Franca Filippini e la sua Pianoro: quando un paese è crocevia di storia e di storie.

Nascere e crescere a due passi da Bologna, amando il proprio paese a tal punto da volerne diventare primo cittadino e, con gioia, decantarne le bellezze, lavorando alacremente ogni giorno per esaltarne il valore: è questa, tra una pedalata e un racconto di storia, la poesia della vita di Franca Filippini, sindaco di Pianoro, che ama definirsi “una politica paesana”.

Un Comune davvero a misura d’uomo, che negli anni ha conosciuto un notevole incremento demografico: da 5.000 abitanti prima della seconda guerra mondiale, infatti, si è giunti a contare 17.500 persone in occasione dell’ultimo censimento. 

“Ci conosciamo tutti e siamo solidali gli uni con gli altri – ci racconta soddisfatta la dottoressa Filippini, che prosegue affermando – Non abbiamo grossi problemi di disoccupazione né fenomeni di razzismo; le prime comunità non italiane, come quella marocchina, qui sono veramente ben integrate.”

Un comune che crede molto nella valorizzazione di ogni singolo angolo del proprio paese, per darne lustro e visibilità ai molti e per incastonarlo come gemma preziosa per tutti.

La storia di Pianoro è fatta anche di momenti tristi, come quello che la vide interamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, ma da cui ha saputo rialzarsi, con forza e con fierezza: i suoi cittadini, infatti, trovarono rifugio tra, Firenze e Roma e poterono ritornare al loro paese e ricostruirlo interamente.

Pianoro oggi vuole essere, nelle intenzioni del sindaco e non solo, un paese, o meglio, un borgo, dove sentirsi a casa, respirare la storia ed essere portavoci di un sistema di valori, depositari di un passato da non dimenticare e di un futuro che sappia conservare il sapore della storia e della memoria.

Un paese che si fa amare per le sue storie, le sue bellezze artistiche, ma anche per il suo buon cibo, che sa anch’esso di storia, potendo vantare un biglietto da visita straordinario per l’intera Regione Emilia Romagna: i tortellini in brodo.

Dal Santuario del monte delle formiche, eretto in onore delle formiche alate, Mirmyca Scabrinodis, al Castello di Zena, passando per le crescentine fritte, i concerti ed il turismo religioso… Tanti sono i perchè per venire e tornare a Pianoro.

In realtà, però, numerosi sono i motivi per visitare questo borgo, ci racconta il suo primo cittadino: “Qui si sta bene, siamo vicini a Bologna, ma con la possibilità di godere di una vita di paese, con una bella collina dove fare passeggiate e picnic. Il tutto accompagnato da un buon vino rosè ottenuto da un vitigno autoctono ed uno splendido tramonto: Pianoro è davvero bella!”

Tante le chicche artistiche che meritano non una visita, ma una vera e propria sosta riflessiva per leggersi dentro ed assaporare un pezzetto di storia autentica che, tra colli e pianure, si erge come un faro che illumina, abbraccia e abbacina chiunque si avvicini un po’ di più per scrutare e per respirare pezzetti di vita vera.

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