimetica si aggirano in fangosi campi ma colletti bianchi che in abiti scuri si riuniscono nelle asettiche stanze delle Commissioni europee e nelle sfarzose sedi dei potentati finanziari e delle multinazionali. L’esproprio militare diventa cessione di sovranità, il racket imposto alle colonie viene ora chiamato fondo salva stati. L’invasore diventa il supervisore, l’occupazione diventa il commissariamento. Salotti televisivi e giornali diventano le piazze dove provare ad esporre il nemico “populista” a testa in giù. Cosa è rimasto invariato rispetto alle guerre tradizionali? La volontà di conquistare un paese seminando povertà e distruzione ed il disprezzo verso i popoli e le democrazie per la brama di potere di pochi.

Era il 2011, periodo in cui i media, come un plotone di fuoco al servizio del Cartello finanziario europeo, avevano mitragliato con kalashnikov caricati a pallottole di spread i poveri italiani, messi spalle al muro dalla crisi economica. Oggi la storia si ripete, le nuove munizioni portano il nome di “deficit” ma il copione è lo stesso. Il segnale di aprire il fuoco è arrivato dall’alto. I media hanno cominciato a sparare all’impazzata e con sempre meno lucidità. Lo scopo: Radere al suolo la verità, occupando militarmente la coscienza degli italiani, con la strategia del terrore.

Si punta a demonizzare il rapporto deficit/pil proposto nella nuova manovra finanziaria come se quel numeretto fosse un meteorite destinato a far esplodere il paese nel prossimo futuro.

In realtà tutti i governi italiani dal 2012, come dimostrano i dati ufficiali, hanno sempre promesso un rapporto deficit/pil inferiore al 2,4% ma poi si sono spinti sempre vicini al 3% andando ben oltre le promesse fatte e ben oltre il 2,4% attualmente dichiarato dal Governo Conte. La prima finanziaria di Padoan nel 2015 era al 2,6% del rapporto defici/pil, eppure nessuno gridava alla catastrofe. La situazione europea è ben peggiore, compresa quella della “virtuosa” Francia. Ma perché allora tecnocrati europei e media hanno cominciato una tale opera di terrorismo mediatico legata a quella scelta del Governo ?

Molto semplice. Il problema è che per la prima volta il Governo non userà quel disavanzo per ricapitalizzare istituti di credito di altri paesi in crisi salvando gli interessi di Francia e Germania, non userà quel disavanzo per creare Bond per salvare le banche degli amici del Cartello; non userà quel disavanzo per il MES o per rimborsare in anticipo derivati tossici.

Allora Juncker ha ragione, se i paesi europei entrano nell’ottica che i soldi vadano spesi per gli interessi dei popoli ed in linea con i principi democratici sanciti dalla nostra originale Costituzione e non di quella da loro artatamente modificata, allora è davvero arrivata la fine dell’euro.

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