VIRGINEDDA ADDURATA

Prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, Giuseppina Torregrossa affronta una violenza antica e moderna: la discriminazione contro la donna “in quanto donna”, che spesso assume i connotati di una vera e propria “tragedia normale”, da nascondere agli uomini e confidare solo ai santi.

Virginedda Addurata (Vergine adorata) sarà in scena dal 21 al 23 dicembre (sempre ore 21) al Teatro Libero di Milano, nell’ambito della terza edizione della rassegna teatrale “Palco Off” dedicata ad autori, attori e storie di Sicilia.

Prima degli spettacoli verrà offerta al pubblico una degustazione di vini e prodotti tipici siciliani.

Che succederebbe se potessimo leggere nei pensieri dei santi, che fissano chi li invoca immobili e impassibili nelle loro statue, apparentemente condiscendenti a tutto quanto esca dalle bocche dei fedeli? Giuseppina Torregrossa si pone un simile dubbio e dà vita a Santa Rosolia, la virginedda addurata, patrona di Palermo.

L’autrice racconta, come sanno i lettori dei suoi romanzi (tutti editi da Mondadori), una storia della Sicilia più autentica, in cui si intersecano fede, misticismo e credulità. In una perfetta miscela di ironico e tragico potrà capitare di incontrare una “santuzza” che fuma forte e si ingozza di brioches.

La scrittura della Torregrossa illumina lucidamente la natura umana, che combina demoni e vittime, predatori e predati, quasi che l’uno non possa esistere senza l’altro. Nel confronto il confine tra bene e male si appanna, le donne si fidano e confidano nella Santa, la quale di rimando, brutalmente, ammonisce che spesso le cose, più che dal cielo, vanno risolte sulla terra. “Si deve fare molta attenzione quando si prega, perché si versano molte più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte” dice la Santa.

Ruolo/Vittima e ruolo/carnefice sono come due calamite di segno opposto.

Si attraggono.

Non possono fare a meno l’uno dell’altro.

Non c’è scontro, non c’è ribellione, non c’è ragione, non c’è giustizia.

C’è solo incanto che genera violenza.

La peggiore violenza di sempre.

Il ruolo/Santa è l’intermediario perfetto.

Confidente silente che non giudica, strumento ideale per pulire coscienze tumefatte, è assolutamente in linea con gli altri due ruoli.

Se questi sono i presupposti, quella che raccontiamo è una “tragedia normale”.

Perché in una Sicilia che più tremenda e contemporanea di così si muore, il motto “scherza coi fanti, ma lascia stare i santi” è totalmente infondato.

GIUSEPPINA TORREGROSSA

Laureata in medicina e chirurgia e specializzata in ginecologia, ha lavorato alla clinica ostetrica del policlinico Umberto I di Roma. Impegnata nel volontariato, è vicepresidente del Comitato romano dell’Associazione per la lotta ai tumori al seno (ALTS), e responsabile del programma di prevenzione dei tumori dell’apparato riproduttivo nel carcere femminile di “Rebibbia“ e di “Termini Imerese – Palermo”.

Ha esordito come scrittrice a 51 anni, nel 2007, con il romanzo L’assaggiatrice. Diventa famosa al grande pubblico con Il conto delle minne, pubblicato nel 2009 da Mondadori, a cui seguono, sempre per la casa editrice Mondadori, Manna e miele, ferro e fuoco (2011) e Panza e prisenza (2012). Con il monologo teatrale Adele ha vinto nel 2008 il premio opera prima “Donne e teatro” di Roma. Nel 2013 è finalista del Premio Fedeli, mentre nel 2015 vince il Premio letterario internazionale Nino Martoglio e il premio Baccante.

NICOLA ALBERTO OROFINO

Nato a Catania nel 1980 si forma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, lavora con Luca Ronconi e con personalità come Massimo Popolizio, Mariangela Melato, Franco Branciaroli, Lydia Stix, MariseFlach, Ferruccio Soleri. Partecipa a La vita è sogno, Phoenix, Candelaio, Infinities, Amor nello Specchio diretti da Luca Ronconi. Nel 2000 recita in Socrate di Vincenzo Cerami e Nicola Piovani per la regia di Gigi Proietti al Teatro alla Scala di Milano, nell’opera Tatjana di A. Corghi, in prima esecuzione assoluta, con la regia di Peter Stein. Nel 2003 collabora con Gianfranco De Bosio in Vaccaria, Il Parlamento e Bilora e nel 2004 comincia la collaborazione con Gianni Salvo al Piccolo Teatro di Catania. Nell’ottobre 2015 inaugura la stagione di Palco Off a Catania con un allestimento di Misura per misura che raccoglie molti consensi di pubblico e critica e ottiene altrettanto successo a marzo 2016 curando la regia di Sugnu o non sugnu – Una notte insonne in casa Shakespeare. Dal 2012 al 2015 è direttore artistico del progetto XXI IN SCENA del Piccolo Teatro di Catania.

 

Dal 21 al 23 dicembre 2017

Spettacolo inserito nella rassegna PALCO OFF

TEATRO LIBERO – MILANO

di Giuseppina Torregrossa

con Egle Doria e Francesca Vitale

voce fuori campo Fiorenzo Fiorito

disegno luci Simone Raimondo / costumi Monia Torchia

sartoria Nina Sarra Pistone

regia Nicola Alberto Orofino

produzione La Memoria del Teatro

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