Cividale del Friuli, un borgo affascinante un tempo al centro della storia italiana

Eventi Culturali dialoga con l’archeologo Luca Villa, per raccontare un luogo unico al mondo. Dall’epoca romana a quella carolingia, passando per il glorioso periodo longobardo: le ricchezze di Forum Iulii, il primo ducato di Alboino in Italia

Da secoli terra di confine e di incontro tra culture diverse, Cividale del Friuli custodisce oggi un’eredita altomedievale unica al mondo. Bagnata dal fiume Natisone, la città rappresenta meglio di qualunque altro posto i due secoli di dominazione Longobarda in Italia, grazie a capolavori come l’altare del duca Rachtis e il “Tempietto Longobardo”. Noi di Eventi Culturali Magazine ne abbiamo parlato con l’archeologo, dottore in Archeologia medioevale, Luca Villa, per conoscere da vicino questo scrigno di storia in provincia di Udine.

La nascita di Cividale affonda le radici nell’antica Roma. Dopo la fondazione di Aquileia nel 181 a.C. per i romani si era aperta la via verso l’oriente ed era il tempo di colonizzare e difendere la regione. Il passo successivo fu la costruzione del razionale ed ortogonale Forum Iulii (che darà origine alla parola “Friuli”) nella valle del Natisone. L’area del foro romano sorgeva dove oggi si trova piazza del Duomo. Primo embrione di quella che diventerà una città di fondamentale importanza nei secoli immediatamente successivi alla caduta dell’impero Romano d’Occidente, Cividale.

Il mito di Aquileia capoluogo della provincia Venetia ed Histria, “sede vescovile ed emporio romano verso i Balcani e l’Europa continentale”, spiega Villa, si infrange alla metà del V secolo contro l’orda di Attila: l’unno conquista la città, la saccheggia e la distrugge. Le successive calate dei Goti e Ostrogoti fiaccano ulteriormente l’antica città romana che non verrà più ricostruita. Di questa situazione, mentre l’Impero Romano soccombe di fronte alle incursioni barbariche, è Cividale a trarre vantaggio. Posizionata in una zona più facilmente difendibile, il latino Forum Iulii diviene prima capoluogo della provincia Venetia ed Histria e poi è scelta dal re longobardo Alboino come capitale del nascente Ducato del Friuli, primo ducato longobardo in Italia.

In soli due secoli dalla scesa in Italia di Alboino nel 568 d.C., fino al 774, quando il Regno venne conquistato dai Franchi di Carlo Magno, i Longobardi, popolazione di origini germaniche che si convertì dall’arianesimo al cristianesimo, lasciarono grandiose testimonianze a Cividale.

Il “Tempietto longobardo”, noto come oratorio di Santa Maria in Valle, rappresenta la più importante e meglio conservata testimonianza architettonica di quest’epoca a cavallo tra mondo classico e medioevo. Costruito intorno al VIII-IX secolo, il monumento è stato indagato a fondo da Luca Villa nel saggio “Il Tempietto Longobardo a Cividale del Friuli” (Marsilio Editore). Un’aula quadrilatera coperta da una volta a crociera che conserva all’interno pareti decorate con affreschi bizantineggianti, un pavimento intarsiato e un leggio lapideo posizionato su una colonna in marmo greco. Ma è la parete di fondo che rappresenta il vero tesoro: i celeberrimi stucchi figurati (sei Sante in altorilievo) che si ritiene siano stati eseguiti intorno al 760. Affreschi di soggetti religiosi e un

ricco ornamento a tralcio di vite con grappoli completano questa cartolina. Si tratta del simbolo di Cividale, un luogo assolutamente da non perdere.

Il Tempietto è riuscito ad arrivare fino a noi, spiega l’archeologo Villa, grazie ad una serie di interventi, a partire dai restauri effettuati a fine Ottocento, le operazioni per la sua protezione durante le due Guerre mondiali e quelle destinate a rendere l’edificio in grado di assorbire i terremoti. Fino ai più recenti restauri degli stalli lignei del ‘400, rimossi dal Tempietto per portare a termine il delicato lavoro. Il monumento è iscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco nel giugno 2011, come parte di “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, che comprende sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda nel nostro Paese. Si passa da Benevento a Spoleto, fino a Cividale, percorrendo la storia di questo affascinante Regno.

Un altro capolavoro, conservato nel Museo Cristiano di Cividale, è l’Altare del duca Rachtis. L’opera in marmo, formata da figure bidimensionali che raccontano storie cristiane legate e Gesù, alla Vergine e ai Magi, rappresenta una delle più importanti opere scultoree della Rinascenza liutprandea. Quando all’inizio del VIII secolo con il regno di Liutprando, l’arte longobarda assimila influssi dell’arte romana. Degna di nota è anche l’edicola a colonne del battistero di Callisto.

Ribattezzata “Civitas Austriae”, cioè Città dell’Austria (da cui il nome moderno), la città diventa il capoluogo della carolingia Marca del Friuli, per poi, dopo varie vicissitudini, entrare a far parte dell’orbita della Repubblica di Venezia nel 1420.

La romana Aquileia, la longobarda Cividale e la medievale Grado. Da sempre terra di confine e di passaggio, sono tanti gli spunti archeologici per chi vuole recarsi in Friuli per conoscere le bellezze di questa regione, assaporando lo scorrere della storia nelle sue varie fasi. E noi di Eventi Culturali, da veri appassionati, abbiamo chiesto al dottor Villa di raccontarci il suo territorio, per proporre un tour ideale e cogliere così i tratti distintivi di questa terra così ricca. Il Friuli offre “l’imbarazzo della scelta”, spiega l’archeologo. Oltre alla fondamentale “visita approfondita di Cividale”, e ai capoluoghi Trieste e Udine, colpisce la bellezza della città-fortezza veneziana di Palmanova, della “città dipinta” Pordenone, oltre ai piccoli borghi come San Daniele. In grado di soddisfare non solo la vista, ma anche il palato, con i prodotti locali unici e conosciuti in tutto il mondo.

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