Anna Maria De Meo Una donna per il teatro d’opera

Tra le 100 figure femminili italiane più influenti nel nostro Paese individuate dall’apposita classifica stilata da Forbes Italia figura anche Anna Maria Meo, che attualmente ricopre la carica di direttrice generale del Teatro Regio di Parma. Pur dichiarando di non conoscere ‹‹i parametri in base ai quali è stata stilata la classifica››, ritiene di poter individuare la ragione del suo inserimento nella speciale graduatoria nello sforzo continuo da lei impiegato nella gestione dell’istituzione culturale parmense.

PARMA, ITALY – NOVEMBER 03: Superintendent of the Teatro Regio di Parma Anna Maria Meo poses for the photographer on November 03, 2020 in Parma, Italy. (Photo by Roberto Serra – Iguana Press/Getty Images)

Questo sforzo ha, nelle sue parole, la caratteristica di affondare ‹‹le proprie radici nella tradizione›› ma di guardare allo stesso tempo al futuro: più concretamente, si tratta e si tratterà sempre di più di fare in modo che il genere operistico, che comunque oggi appare ‹‹quanto mai vivo e fruibile››, trovi il modo di essere disponibile ad un pubblico più ampio possibile, arrivando a intercettare, e possibilmente a fidelizzare ‹‹anche chi ha gusti musicali diversi dall’opera o non l’ha mai incontrata›› e senza dunque ‹‹rimanere confinato all’interno di un ristretto gruppo di appassionati››; del resto ‹‹l’opera lirica è un tratto identificativo del nostro DNA culturale›› e non si può rischiare di perderlo per una malintesa idea di preservazione della tradizione. Direttrici possibili di tale approccio innovativo sono innanzitutto il coinvolgimento di ‹‹artisti che sappiano dare letture attuali dei capolavori operistici›› e la spinta a fare di istituzioni culturali come il Teatro Regio realtà in grado – anche alla luce del loro carattere di ‹‹enti che godono di contributi pubblici›› – ‹‹di restituire alle comunità e ai territori di appartenenza quei dividendi immateriali›› capaci di cambiarne il volto e stimolarne la crescita culturale, guardando a tal fine con attenzione anche a ‹‹quegli spazi urbani che soffrono a volte di un isolamento non scelto››, ai ‹‹quartieri difficili›› e alle ‹‹comunità fragili››.

Anna Maria Meo non nasconde comunque quanto sia stato difficile l’ultimo anno e mezzo, non solo per il mondo del teatro in generale e per Parma e il suo Teatro Regio in particolare. Su quest’ultimo punto va infatti ricordato che, nel corso del 2020, Parma avrebbe dovuto ospitare le importanti iniziative legate al suo ruolo di Capitale Italiana della Cultura per quell’anno e allo slogan di quell’edizione, “La cultura batte il tempo”; il Regio non aveva fatto mancare il suo contributo, elaborando ‹‹un programma straordinario›› e da ‹‹vera capitale della cultura›› che, ‹‹tutto dedicato al Novecento musicale››, andava da un nuovo allestimento di “Pelléas et Mélisande” di Debussy a nuove produzioni nel campo dell’opera – con la rappresentazione di “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” di Bertold Brecht e Kurt Weill – e della danza – sulle note del “Quartetto per la fine dei tempi” di Olivier Messiaen – da un Concerto per l’Europa con l’ausilio delle nuove tecnologie, ‹‹inclusa la musica elettronica e una proiezione di video di Bill Viola››, a incontri divulgativi mirati ad avvicinare il pubblico proprio alla musica elettronica. Tuttavia, appunto per il sopraggiungere

dell’emergenza pandemica all’inizio del 2020, è stato possibile solamente trasmettere su Rai5 il “Pelléas et Mélisande”, le cui prove si erano appena concluse. Il resto del ricco programma è stato comunque “congelato” in attesa di essere messo in scena nel contesto delle prossime stagioni del Regio. Da questa ricostruzione dell’anno della pandemia, inevitabilmente le parole di Meo si spostano su quanto il mondo del teatro e della cultura in generale abbiano sofferto a causa della situazione emergenziale nel suo complesso, una sofferenza, a suo giudizio, maggiore di quella patita da altri settori e che rischia di diventare sempre più ingiustificabile – per via del mantenimento per i teatri di stringenti misure di sicurezza e distanziamento pure a fronte di iniziative come la campagna vaccinale, l’introduzione della certificazione verde e, ancora, ‹‹l’adeguamento dei protocolli›› e ‹‹lo stravolgimento degli spazi teatrali, sia nei percorsi di accesso che nella composizione di piante a macchia di leopardo›› – oltre che pericolosa per il rischio di ‹‹allontanamento del pubblico›› dalla ‹‹dimensione di condivisione delle esperienze teatrali e musicali››, per via della progressiva assuefazione ‹‹agli spettacoli in streaming e alla rinuncia alla partecipazione culturale››.

Piccoli segnali di ripresa cominciano tuttavia ad avvertirsi a Parma con la partenza, proprio in questi giorni, dell’edizione 2021 del Festival Verdi, che, dopo lo stop forzato del 2020, torna quest’anno – in coincidenza con il 120esimo anniversario della morte del Maestro – con un programma ‹‹di grande qualità››, anche se necessariamente in tono minore rispetto all’edizione 2019, che aveva avuto numeri importanti sia a livello di organizzazione – furono presentati quattro titoli in quattro giorni e in tre luoghi diversi – sia a livello di presenza di un pubblico proveniente per una buona parte dall’estero che donava per un mese un’atmosfera di respiro internazionale a Parma e garantiva anche un importante indotto economico. Anche per questa ragione, Anna Maria Meo riconosce che quella di quest’anno è ‹‹ancora un’edizione mediana››, augurandosi al contempo che sia l’ultima di questo tipo e che ‹‹dal 2022 sia possibile riproporre il Festival nella stessa forma che abbiamo lasciato a ottobre 2019››.

Merita infine menzionare il fatto che, dallo scorso mese di maggio, Anna Maria Meo è anche presidente di Opera Europa, la principale organizzazione di servizio per compagnie liriche professionali e festival lirici in tutto il continente, attiva per oltre 200 membri provenienti da 43 Paesi. Della sua partecipazione a questa organizzazione – anche quando era solamente la rappresentante del Teatro Regio in seno all’organizzazione – ricorda innanzitutto la fondamentale importanza nel periodo della pandemia quale luogo di confronto su problemi da affrontare e soluzioni da mettere in campo nell’emergenza, ad esempio per la gestione delle difficoltà dei lavoratori dello spettacolo. Per il prossimo futuro, l’associazione presieduta da Meo si augura di ritrovare ‹‹una normalità›› nella sua propria dimensione associativa sia nella riattivazione di quella specifica attività, detta “casetta degli attrezzi”, di condivisione di informazioni su ‹‹strumenti e tecnologie›› qual l’impiego del digitale, le modalità di gestione degli spazi e gli adeguamenti tecnici. ‹‹Grandissima importanza››, infine, viene dedicata dall’associazione ai temi legati al rinnovamento del repertorio, alle nuove generazioni, ai nuovi artisti, al nuovo pubblico, alla multiculturalità e alle questioni di genere, con l’obiettivo di fare in modo che le tematiche così discusse possano poi trovare un concreto riscontro nelle attività e proposte culturali dei teatri partecipanti all’associazione medesima.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares