Paolo Roversi appassiona i suoi lettori tanto da farli entrare nella storia. Un traghettatore verso i suoi personaggi.

Cosa vuole trasmettere emotivamente con l’immagine di copertina del libro “Il pregiudizio della sopravvivenza?”

“In realtà la copertina richiama un evento che avviene nel libro, perché quel palazzo che riproduce è anche un palazzo che viene descritto nel testo in cui c’è la scena finale del romanzo. E in copertina c’è anche il protagonista Arabeschi con la veste che ho cercato di mettergli. Quindi è come un entrare nel libro attraverso la copertina. È uno spaccato per cercare di far intravedere qualcosa senza ancora letto.”

Lei si sente cambiato come scrittore nel corso di questi anni da quando ha iniziato a scrivere versi?

“Sono invecchiato di 15 anni da quando ho cominciato a scrivere. Sono cambiato, motivato, ma anche nella scrittura penso, come tutte le cose, quando si fa tanta pratica si diventa più esperti,più bravi, si migliora. Spero di migliorare e non di peggiorare. C’è sicuramente un’evoluzione.”

Ci spiega la genesi del titolo del libro “Il pregiudizio della sopravvivenza?”

“ Questo era uno dei pochi casi in cui il titolo lo avevo già dall’inizio. Praticamente una delle soluzioni delle chiavi del libro è nelle ultime cinque pagine. Lasciamo un po’ di suspense, però diciamo che viene svelato il titolo proprio nelle pagine finali.

Come difende il momento creativo, la fantasia, l’ispirazione, dalle distrazioni esterne.

“Ormai riesco a ritagliarmi i miei spazi e col tempo ho cominciato a scrivere la mattina presto. Mi alzo molto presto quando c’è proprio silenzio, e quando non succede niente sono i momenti dove sono più creativo. Naturalmente riesco a concentrarmi anche durante il giorno, però la mattina è il momento dove riesco ad estraniarmi e scrivere meglio.”

Da cosa nasce la sua passione per Bukowski?

“Quando l’ho letto sono rimasto folgorato. In tutti i suoi libri ci vedevo qualcosa nel modo di scrivere, non soltanto nei dialoghi, ma nella potenza narrativa. Anche nel fatto che lui ha avuto successo a cinquant’anni, cioè per tutta la vita ha fatto cose che non gli piacevano, finché un giorno ha trovato qualcuno che ha creduto in lui e quindi ha svoltato la sua carriera, la sua vita. Anch’io da giovane scrittore pensavo sempre che avrei avuto successo a 50 anni, quindi ho ancora del tempo. Ce la posso fare.”

Lei è il fondatore di una delle più interessanti riviste sul web, “Milano nera”. Vuole parlarci un po’ di questa esperienza?

“Questa rivista nasce una quindicina d’anni fa, la passione per il giallo. Quando ho cominciato a scrivere gialli ho cominciato anche recensire l’EP, che era un piccolo blog. Qui è cresciuto il mio progetto, sono proprio novemila pezzi tra articoli, recensioni, interviste, eccetera. Quindi è l’archivio più importante che c’è nel nostro Paese. Ci sono una cinquantina di collaboratori. Insomma sta in piedi da solo. Cammina da solo.”

Ha esordito pubblicando due libretti antropologico-umoristici su chi fa il tuo mestiere e sugli abitanti della tua città. Che accoglienza hanno avuto di pubblico, critica e amici? È vero che gli editori sono più interessati alla saggistica e varia che alla fiction e perché?

“Diciamo che tutti vogliono scrivere narrativa per sempre e quindi c’è molta concorrenza. Sul tavolo degli editori arrivano decine e decine forse anche centinaia di manoscritti, mentre per la saggistica non c’è tutta questa richiesta. Insomma non c’è tanta concorrenza. Non so quanto abbiano venduto quei libri che sono stati un passaggio della mia carriera, ma questo è stata la narrativa per me. Era un modo per entrare nell’editoria e cominciare a riprendere i contatti.”

Che consiglio da a un esordiente che finalmente, dopo aver spedito i dattiloscritti per tutta Italia, si ritrova con un pugno di proposte tra micro-editori e contratti truffaldini?

“Dovrà sicuramente evitare l’editoria a pagamento. Puntare sugli editori che abbiano una distribuzione nazionale. Invece bisogna rifiutare tutte le offerte se non quelle di editori che non ti chiedono soldi. Perché se non arrivi in libreria è come se il libro non esistesse.

Adesso si può pubblicare su Amazon, ma la bellezza di vedere il proprio libro in libreria non si perderà mai.”

Biografia:

Scrittore, giornalista e sceneggiatore, si è laureato in Storia contemporanea all’Università Sophia Antipolis di Nizza (Francia). Ha pubblicato romanzi gialli con protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi: Blue Tango – noir metropolitano (Stampa Alternativa), La mano sinistra del diavolo (Mursia) con cui ha vinto il Premio Camaiore di Letteratura Gialla 2007 ed è stato finalista del Premio Franco Fedeli 2007, Niente baci alla francese (Mursia), La marcia di Radeschi (Mursia), L’uomo della pianura (Mursia) e La confraternita delle ossa (Marsilio). Con Marsilio, nel 2015 ha pubblicato il dittico Città rossa, due romanzi sulla storia della criminalità milanese degli anni Settanta e Ottanta: Milano criminale e Solo il tempo di morire (premio Selezione Bancarella, premio Garfagnana in giallo). Tra gli altri suoi romanzi: PesceMangiaCane (Edizioni Ambiente), L’ira funesta (Rizzoli), Alle porte della notte (Marsilio) e Il pregiudizio della sopravvivenza (Marsilio). È fondatore e direttore della rassegna dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla Suzzara Noir Festival. Ha diretto MilanoNera web press, un portale dedicato interamente alla letteratura gialla.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares