Erica Mou e la narrazione: un nuovo inizio Il romanzo: la nuova anima di Erica Mou

Erica Mou nel 2012 arriva seconda al Festival di Sanremo Giovani, vincendo il premio della critica Mia Martini. Vince inoltre il premio del MEI come “Talento dell’anno”, il Premio XL “Nuova Musica Italiana” e il Premio MEI “Miglior Tour.

Nel 2014 è candidata al David di Donatello come migliore colonna sonora per il film Una piccola impresa meridionale, diretto da Rocco Papaleo. Nel 2016 collabora con le scrittrici Chiara Gamberale e Valentina Farinaccio, componendo la colonna sonora dei romanzi “Adesso” e “La strada del ritorno è sempre più corta”

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Nel marzo 2020 pubblica il suo primo romanzo, dal titolo Nel mare c’è la sete, che lega un tono leggero a una sconcertante freschezza,distrugge il mielismo delle relazioni d’amore e racconta come dietro ogni coppia perfetta possa nascondersi un doppio fondo inaspettato

Erica Mou nella copertina del suo libro ci sono una sedia e un palloncino. Sembra che lei “Tenga il posto” al suo lettore, lo aspetta e dopo aver finito di leggere il libro le scrive un messaggio.

Quale significato ha per lei l’immagine della sedia e il palloncino?

“La voglia di comunicare, l’accoglienza verso il lettore, il prossimo. La capacità di accogliere è infatti uno dei temi cardine del libro.

E poi quella sedia, così com’era già stato per il mio album “Tienimi il posto” rappresenta un’assenza, altro tema che regge il romanzo, mentre il palloncino rimanda alla leggerezza e all’infanzia. Sarà la protagonista di “Nel mare c’è la sete”, Maria, a raccontarci un suo ricordo legato proprio a un palloncino, aneddoto che ci rivelerà molto del suo modo di sentire e vivere.”

“Nel mare c’è la sete” è il titolo del suo libro.

Per me il mare è il suo infinito desiderio di cantare, e la sete il desiderio di scoprire se stessa e nuove sue capacità artistiche. Per lei, in realtà, che significato ha questo titolo? Di cosa si vorrebbe dissetare?

“Ha ragione lei, il desiderio di scoprirmi e di cantare queste scoperta, è il motore che da sempre mi muove.

Nel titolo intendo anche mettere in guardia me stessa, il lettore e i protagonisti del romanzo. Infatti la frase da cui queste parole sono tratte, nella sua interezza suona così: “Nel mare c’è la sete, non ti fidare della quantità.”

Ho sete senz’altro di qualità, più che di quantità, nei rapporti umani e nell’arte soprattutto, ma credo sia un bisogno che si possa estendere a tutte le cose.”

Il racconto avviene in un giorno come in un ora circa si ascolta un cd. Le dico questo perché il suo testo è pieno di musicalità, sembra di leggere un pentagramma e non un libro. Lei e la Signora Musica siete un solo elemento, assieme avete creato un opera rara.

Se dovesse mettere in musica il suo testo che genere sarebbe, quali sonorità gli darebbe?

“La magia per me, in questo primo romanzo, è proprio quella di lasciare maggior spazio al lettore. È un romanzo che suona come un disco ma la cui musica va ricercata da chi lo legge, nella speranza possa generare molte melodie diverse.
Poi, quest’estate, ho portato “Nel mare c’è la sete” in tour con me, con uno spettacolo che cuciva insieme alcune letture dal libro con canzoni del mio repertorio e cover in omaggio di artisti che amo. È stato un esperimento bellissimo, che conto di ripetere anche nei prossimi mesi, un modo di dare a questo romanzo una colonna sonora.”

Essere una cantautrice le ha un po’ facilitato il compito dello scrivere. Lo sa fare divinamente. Essendo un esordiente nella letteratura cosa le ha dato e cosa le ha tolto raccontare una storia, una vita?

“Non mi ha tolto niente. Mi ha arricchita tantissimo. Sono potuta entrare in una mente che, per quanto ogni tanto mi somigli, ha una storia biografica che non mi appartiene. Ho potuto, al netto dei fatti in sé, mettere a nudo maggiormente le mie emozioni che hanno, quasi spontaneamente, generato la trama.”

Quando si scrive c’è sempre lo strano rapporto col tempo. Finir in tempo?

Mi basterà lo spazio che ho a disposizione?

Scrivere una canzone e un romanzo richiedono due tempi diversi, ma lei è riuscita a fondere musica e letteratura, tanto che alcune sue parole nel testo si potrebbero cantare.

Quanto tempo le è servito, chiudendosi nel suo mondo della fantasia, per creare questa fusione magica fra musica e letteratura?

