Bottiglieri racconta il suo sogno: visitare la fine del mondo. Come Ulisse, lo scrittore brama la conoscenza dell’altro.

La fame di conoscenza e la voglia di esplorare non trovano mai sazietà, soprattutto davanti ai limiti: a raccontarlo la nota storia di Ulisse, il personaggio della mitologia greca che, mosso da un’irrefrenabile curiosità, si spinse sino alle porte del mondo.

Nonostante gli appassionanti versi dell’Odissea appartengano ad un’antichità remota, questi vivono an-cora, più forti che mai, nel nostro presente. Per Nicola Bottiglieri, scrittore e professore universitario, sono una guida: il suo sogno più grande è, ad oggi, quello di tornare a Capo Horn e recitare l’Infinito di Leopardi davanti all’immenso paesaggio.

Originario di Potenza e vissuto Salerno fino a diciotto anni, Bottiglieri si è successivamente trasferito a Roma, dove ha iniziato ad occuparsi di letteratura di viaggi. Nonostante ne abbia fatti parecchi nel corso della sua vita, però, non ama definirsi un giramondo; cerca infatti di andare sempre negli stessi luoghi, di modo da poterli conoscere al meglio. Un territorio, spiega, è un contenitore di storie, e la sua più grande curiosità è quella di conoscerle nel dettaglio, cosa che può essere ottenuta solo esplorandolo più volte.

Sin da bambino, del resto, Nicola ha rivelato una personalità particolarmente indipendente e curiosa che talvolta, dice, lo ha spinto ad assumere comportamenti inquietanti agli occhi dei più. Lui stesso, ripen-sando alla sua infanzia, si sorprende di aver fatto alcune cose: usciva di notte; girovagava per le strade; spesso fuggiva dalle camerate del collegio per gironzolare liberamente; anche da più grande, attorno ai trent’anni, spesso era eccentrico. Durante un soggiorno ad Ischia, ad esempio, prese l’abitudine di portare con sé una canoa canadese (cosa molto strana per gli anni 70). Bottiglieri ricorda ridendo che, in quell’occasione, una signora gli si avvicinò titubante per domandargli se fosse un filosofo.

Nel corso della sua carriera universitaria è stato sempre un outsider, tenendosi lontano dall’accademia tradizionale e riversando il suo talento anche nella scrittura: il suo ultimo lavoro edito è A sud del sud, quasi fuori dalla carta geografica, pubblicato nel 2019 con la Robin Edizioni.

Ad oggi Nicola ama definirsi un colibrì (di cento kili, precisa scherzando): essendo molte le cose che lo hanno attratto nel corso della sua vita, ha sempre oscillato fra più passioni ed interessi, non preoccupan-dosi mai del giudizio altrui e non sentendo la necessità di definirsi.

Tralasciando le piccole stranezze della gioventù, però, Bottiglieri ha condotto un’esistenza piena e soddi-sfacente, soprattutto perché ha finalmente coronato un grande obiettivo di viaggio: arrivare per la prima volta a Capo Horn, in Chile, convenzionalmente indicato come il punto più meridionale del Sudamerica, tra Oceano Atlantico a est e Oceano Pacifico a ovest. A giustificare tale ambizione un desiderio: quello di vedere un luogo che, convenzionalmente, rappresenta la fine del mondo. Un’idea che lo appassionava ormai da molto tempo, fin dalla prima lettura dell’Odissea. Bottiglieri ricorda con piacere alcuni passi dell’opera: quando Ulisse va nell’Aldilà per sapere quale sarà il suo futuro, l’indovino Tiresia gli prean-nuncia che nei suoi lunghi viaggi riuscita a raggiungere la fine del mondo; quando però l’eroe chiede come farà a sapere quando sarà giunto a destinazione, gli viene risposto che lo capirà quando le persone che incontrerà, non conoscendo il sale, scambieranno il suo remo per una pala di forno.

Le parole di Tiresia, spiega Bottiglieri, indicano che Ulisse raggiungerà il termine del suo viaggio quando incontrerà un’umanità non civilizzata, che “non conosce il sale”, ossia la cultura del mare e della naviga-zione: è proprio tale spinta ad entrare in contatto con l’altro, il diverso, ad incuriosire Nicola.

Oggi lo scrittore ama viaggiare: raccogliere narrazioni fa parte del suo lavoro, e i luoghi sono veri e pro-pri contenitori di storie. Il viaggiatore, dice, è simile ad una chiocciola: sia quella che si trova in natura – il mollusco che aderisce alla terra strisciando sul terreno – che quella che si trova nell’etereo spazio di internet. Quest’ultimo in particolare non può essere non considerato, perché è di fatto in grado di gettare l’umano in un’altra dimensione, anche durante i suoi spostamenti e le sue esplorazioni del territorio; per-sino la narrativa di viaggio, dunque, cambia e deve adattarsi all’imporsi della rete.

Quando gli chiediamo dove si immagina fra dieci anni, Bottiglieri risponde deciso, sottolineando di nuovo il suo sogno di essere lì dove finisce il mondo; questa volta, però, è probabile che i suoi viaggi non sfidino più lo spazio, ma il tempo. Perché, come è noto, la sete degli esploratori non può mai essere sa-ziata.

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