Ci sono riconoscimenti che non si limitano a celebrare un risultato, ma che diventano la testimonianza viva di una visione, di un metodo, di un impegno costante declinato nel tempo. Giuseppe Ligotti, insignito del titolo di “Consulente HR dell’Anno — Politiche di Welfare Aziendale” ai Le Fonti Awards 2025, è uno di quei professionisti che hanno saputo coniugare strategia, empatia e innovazione per costruire modelli virtuosi all’interno delle organizzazioni. La sua non è soltanto una carriera: è un percorso di costruzione sociale, economica e culturale.
Il riconoscimento è arrivato durante la XV edizione dei Le Fonti Awards, uno degli appuntamenti più prestigiosi del panorama economico nazionale, organizzato da una community che raccoglie milioni di professionisti a livello internazionale. L’evento, celebrato il 29 maggio 2025 nella sede storica della Borsa Italiana in Piazza Affari, ha riunito alcune delle menti più influenti del panorama manageriale, giuridico e imprenditoriale nazionale e internazionale. La manifestazione non si limita alla premiazione, ma offre un momento di confronto strategico tra eccellenze italiane e internazionali, con dibattiti che spaziano dall’innovazione alla leadership, dall’evoluzione normativa alle trasformazioni del mercato del lavoro.
In questo contesto di altissimo livello, Giuseppe Ligotti è stato premiato per la sua capacità di trasformare il concetto di welfare in un motore di crescita, umana prima ancora che economica. Il riconoscimento non è che il riflesso di un lavoro profondo, quotidiano, svolto dietro le quinte di aziende di medie dimensioni, che proprio grazie a questa visione hanno trovato nuove strade per crescere in modo sostenibile.
Il cammino professionale che ha portato a questo traguardo affonda le sue radici nel controllo di gestione, dove Ligotti ha sviluppato una competenza approfondita nella razionalizzazione delle risorse aziendali. Tuttavia, con l’evolversi della sua esperienza, ha intuito che la vera sfida non consisteva esclusivamente nell’ottimizzazione dei numeri, ma nella valorizzazione del capitale umano – quella voce di bilancio che spesso rappresenta dal 65% al 79% dei costi aziendali, eppure frequentemente trascurata nella sua dimensione strategica.
La metodologia che ha reso Ligotti un punto di riferimento nel settore parte da interrogativi strategici fondamentali che ogni impresa dovrebbe porsi: quale impatto economico ha realmente la gestione del personale? Dove si nascondono le inefficienze organizzative? Come trasformare una voce di costo in leva competitiva? Questi quesiti aprono scenari complessi che richiedono un approccio sistemico, capace di integrare analisi quantitative, valutazioni qualitative e comprensione delle dinamiche umane.
Non si tratta solo di consulenza tradizionale. Il lavoro di Giuseppe Ligotti si sviluppa attraverso una conoscenza approfondita e trasversale delle dinamiche che regolano la vita interna delle organizzazioni, dal funzionamento dei processi decisionali alla qualità delle relazioni interpersonali nei luoghi di lavoro. Ogni intervento prende le mosse da un’analisi rigorosa, supportata da strumenti qualitativi e quantitativi, per poi approdare a soluzioni concrete, calibrate sulle specificità del contesto aziendale.
La particolarità del suo metodo risiede in una visione sistemica che va ben oltre la dimensione tecnico-organizzativa: al centro c’è la persona, intesa come portatrice di valore, identità, bisogni e potenzialità. Questa capacità di lettura trasversale si riflette in una consulenza trasformativa che non si limita a risolvere problemi contingenti, ma interviene sulla struttura stessa dell’impresa, guidandola verso un cambiamento evolutivo.
Il suo approccio, che egli stesso definisce “aggregatore aziendale“, mira a creare connessioni autentiche tra le varie funzioni aziendali, rafforzando la coesione interna e la capacità dell’impresa di operare in modo armonico. È un processo che favorisce la trasparenza, stimola il confronto e costruisce una cultura della responsabilità condivisa, in cui ogni attore, indipendentemente dal ruolo gerarchico, si sente parte integrante del progetto comune.
L’implementazione di questo modello richiede un ecosistema di competenze specialistiche. Per questo motivo, Ligotti ha sviluppato una rete di collaborazioni che abbraccia diverse discipline: dall’ingegneria gestionale alla sicurezza sul lavoro, dagli aspetti legali a quelli notarili, dalla consulenza del lavoro all’analisi dei processi. Questa sinergia multidisciplinare consente di affrontare le sfide organizzative con un approccio olistico, garantendo soluzioni integrate e sostenibili nel tempo.
I servizi sviluppati coprono l’intero spettro della gestione delle risorse umane: dall’analisi della redditività del personale all’ottimizzazione dei processi organizzativi, dalla progettazione di sistemi incentivanti su misura alla definizione di politiche retributive innovative. Ogni intervento è guidato da domande precise che aiutano le imprese a ripensare il proprio approccio: dove si concentrano gli sprechi di tempo e risorse? Quali attività generano realmente valore? Come bilanciare carichi di lavoro e responsabilità per massimizzare l’efficacia organizzativa?
Questo tipo di intervento non genera solo efficienza operativa, ma soprattutto fiducia e senso di appartenenza, elementi imprescindibili per ogni organizzazione che voglia evolvere nel lungo periodo.
Il tutto si traduce in interventi strutturati che coinvolgono tutte le componenti aziendali, dalle risorse umane alla dirigenza, fino ad arrivare ai dipendenti, che diventano attori consapevoli del cambiamento. Per Ligotti, infatti, non esiste benessere aziendale senza il coinvolgimento autentico delle persone. Ascoltarle, comprenderne le esigenze, valorizzarne le potenzialità: è questa la chiave per generare valore duraturo.
Il processo di analisi include metodologie di indagine per comprendere caratteristiche individuali e dinamiche di gruppo, identificando competenze tecniche, valori e motivazioni di ogni collaboratore.
In un panorama normativo complesso come quello italiano, dove le agevolazioni fiscali previste per il welfare aziendale vengono spesso ignorate o mal interpretate, il lavoro di Ligotti si colloca come un’opera di mediazione tra le possibilità offerte dalla legge e le esigenze quotidiane delle imprese. La sua consulenza permette di tradurre in strumenti concreti una normativa articolata, valorizzando le risorse umane senza appesantire i costi aziendali.
La competenza normativa si estende alla contrattualistica collettiva, dove la partecipazione alla definizione dei CCNL fornisce una prospettiva strategica per le aziende.
Accanto alla progettazione operativa, non manca un impegno attivo nella formazione e nella divulgazione. Ligotti partecipa regolarmente a eventi di settore, convegni e tavole rotonde, contribuendo con riflessioni puntuali su temi cruciali come la leadership empatica, le politiche retributive, la trasformazione digitale e l’evoluzione delle competenze. I suoi interventi sono sempre orientati a creare consapevolezza, non solo strumenti.
L’attività formativa si articola attraverso conferenze specialistiche e collaborazioni con organizzazioni di categoria, con l’obiettivo di diffondere una cultura del lavoro attenta al benessere delle persone.
Un esempio emblematico della sua metodologia è rappresentato dalla collaborazione con Quadrifer, storica azienda della provincia di Varese attiva da cinque generazioni. Dal 2021 al 2025, Ligotti ha accompagnato il gruppo in un articolato processo di riorganizzazione, partendo dall’analisi della situazione esistente fino alla definizione di un piano welfare su misura. Un percorso non privo di ostacoli, che ha richiesto una profonda opera di mediazione, dialogo e formazione.
Quadrifer rappresenta un caso paradigmatico di evoluzione imprenditoriale: nata negli anni ’50 come attività commerciale nel settore dei ferramenti, si è trasformata in una realtà industriale articolata, con una divisione commerciale specializzata in articoli tecnici e una produttiva focalizzata sulla meccanica di precisione. Questa complessità organizzativa ha reso necessario un approccio differenziato nella progettazione del welfare aziendale.
Il primo passo è stato comprendere le reali esigenze dei dipendenti e sfatare il pregiudizio secondo cui il welfare si esaurisce nei benefit monetari. Incontri individuali, indagini psicologiche, analisi dei flussi operativi e dei carichi di lavoro hanno permesso di costruire un sistema flessibile, differenziato per livelli e sedi, che oggi interessa tutti i collaboratori dell’azienda.
Il processo di implementazione ha richiesto un lavoro di sensibilizzazione capillare per superare le resistenze iniziali e far comprendere che i benefit aziendali possono assumere forme diverse da quella puramente monetaria. Gli incontri individuali hanno svolto una funzione molteplice: mappatura delle necessità specifiche, costruzione di un clima di fiducia, formazione sui nuovi strumenti disponibili.
L’investimento complessivo nel 2024 ha superato i 18.000 euro annui, e i benefici si sono rivelati evidenti: maggiore produttività, clima aziendale migliorato, riduzione dei costi e fidelizzazione del personale. Il risultato è stato un sistema welfare articolato su più livelli, applicabile a tutte le sedi del gruppo e calibrato sulle diverse categorie professionali. Un esempio concreto di come la valorizzazione del capitale umano non sia un costo, ma un investimento strategico.