“Mi è servito un tempo sospeso, oltre quello vero e proprio della scrittura. Un tempo in cui pensare, tanto, quasi come se il libro si scrivesse prima nella mente e poi concretamente. Perciò credo che possa risultare melodico, perché la mia mente non fa altro che cantare!

Ho cercato per di non avere mai l’ansia del tempo, quello che corre veloce e che ti fa accelerare.

Nonostante sia stata abbastanza rapida nello scrivere questo romano (ho impiegato poco meno di un anno) l’ho fatto senza fretta, è il mio esordio e sapevo di non aver nulla da perdere e nessuna pressione.”

Le piacerebbe che il suo romanzo diventasse un film, genere musical romantico? Vista l’unione fra musica e letteratura vorrebbe esserne la protagonista?

“Mi piacerebbe tantissimo! In realtà non ho mai pensato a un musical, ma ad un film vero e proprio, visto il carattere più introspettivo della storia.

Ma sono aperta a tutto. Fare io la protagonista? Sarebbe una sfida interessante, ma immagino sarebbe ancora più emozionante assistere all’interpretazione di un altro artista, vedere dall’esterno una mia creatura prendere vita e significati nuovi attraverso un’altra sensibilità.

C’è una nuova generazione di attrici bravissime che sta crescendo, spazio a loro.

Un nuotatore guarda il tempo quando finisce una vasca.”

Lei guarda il tempo quando scrive, per la fretta della consegna del testo o qualsiasi altro motivo, o si lascia o si lascia trasportare da Signora Fantasia e finché non ritorna coi piedi per terra e la creazione è finita?

“Odio gli orologi.”

Lei ha un rapporto con la musica un po’ magico, le sue note risvegliano l’animo di ogni sognatore distratto dalla vita. Cosa l’ha ispirata a passare dal testo breve di una canzone alla lunga narrazione di un libro? Ha modificato il suo desiderio di trasmettere un messaggio? È evidente che è nata una nuova Erica Mou.

“Non credo nuova, sicuramente direi cresciuta.

Sentivo che la storia che volevo raccontare avesse bisogno di più spazio, di una narrazione più ampia, di un po’ più di silenzio attorno per potersi far sentire.”

Lei ha scritto la colonna sonora del libro di Chiara Gamberale “Adesso” e di Valentina Farinaccio “La strada del ritorno è sempre più corta”.

A chi affiderebbe e perché la stesura della colonna sonora del suo romanzo?

“Il primo nome che mi viene in mente è quello della mia amica e collega Ilaria Graziano, una voce ricchissima di sfumature diverse, piena di anima e con una grande capacità di comunicare. Se fosse tradotto in inglese, allora Lianne La Havas o Emiliana Torrini, sogniamo in grande. Senz’altro una cantautrice.”

Ogni artista quando crea ha delle piccole ossessioni, manie, che lo aiutano a inventare per concentrarsi. Ci vuole svelare una mania che ha avuto durante la stesura del libro?

“Ho scritto il libro a Londra dove ogni pagina era costantemente accompagnata da una tazza di tè.”

Si dice che perdersi è il modo migliore per ritrovarsi. Ci si perde dentro di sé anche quando ci affidiamo all’abbraccio di Signora Fantasia per creare. Lei per questo romanzo d’esordio si è anche un po’ persa nella fantasia ma o aveva un sicuro obiettivo nella testa?

“Avevo un obiettivo ben chiaro. Per quando si crea la cosa più importante è rimanere aperti, flessibili, sensibili. Lasciare ampio spazio agli imprevisti, a volte sono le parole stesse che riescono a guidarti, a farti uscire dalla comfort zone. Altrimenti si rischia di ripetersi sempre.”

Se potesse tuffarsi nel mare e osservare ad occhi aperti, col cuore pieno di battiti, per ci che sta vedendo, cosa porterebbe con sé per migliorare il suo magico rapporto con la scrittura e cosa lascerebbe nel mare che adesso non le serve più?

“Lascerei l’ansia, pescherei ancora più libertà.”

Musica, letteratura. Se volesse imparare una nuova forma d’arte che artista diventerebbe?

“Da bambina volevo fare l’attrice e ammetto che una parte di me ancora lo sogna. Per , per la mia soddisfazione personale, mi piacerebbe tanto imparare a ballare, connettermi di più con il mio corpo in movimento, una cosa che mi è sempre mancata, che non ho mai esplorato e che sento mi manchi. Per il disegno invece… abbandono ahimè ogni speranza!”

Nel rapporto con la scrittura è lei che decide dove andare mentre visualizza il messaggio che vuole regalare o si lascia trasportare dal viaggio interiore?

“Il lavoro e l’ispirazione, la chiarezza e l’inaspettato, sono elementi che nell’arte devono abbracciarsi. La magia sta proprio in questo equilibrio.”

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