Alessio Bidoli, il suo violino come un arco che scaglia una freccia. La chiave di volta della sua vita.

Il grande Albert Einstein, fisico tedesco celeberrimo, scriveva: “Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta ed un violino. Di cos’altro necessita un uomo per essere felice?”

Uno strumento che da solo appaga, piccolo e grande nello stesso tempo, con la sua carica passionale e con il suo sentire emotivo che trasuda da ogni venatura del legno; stiamo parlando del violino, strumento per eccellenza, che con le sue quattro corde accordate, si veste e vibra di arte.

Note capaci di arrivare dritte al cuore, frementi di passione e di vita, con alti e bassi tutti da raccontare poeticamente e con forza al contempo: è questo Alessio Bidoli, virtuoso dello strumento, uomo profondo, amante della musica a tutto tondo, nonché figlio d’arte.

Originario di Milano, Alessio inizia a suonare il violino già a 7 anni, diplomandosi a soli 20 anni al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, sotto la guida del maestro Gigino Maestri.

Tra le dita stringe uno degli strumenti del nonno, Dante Regazzoni, uno dei più rilevanti esponenti della liuteria lombarda del 1900, capace di plasmare strumenti “fantastici, giovani, brillanti”. C’è un filo rosso che unisce tutta la sua famiglia: sua madre, infatti, è stata cantante prima che artista, spronandolo, con disciplina, a studiare musica ed intraprendere la strada del violino. Alessio ci confida, infatti: “La materia diventa forma, la forma entra nelle sculture di mia madre e le sue sculture diventano il suo suono”. Qualcosa di sacro, dunque, mai un gioco per questo ragazzo divenuto uomo molto presto.

Istrionico e con una grande carica emotiva da trasmettere quando suona, Alessio sente forte l’influsso di Pierre Amoyal, suo maestro a Losanna, e di Salvatore Accardo, altra sua guida importante in questo perscorso che non finisce mai e che dal 2013 prosegue col sodalizio col pianista Bruno Canino, da cui hanno visto la luce 5 album ed una ristampa.

Oltre a questi, Alessio si è misurato con uno dei più significativi autori musicali del XX secolo: Nino Rota; da questo confronto è nato “Chamber Works”, pubblicato da Decca Italy, l’ultimo album del giovane musicista milanese, impreziosito da pianoforte, flauto e arpa ed ingentilito dalla raffinatezza del suo violino. 

Attualmente Alessio insegna al Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria e continua a studiare per essere sempre l’interprete capace di emozionare le platee quale già da tempo è.

Il suono viene da dentro di noi” dice uno dei più grandi violinisti dei nostri tempi, Uto Ughi e il violino è come l’auto per l’atleta di formula uno, ma è chi esegue che deve trasmettere emozioni; lo strumento è un tramite importante del suono interiore, un filtro che ammorbidisce, arricchisce e colora.

Per Alessio il linguaggio musicale è evoluzione sentimento nostalgia e poesia. Un linguaggio che con le sue venature e le sue curve disegna uno spartito a cui l’artista dà le appropriate note e pregevolezze poetiche di grande tecnica, virtuosismo ed intensità che è facile abbracciare e di cui è facile essere anche noi interpreti e disegnatori del suo presente e futuro.

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