In tempo di Covid-19, Dacia Maraini, nel suo ultimo libro “Trio”, racconta della peste siciliana del 1700. Una storia di amicizia al femminile, raccontata in forma epistolare.

E’ ambientato nella Sicilia del 1743 il romanzo epistolare di Dacia Maraini “Trio”, edito da Rizzoli e in libreria dal 30 giugno. L’autrice non solo di romanzi ma anche di racconti, opere teatrali, poesie e saggi, con traduzioni in oltre venti Paesi, nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucrìa” – cui questa sua ultima opera è strettamente legata – e nel 1999 il Premio Strega con “Buio”.

“Trio” è la storia di tre amiche. Il loro legame viene da lontano e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola. E’ cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio. Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra. E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.Il ritorno di Dacia Maraini alla narrazione storica dopo “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, uno dei suoi libri più amati, è un romanzo intenso e delicato, pervaso dai colori e dagli odori della sua Sicilia, che attraverso il filtro di un passato mai così vicino parla di ognuno di noi, e di cosa può salvarci quando fuori tutto crolla.

In una recente intervista, presentando la sua ultima opera, Maraini ha spiegato che avevo raccolto tutte le informazioni sulla Sicilia del ‘700 mentre scriveva Marianna Ucria. Allora si era imbattuta sulla cronaca della epidemia di peste a Messina nell’anno 1743. Su richiesta di un piccolo editore di Bagheria, Vincenzo Drago, nel 2006, pubblicò quindi un racconto che aveva come sfondo quella peste. Poi sono passati gli anni. Ma l’attuale pandemia le ha riportato alla memoria quel racconto e così ha trasformato le emozioni che stendere quel racconto le aveva generato, trasferendole in un’opera di più ampio respiro.

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