Corpo come lavagna su cui riscrivere la propria esistenza. Maria Vittoria e le sue ali.

Come sosteneva il medico greco Ippocrate:”Il corpo umano è un tempio e come tale va rispettato sempre”.

 

Un rispetto che di solito viaggia con la voglia e il desiderio di accarezzare il proprio corpo, e di assorbirne la bellezza e l’armonia; un rispetto che ciascun essere umano dovrebbe esplorare per capirne il senso sin dalla tenera età.

Un età che anagraficamente segna 49 anni, ma che in realtà reca in sè molte cicatrici e molte ferite, è l’età di Maria Vittoria Strappafelci.

Il tempo con lei non è stato benigno, avendola posta subito sul ring della vita con due nemici storici: il dolore e la perfida vipera. Il dolore per lei non aveva in realtà solo  un sapore amaragnolo, ma portava con sè anche una apparente mancanza d’affetto in famiglia,  ed era un motivo per guardarsi allo specchio chiedendosi” ma io esisto”, “ma io sono bella”, ” ma io sono meritevole d’amore”?.

Domande a cui oggi è chiaro rispondere in maniera positiva, ma che allora hanno fatto insidiare il lei il demone, il mostro, la perfida vipera, ovvero l’anoressia.

Un’ anoressia, che ha portato tanti anni di privazione, una pelle che man mano si ritira, una bilancia che man mano si rimpicciolisce, un gracilità fisica  che si abbraccia alla gracilità emotiva, perdendosi in un tunnel buio, fatto di no, fatto di privazioni, e fatto di cicatrici. Il cibo diviene per lei alleato affettivo, e nemico nello stesso tempo, bello da vedere e  buono da gustare, pur portando con sè il sapore della punizione da autoinfliggersi.

Maria Vittoria è arrivata a pesare  34 kg, oggi per fortuna molti di piu’; 34 kg che per lei rappresentavano il passaporto dell’amore, il passaporto dell’accettazione, il passaporto dell’autostima, e quindi della sua intera esistenza. Solo così si sentiva bella, pur sapendo che si stava distruggendo;una distruzione che stava coinvolgendo anche la sua famiglia, il suo amato padre purtoppo oggi non più presente, e tutti i suoi amici, e amori sbagliati.

Maria Vittoria oggi donna risorta o almeno in via di guarigione, dopo aver attraversato anche il tunnel della bulimia, ed aver conosciuto il digiuno dell’anima, si ama, si apprezza come donna, si guarda allo specchio, con una ritrovata consapevolezza di sè, e grande autostima, che vanno ad arricchire la sua tavolozza dei suoi colori.

Questi colori,  le hanno portato un arcobaleno di nome Alessandro, suo attuale compagno, metà di un percorso di vita, che le ha fatto scoprire e declinare il termine amore nella sua accezzione più pura e autentica, ovvero amare prima noi stessi e poi l’altro.In questo modo Maria Vittoria, chiusa prima nella sua crisalide di cristallo, nel suo presente, si dedica alla sua primaria professione di stilista avendo lavorato prima con marchi autorevoli dell’alta moda, lavoro che lei adora e a cui ci si dedica con passione.

Oggi come donna vola libera, nel mondo e nella società,  per testimoniare con la sua esperienza e insieme con il musicista Igor Nogarotto in tutte le scuole che l’anoressia e la bulimia sono solo vipere della nostra testa, spetta a noi rigettarle ancor prima che si insidino. Siamo noi i cardini del nostro essere, e architravi del nostro io, bisogna essere forti per diventare grandi, e indossare le ali del cuore per afferare i propri sogni.

 

 

 

 

 

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