I risultati ottenuti con Quadrifer dimostrano anche quanto il welfare aziendale possa incidere sul territorio: trattenere i talenti, ridurre il turn-over, creare senso di appartenenza, generare un circolo virtuoso che coinvolge anche le comunità locali. Il successo dell’intervento ha portato al rinnovo dell’accordo per i prossimi anni, testimoniando l’efficacia di un approccio che coniuga rigore metodologico e attenzione alle specificità aziendali. In questo senso, il contributo di Ligotti assume anche una dimensione sociale, oltre che imprenditoriale.
Questa esperienza emblematica illustra perfettamente la filosofia di Ligotti: ogni piano welfare deve essere “sartoriale”, costruito sulle caratteristiche uniche di ogni organizzazione, sfruttando la flessibilità degli strumenti normativi disponibili.
Il percorso professionale che ha portato a questi risultati ha radici profonde. Da qui la decisione di ampliare il proprio raggio d’azione, costruendo un modello consulenziale fondato sull’integrazione tra organizzazione, comunicazione interna, politiche retributive e sistemi di incentivazione. Questo modello non si limita a correggere disfunzioni esistenti, ma mira a riorientare l’impresa verso una cultura organizzativa nuova, basata su responsabilità condivisa e partecipazione attiva.
La sua attività non si limita alla consulenza. Giuseppe Ligotti è anche una figura istituzionale di riferimento nel panorama delle PMI. Riveste il ruolo di presidente territoriale di Conflavoro PMI Varese e di coordinatore regionale per la Lombardia. Collabora con Ethos Media Group ed è membro del comitato sindacale di Conflavoro per la definizione dei contratti collettivi nazionali. Un impegno trasversale che lo vede protagonista in molteplici ambiti: dalla formazione alla contrattazione, dalla progettazione normativa all’accompagnamento delle imprese nei processi di cambiamento.
Nel suo lavoro, Ligotti parte sempre da alcune domande fondanti: quanto incide il personale sul conto economico? Che valore produce? Quali sono i margini di efficientamento? E ancora: come si può passare da una logica del costo a una logica dell’investimento sulle persone? Le risposte, nella sua visione, passano attraverso un mix calibrato di analisi dei processi, definizione di politiche retributive, introduzione di sistemi incentivanti e sviluppo di un welfare aziendale realmente aderente alle necessità delle singole realtà.
È proprio a partire da queste domande che prende forma il suo lavoro quotidiano. Domande semplici solo in apparenza, che aprono scenari complessi e strategici: “Quali attività aziendali generano valore e quali possono essere riorganizzate?”, “Qual è il sistema incentivante più efficace per questa realtà?”, “Quanto incide fiscalmente una politica di welfare ben progettata?”. A queste e molte altre questioni, Ligotti risponde con strumenti analitici ma anche con una forte capacità di ascolto e lettura dell’identità aziendale.
Non stupisce quindi che, durante il CEO Summit organizzato nell’ambito dei Le Fonti Awards, il suo intervento abbia catturato l’attenzione per la profondità delle analisi e la concretezza delle proposte. Il tema centrale del dibattito era: “Fattore umano e innovazione, che cosa resta ai tempi dell’IA?”. Ligotti ha risposto con fermezza: ciò che resta è l’essenziale. Le relazioni, la creatività, la capacità di decisione e la sensibilità non sono sostituibili da nessuna tecnologia. L’intelligenza artificiale è uno strumento, non un fine. Un supporto prezioso, se guidato da menti consapevoli e orientato a potenziare l’intelligenza umana.
Secondo Ligotti, la tecnologia rappresenta un’opportunità di evoluzione se introdotta come strumento di supporto che libera le persone dalle attività ripetitive, consentendo loro di concentrarsi su creatività, empatia e pensiero critico.
In questo senso, egli sottolinea come la sfida non sia l’adozione dell’AI in sé, ma il modo in cui essa viene introdotta nelle dinamiche aziendali. Serve formazione, serve cultura, serve una governance che non sostituisca ma accompagni. Il rischio, altrimenti, è che lo strumento prenda il posto del pensiero critico, svuotando le imprese della loro anima.
L’analisi delle dinamiche occupazionali contemporanee evidenzia come il paradosso di indicatori positivi sull’occupazione accompagnati da un aumento degli inattivi trovi spiegazione nella carenza di investimenti formativi da parte delle imprese.
Il premio ricevuto, dunque, non rappresenta un punto di arrivo, ma un ulteriore stimolo a continuare un lavoro che incide nel profondo del tessuto produttivo italiano. Un lavoro fatto di numeri, sì, ma anche di sguardi, di ascolto, di rispetto. Perché se è vero che le imprese devono essere competitive, è altrettanto vero che la loro forza è — e resterà sempre — nelle persone che le abitano.
Il riconoscimento ai Le Fonti Awards testimonia l’efficacia di un approccio che pone al centro la dimensione umana del lavoro, valorizzando le persone come protagonisti di un progetto di crescita condivisa.