Meteo, clima ed ecologia spiegate da una testa tosta come Elisa Palazzi

Di scienza, di clima, di emergenze ambientali e di ecosistemi si scrive, si ascolta e si discute, ma forse qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. O forse si può fare meglio, di più e in modo più costante oltreché semplice e completo. Cosa sta succedendo, ci siamo abituati alla devastazione della foresta amazzonica, agli incendi in Alaska, all’estinzione dell’orso polare, allo scioglimento del permafrost e alle balene spiaggiate uccise dalla plastica? Sembra la trama di un film e invece sono appelli, urla e segnali degli scienziati che vogliono informare i cittadini come i politici di un disastro annunciato. La Terra ci parla: ascoltiamola. Lo dicono molti esperti scesi in campo (ma anche in libreria e sui giornali) per farcelo capire. Come sta facendo da anni Elisa Palazzi, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Torino che, negli ultimi tempi, si è ancor più avvicinata alla comunicazione, prendendo spunto da chi lo sa far bene. “C’è sempre da imparare! Per me comunicare bene vuol dire riuscire a convogliare un messaggio importante e far sì che resti impresso, avendo fornito anche qualche base per comprenderlo. Questo è vero chiunque sia l’interlocutore cui ci si rivolge, cambiano le modalità e la grammatica che si usa, ma non cambia il succo del discorso. Filtrare la complessità è un compromesso necessario, ma non significa rinunciare al rigore e alla profondità della scienza”, spiega la Palazzi secondo la quale “la comunicazione (della scienza) è necessaria per fornire alle persone gli strumenti per capire meglio il mondo che ci circonda e poter quindi fare scelte consapevoli. Comunicare la scienza e i risultati della scienza in modo corretto e adatto al destinatario che si ha davanti è importante anche per accorciare le distanze che spesso si creano tra chi la scienza la fa e il resto della società – dai ragazzi di scuola ai decisori politici. Nel caso dell’emergenza climatica, una corretta comunicazione è essenziale: oggi non percepiamo ancora la questione climatica come un’emergenza e un rischio per gli ecosistemi, le società che da essi traggono i servizi, la nostra salute, e le nostre vite soprattutto. Nonostante alcune conseguenze del riscaldamento globale siano già ben visibili e presenti sotto i nostri occhi e già rappresentino per noi dei rischi seri, percepiamo ancora questo problema come qualcosa di lontano – nello spazio e soprattutto nel tempo. Il clima ha dei tempi lunghi, ha una sua inerzia e molti processi sono lenti, è vero: ma i cambiamenti climatici in corso stanno avvenendo con una rapidità senza precedenti e che eccede di gran lunga quella dei processi naturali. E infatti le cause dei cambiamenti climatici recenti sono antropiche, legate alle attività umane. E’ necessaria un’azione immediata di contrasto ai cambiamenti climatici, più si aspetta più ci prenotiamo per un riscaldamento futuro elevato e per tutte le sue conseguenze (una prenotazione che non potremo disdire)”.

Ma quanto tempo abbiamo per difendere Gaia? “I cambiamenti del clima come la fusione dei ghiacciai o l’innalzamento del livello dei mari conseguenti all’aumento di temperatura rispondono con un certo ritardo alle cause che li hanno generati (l’aumento dei gas serra di origine antropica in atmosfera). Questo significa – spiega la ricercatrice – che i gas serra che abbiamo emesso in atmosfera nei decenni passati si traducono in effetti oggi, e così vedremo tra qualche decina di anni gli effetti del nostro agire adesso. Sia nel male – se continueremo a emettere come in passato gli effetti peggioreranno con la possibilità di arrivare a punti di non ritorno, sia nel bene – se intraprenderemo adesso e con forza azioni di mitigazione del riscaldamento riducendo le emissioni e poi azzerandole, potremo evitare che la febbre della Terra continui a salire. E mi auguro che ci convinceremo come società intera a seguire questa strada”.

In fondo è semplice: basta seguire i lavori della Palazzi per mettere sulla retta via. Infatti, ad esempio, quello della Terra influenzata è un disegno già raffigurato da Elisa Palazzi che, insieme al giornalista scientifico e amico Federico Taddia, ha scritto un libro per Editoriale Scienza, la cui lettura (alleggerita dalle illustrazioni di AntonGionata Ferrari) è indicata per ragazzi dai 9 anni in su, ma pensata anche per far arrivare il messaggio agli adulti, ai loro genitori, ai nonni e a quanti in famiglia ruotano attorno alla figura dei più piccoli. Il titolo è pensato, come gli altri della collana premio Andersen Teste Toste, proprio come una domanda posta dal ragazzino allo scienziato. Solo che al posto del bambino, nei panni di un curioso investigatore, c’è Federico Taddia e a rispondere c’è la climatologa Palazzi. E la domanda, scelta anche come titolo al volume, nasce spontanea: “Perché la Terra ha la febbre?”. Mentre la ricercatrice mette ordine sull’argomento, trattando i vari temi suddivisi in 29 quesiti, il trentesimo interrogativo lo può fare direttamente il lettore inviandolo a testetoste@editorialescienza.it. Il libro è stato pensato e scritto in periodo di grande fermento scientifico e di piazza. Sono usciti tre nuovi rapporti speciali del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite che mira a fornire una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici, sulle loro cause e sui loro impatti. “Questi rapporti hanno rafforzato le evidenze scientifiche sul riscaldamento globale e la sua origine antropica e sulla necessità di contenere il riscaldamento futuro. Contemporaneamente, le piazze si sono riempite di giovani che hanno dato vita a una rivoluzione culturale e delle coscienze che dal basso ha poi coinvolto tanti altri e fatto sì che il tema dell’emergenza climatica fosse finalmente attuale per tutti”, rassicura la ricercatrice che anche in queste settimane di quarantena pensa ai progetti futuri. “Continuerò a lavorare sul tema che mi sta più a cuore: i cambiamenti climatici e i loro impatti nelle regioni di alta quota, le nostre montagne tanto preziose quanto vulnerabili e sensibili ai cambiamenti in corso. Studio come stanno rispondendo e come risponderanno le montagne all’aumento di temperatura, soprattutto in termini di disponibilità futura di risorse idriche. E non vedo l’ora di ricominciare a viaggiare! Una componente importante del mio lavoro”. E noi continueremo a seguire le sue orme, coinvolti come lei sa fare dalle continue ricerche e conferme che ci arrivano come una boccata d’ossigeno, necessaria per coltivare un ideale che ci sta particolarmente a cuore, com’è il benessere della Terra

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