IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
La produzione di videoarte e cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta, sono al centro di un unico grande progetto espositivo articolato in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna
12 aprile – 4 settembre 2022
Un’unica grande mostra, due luoghi. “IL VIDEO RENDE FELICI. Videoarte in Italia” è una mostra unitaria che si articola in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna, dal 12 aprile al 4 settembre 2022. Soggetto della mostra è la videoarte e il cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta ai primi decenni del nuovo secolo.
Il progetto, a cura di Valentina Valentini, è promosso da Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Con il patrocinio di “Sapienza” Università di Roma, Università degli Studi di Udine e Università degli Studi di Milano Bicocca. In collaborazione con AAMOD | Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Cineteca Nazionale | Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Lo schermo dell’arte | festival di cinema e arte contemporanea, RAI Teche, La Camera Ottica, Riccione Teatro. Con la collaborazione scientifica di Sapienza Università di Roma | Dipartimento di Design Pianificazione, Tecnologie dell’Architettura. Organizzazione di Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Azienda Speciale Palaexpo e Zètema Progetto Cultura. Catalogo a cura di Cosetta Saba e Valentina Valentini, edito da Treccani.
In mostra 19 installazioni a cui si aggiungono oltre 300 opere raccolte all’interno di rassegne dedicate, per un totale di oltre 100 artiste e artisti coinvolti. Il percorso espositivo si snoda attraverso la molteplice varietà di formati espositivi: video monocanale, installazioni video, multimediali, interattive, con l’intento di evidenziare le interferenze del video con il cinema, la tv, il teatro, la danza, la fotografia, le arti plastiche. Alle opere esposte si affiancano i numerosi documenti, bozzetti, disegni, locandine, manifesti, fotografie e cataloghi, che ne ripercorrono il processo produttivo e il contesto storico.
Questa dimensione intermediale è analizzata in ciascuno spazio da una diversa prospettiva così da creare un’articolazione autonoma e nello stesso tempo interrelata nelle due sedi espositive.
Al Palazzo delle Esposizioni il percorso mira a evidenziare le trasformazioni del formato installativo nel suo dialogo con lo spazio e con i dispositivi tecnologici, in un arco cronologico che va dalla fine degli anni Sessanta al XXI secolo. Le opere qui presenti sono rappresentative, oltre che della ricerca dell’artista, di una sperimentazione delle tecnologie elettroniche e digitali in rapporto alla storia della videoarte in Italia. Il programma include 13 rassegne fra miscellanee e personali di film d’artista e video monocanale. Artisti in mostra: Marinella Pirelli, Michele Sambin, Giovanotti Mondani Meccanici, Mario Convertino, Studio Azzurro, Daniele Puppi, Rosa Barba, Danilo Correale, Elisa Giardina Papa, Quayola, Donato Piccolo.
Alla GAM si espongono sia installazioni sia opere monocanale provenienti dai centri di produzione e disseminazione della videoarte, attivi in Italia sin dagli anni ’60, con una forte vocazione internazionale. Sono poste in luce le relazioni tra la videoarte, l’architettura radicale e il design postmodernista; le ibridazioni fra video e danza e fra video e teatro. Una ampia sezione è dedicata alle sperimentazioni televisive e ai programmi televisivi realizzati da artisti e a una selezione di Festival video. Tra le installazioni opere di Fabio Mauri, Daniel Buren, Bill Viola, Cosimo Terlizzi, Umberto Bignardi, Masbedo, Fabrizio Plessi, Franco Vaccari.
L’Italia è stata promotrice di progetti esemplari e pionieristici e rappresenta un punto di riferimento artistico-culturale per la sperimentazione video. Varietà, qualità e respiro internazionale caratterizzano le iniziative legate a questo medium fin dai primi anni Settanta, in un contesto caratterizzato dalle nuove estetiche emerse con l’arte ambientale, la body art, l’arte povera, la musica sperimentale, la controinformazione e le nuove forme di teatro e danza.
Dalla fine degli anni Settanta la videoarte acquisisce forme complesse di ibridazione attraverso l’utilizzo sperimentale del video, in televisione come nel teatro e nella danza fino all’emergere delle prime forme di computer art. Negli anni Novanta il formato installazione (video e multimedia) trova nei musei, nelle gallerie e in istituzioni come la Biennale di Venezia, una grande accoglienza, favorito dal diffondersi delle tecnologie digitali. Infine nel nuovo secolo si accentua l’assimilazione della videoarte nel vasto territorio dell’immagine in movimento trasformato dalle tecnologie digitali.
Sono in programma rassegne di film d’artista e video, tavole rotonde e performance dal vivo.
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale, 194
Orari
domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Lunedì chiuso L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura
Biglietti
Intero € 10 – Ridotto € 8 – Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4 – gratuito fino a 6 anni
Dal 28 aprile 2022: intero € 12.50 – ridotto € 10 – Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6
Ingresso gratuito il primo mercoledì del mese per gli under 30 dalle 14.00
Ingresso gratuito per i possessori della membership card PdE.
Informazioni e prenotazioni
www.palazzoesposizioni.it
Social Media
Facebook: @PalazzoEsposizioni | Instagram: @PalazzoEsposizioni | Twitter: @Esposizioni
GAM – Galleria d’Arte Moderna
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Orari
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
Biglietti
Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 9,00 intero e di € 8,00 ridotto, per i non residenti; biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 8,00 intero e di € 7,00 ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Ingresso gratuito ai possessori della MIC card
Informazioni e prenotazioni
T. +39 060608 tutti i giorni ore 9.00 – 21.00 www.galleriaartemodernaroma.it ; www.museiincomuneroma.it
Social Media
Facebook: @GalleriaArteModerna @MuseiInComuneRoma | Instagram: @museiincomuneroma
Twitter: @museiincomune
Hashtag ufficiale
#ilvideorendefelici #VideoarteinItalia
Social media Enti promotori
Direzione Generale Creatività Contemporanea – MiC
Facebook: @CreativitaContemporanea | Instagram: @creativita_contemporanea
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Facebook: @SovrintendenzaCapitolina | @sovrintendenzacapitolina
Azienda Speciale Palaexpo
Facebook: @aziendaspecialepalaexpo
Riduzioni speciali
Presentando il biglietto della mostra della Galleria d’Arte Moderna si ha diritto all’ingresso ridotto al Palazzo delle Esposizioni e viceversa.
Biglietto ridotto al Palazzo delle Esposizioni per i possessori di MIC card e biglietto ridotto alla Galleria d’Arte Moderna per i possessori di PdE card.
L’ingresso ai due spazi espositivi sarà consentito nel rispetto della vigente normativa sulle misure di contrasto e contenimento del covid-19
IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
VADEMECUM
ELENCO OPERE ARTISTI
Palazzo delle Esposizioni
MARINELLA PIRELLI, Film ambiente, 1968-1969/2004
installazione / 16 mm trasferito su digitale, colore, sonoro, struttura modulare in metallo, pannelli serigrafati in policarbonato, 375 x 375 cm
Archivio Marinella Pirelli, Varese. Courtesy Richard Saltoun Gallery
Fra le opere più importanti di Marinella Pirelli, l’installazione si presenta come un ambiente percorribile, costituito da uno schermo tridimensionale su cui viene proiettato Nuovo Paradiso (1968-1969), un “lm che l’artista realizza con riprese all’omonimo gruppo di sculture di Gino Marotta. In questo spazio dinamico, il suono è generato da cellule fotosensibili che reagiscono al movimento della luce e dei visitatori. Il dispositivo audio interattivo, ideato nel 1969 da Livio Castiglioni, è stato ricostruito per la mostra.
(Veduta dell’installazione nella mostra Luce e movimento, 2019, Milano, Museo del Novecento. Foto Lorenzo Palmieri, courtesy Archivio Marinella Pirelli, Varese)
MICHELE SAMBIN, Il tempo consuma, 1979/2021
installazione / 3 videoproiettori in loop, b/n, sonoro, modellino, disegni
ArchiviVo Sambin
L’opera fa uso del videoloop, dispositivo creato dall’artista nel 1978, che consente di riprendere e proiettare in tempo reale immagini in movimento, sovrapponendole sullo stesso schermo. Nella versione originale, un segmento di nastro magnetico, il cui inizio e fine erano uniti a creare un anello, girava tra due videoregistratori collegati l’uno alla telecamera e l’altro al monitor. Michele Sambin si posizionava tra la telecamera e lo schermo e, oscillando come un metronomo, ripeteva: «il tempo consuma le immagini, il tempo consuma i suoni». Sullo schermo si moltiplicavano in sovrapposizione le immagini in tempo reale, ‘consumandosi’ e trasformandosi in forme astratte. Lo stesso procedimento avveniva con le parole, che perdendo comprensibilità si trasformavano in suoni. L’artista ripropone una versione in digitale dell’installazione originaria. Tre proiezioni rappresentano la ricomposizione delle opere Il tempo consuma, Sax soprano e Anche le mani invecchiano del 1979.
(Progetto dell’installazione, 2020. Courtesy ArchiviVo Sambin)
GIOVANOTTI MONDANI MECCANICI, Computer comics, 1984
installazione / 3 videoproiettori, colore, sonoro, 1 computer Apple II con emulatore interno, tulle teatrale
Giovanotti Mondani Meccanici – Antonio Glessi, Andrea Zingoni
Pionieri dell’uso espressivo del personal computer, in questa installazione i GMM presentano i primi computer comics della storia del fumetto, Giovanotti Mondani Meccanici e Giovanotti Mondani Meccanici contro Dracula, proiettandoli su un tulle che ne riverbera l’immagine sul muro retrostante. Per contestualizzare la natura digitale dell’opera e offrirle tridimensionalità spaziale, sulle pareti laterali della stanza sono proiettate delle pixel-textures. Accanto alle proiezioni, su un computer Apple II (già presente nella versione originale, e riadattato), scorre il testo di Pier Vittorio Tondelli scritto appositamente nel 1984.
(Elaborazione grafica con logo e immagine dal primo fumetto dei GMM. Courtesy gli artisti)
MARIO CONVERTINO, * end, 1987/2020
videowall / 14 video, colore, sonoro, 13 monitor, 1 tablet, strutture in legno, pittura
Collezione Patrizia Convertino
* end di Mario Convertino è un videowall composto da tredici monitor e un tablet inseriti in tre strutture cubiche di legno dipinte che riproducono le lettere ‘e’, ‘n’ e ‘d’, a formare la parola ‘end’. In alto a destra, il tablet, inserito all’interno di una scatola più piccola, riporta l’immagine di un asterisco. La parola si colora di una cascata di acqua elettronica e di lettere di differenti font e dimensioni, accompagnate da sonorità ipnotiche, secondo la pratica della ‘videografica’ (la grafica applicata al video), alla base della ricerca creativa dell’artista.
(Veduta del videowall nella mostra Video Set, 1987-1988, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Padiglione d’Arte Contemporanea, Parco Massari. Foto Marco Caselli/Nirmal)
STUDIO AZZURRO, Coro, 1995
ambiente sensibile / 4 videoproiettori, 16 programmi video, 4 speaker audio, tappetini sensibili, moquette
Collezione Studio Azzurro
Sulla superficie di un grande tappeto srotolato a terra sono proiettati alcuni corpi immobili che sembrano addormentati. Il visitatore, calpestandoli, li vede reagire al proprio gesto: più sono i passaggi, più si alimenta il coro di voci e movimenti, che riflette la danza involontaria dei visitatori. Il tappeto, spogliato delle decorazioni e animato dai corpi, diventa così metafora di un’intera ‘cosmogonia sottoposta ai piedi dei potenti’. Coro è uno dei primi esempi di ‘ambiente sensibile’, uno spazio interattivo che ha permesso un nuovo rapporto con lo spettatore.
(Veduta dell’installazione nella mostra Embracing interactive art, 2001, Tokyo, InterCommunication Center. Foto Studio Azzurro)
DANIELE PUPPI, Fatica n. 26, 2004
installazione / 2 videoproiettori, 2 BrightSign, mixer audio, 2 diffusori, 2 subwoofer, 60’
Collezione privata
Fatica n. 26 è un’installazione video-sonora che si differenzia dalle altre opere del ciclo delle Fatiche, in quanto itinerante e site specific al tempo stesso. La particolarità consiste nel suo sviluppo angolare: si tratta di due videoproiezioni incrociate e sincronizzate che si ‘fondono’ in un angolo, offrendo allo spettatore brevi e intense percezioni tridimensionali.
(Veduta dell’installazione nella mostra Italy made in art: now, 2006, Shanghai, Museum of Contemporary Art)
ROSA BARBA, Western round table, 2007
installazione / 2 proiettori 16 mm, 2 pellicole 16 mm, loop, sonoro ottico, 2’
Collezione Nomas Foundation
L’opera si compone di due proiettori posizionati nell’angolo di una stanza, l’uno di fronte all’altro. Le pellicole non proiettano immagini ma luce, e scorrono all’unisono producendo suono. Il fascio di proiezione di un proiettore illumina l’altro, creando delle ombre sulla parete retrostante, simili alle sagome di due personaggi che dialogano.
Fonte di ispirazione dell’opera è la conferenza che ebbe luogo nel Deserto del Mojave nel 1949 sulle pratiche artistiche contemporanee e sulla loro trasmissibilità, cui parteciparono scienziati, filosofi, esperti d’arte, tra cui Marcel Duchamp, Frank Lloyd Wright e Gregory Bateson.
(Veduta dell’installazione, 2016, Amsterdam, Eye Filmmuseum. Foto Studio Hans Wilschut, courtesy l’artista e Vistamare/Vistamarestudio, Pescara/Milano)
DANILO CORREALE, No more sleep no more, 2016
installazione / video digitale HD, colore, sonoro, 240’, cu!e, chaise-longue
Collezione dell’artista
No more sleep no more è pensata come un’installazione audiovisiva, in cui stare, passare del tempo, riposarsi. Lo spettatore è invitato a sdraiarsi su una chaise-longue, per ascoltare conversazioni tra l’artista e sociologi, storici,”loso”, antropologi, sul rapporto sonno-veglia, mentre osserva immagini astratte scorrere su un grande schermo.
(Veduta dell’installazione nella mostra Tales of exhaustion, 2016, Bruxelles, La Loge. Courtesy La Loge e l’artista)
ELISA GIARDINA PAPA, Technologies of care, 2016
installazione / 2 video digitali HD, colore, sonoro, 24’ 47’’, 2 cuffie, tappetini in schiuma, pannelli OSB, supporti in metallo, capelli
Commissionata da Rhizome.org. Collezione dell’artista
Technologies of care è la prima opera di una trilogia sulle nuove forme di lavoro precario che emergono nell’epoca del capitalismo digitale, e sul loro rapporto con le emozioni. Nell’opera sono proposte storie legate al mondo dei caregiver online: un’artista-youtuber ASMR (acronimo per autonomous sensory meridian response), una coach per appuntamenti, una fetish performer, una scrittrice di racconti, una fan-for-hire per social media, una nail artist,un’operatrice dell’assistenza clienti e un chatbot umano.
(Veduta dell’installazione nella mostra TechnoCare, 2019, Vienna, Kunstraum Niederoesterreich.
Foto eSeL.at/Lorenz Seidler)
QUAYOLA, Transient #E_001-04_4ch, dalla serie Transient – Impermanent paintings, 2020
installazione / video 4K multicanale, colore, sonoro, 13’ 20’’ loop, 4 monitor 55’’, esemplare unico
Collezione dell’artista
Transient #E_001-04_4ch è una variante installativa a quattro schermi che deriva dalla serie Transient (una perfomance con musicisti, pianoforti robotizzati e proiezione). L’opera prosegue la ricerca di Quayola sulle tecniche artistiche tradizionali, in questo caso la pittura impressionista. La sperimentazione si estende al suono attraverso sistemi generativi non convenzionali. Un software sviluppato ad hoc permette di interconnettere immagini e suono.
(Still dell’opera. Courtesy l’artista)
DONATO PICCOLO, Video machine mobile, 2022
videoscultura mobile / monitor, scheda elettronica dotata di intelligenza artificiale (Niklas Sallali Engineering), scheda Raspberry, servomotori seriali, sistema elettronico di scansione ambiente, sensori a ultrasuono, sensori acustici, scheda audio, trasformatore, 70 x 70 x 20 cm
Collezione dell’artista
Un monitor di circa 27 pollici è sostenuto da zampe robotiche, alimentate da un software artigianale, che sfrutta l’intelligenza artificiale per permettere alla struttura di muoversi e monitorare gli spazi circostanti. Utilizzando svariati sensori a ultrasuoni, questa scultura cinetica crea piccole interazioni con l’ambiente. Un cavo elettrico è collegato al monitor, fungendo non solo da alimentazione ma, metaforicamente, da ‘guinzaglio’, per far sì che l’opera non fuoriesca dallo spazio deputato.
(Foto courtesy l’artista)
GALLERIA D’ARTE MODERNA
UMBERTO BIGNARDI, Fantavisore, 1964/2019
scultura ‘espansa’ / pittura con colori trasparenti su carta oleosa, motore elettrico, programmatore per illuminazione, superficie riflettente, legno
Courtesy Eredi Umberto Bignardi e Galleria Bianconi, Milano
Il Fantavisore è costituito da un pannello semitrasparente, su cui è riportata una serie di disegni originati dalle tavole cronofotografiche di Eadweard Muybridge, elaborati su diversi supporti. Illuminate a turno da lampadine, le immagini sono messe in movimento (e rilievo) dalla luce. Bignardi ha definito il Fantavisore e altre sue sculture ‘espanse’, come Prismobile, ‘media trovati modificati’, poiché realizzate con tecnologia povera.
(Umberto Bignardi riflesso nel Fantavisore. Foto Pietro Galletti, courtesy Galletti Archives)
FABIO MAURI, Il televisore che piange, 1972
video monocanale / videoregistrazione RAI – Radiotelevisione italiana, II Canale, 1972
16 mm trasferito in digitale, monitor a tubo catodico, b/n, sonoro, formato 4:3, 3’ 12’’
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
Il televisore che piange è un’opera video che riproduce la performance andata in onda durante la trasmissione televisiva Happening (1972) sul II Canale, oggi RAI 2. L’artista compare sullo schermo con alle spalle un foglio con la scritta ‘The End’. Seguono 60 secondi di vuoto, finché in sottofondo non emerge il suono di un pianto e sullo schermo appaiono le parole ‘Il televisore che piange’. Infine, la telecamera inquadra di nuovo ‘The End’. Durante la trasmissione, molti utenti telefonarono alla RAI chiedendo il motivo di quello che apparve come un curioso e prolungato guasto: ‘qualcuno piangeva nel vuoto dello schermo’.
(Still da videoregistrazione RAI – Radiotelevisione italiana, 1972. Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth)
FRANCO VACCARI, Esposizione in tempo reale n. 6: il mendicante elettronico – Der Bettler, 1973
video monocanale / 16 mm trasferito in digitale, b/n, muto, 20’ 36’’, monitor a tubo catodico, cartello
Courtesy l’artista e P420, Bologna
Il mendicante elettronico fa parte delle Esposizioni in tempo reale, una serie di opere e mostre che coinvolgono gli spettatori nel ribaltamento della funzione di media come la fotogra!a e il video, da meccanismi di potere a dispositivi di partecipazione. Dopo aver ripreso un mendicante che chiede l’elemosina, Vaccari colloca nello stesso luogo un televisore che mostra la scena registrata con l’aggiunta del seguente testo: ‘Il cieco torna subito’. L’utilizzo a scopo privato del mezzo televisivo, normalmente controllato da gruppi di potere, «procura istantaneamente un effetto di mitizzazione, per cui, parafrasando McLuhan, potremmo sostenere che IL MEDIUM È IL POTERE», scrive l’artista.
(Foto Michele Sereni, courtesy l’artista e P420, Bologna)
DANIEL BUREN, D’un cadre à l’autre : 5 images/fragments d’un modèle retransmis directement à l’échelle 1/1, 1974/2022
video ‘in situ’ / carta serigrafata a righe, 5 schermi, 5 videocamere
Courtesy l’artista, Collezione Musée national d’art moderne, Centre Pompidou, Parigi
Da un riquadro all’altro è una opera video ‘in situ’, composta da una carta a strisce, posta su una parete e ripresa da cinque telecamere che la ri-proiettano su quattro monitor a colori e su un quinto in bianco e nero, ciascuno di diverse dimensioni. Lo spettatore assiste alla riproduzione in diretta di frammenti del pattern in scala 1/1. L’opera, concepita nel 1973 per la Videogalerie di Gerry Schum a Düsseldorf, è stata realizzata al centro di produzione art/tapes/22 di Firenze nel 1974.
(Photo-souvenir del video ‘in situ’, mostra art/tapes/22, 2008, University Art Museum, California State University, Long Beach, California, dettaglio)
BILL VIOLA, Il vapore, 1975
installazione / video b/n, sonoro, videocamera, tatami, pentola con foglie di eucalipto in acqua bollente, fornello MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma
Una pentola di metallo con all’interno delle foglie di eucalipto bolle, emanando vapore e profumo. Su un monitor si vede Bill Viola intento a versare l’acqua in una pentola con la bocca, mentre il suono prodotto riecheggia nello spazio. Contemporaneamente, una telecamera riprende lo spazio e lo spettatore, trasmettendo le immagini in tempo reale sullo stesso monitor, sovrapposte alle precedenti. «Tempo presente e tempo passato», scrive l’artista, «coesistono simultaneamente». Ispirata al poeta persiano Jalāl al-Dīn Rūmī (1207-1273) e alla sua Storia IV di Masnavi (Poesie spirituali), Il vapore è stata realizzata a Firenze, presso lo spazio Zona, in occasione della mostra Per conoscenza.
(Veduta dell’installazione nella mostra Per conoscenza, 1975, Firenze, Zona. Foto Gianni Melotti)
FABRIZIO PLESSI, Water, 1976
installazione / video, colore, sonoro, monitor a tubo catodico, tela, ferro, neon
Collezione privata
Il monitor trasmette un’immagine d’acqua, una costante nei lavori dell’artista, in cui è immersa la parola ‘water’, come fosse il riflesso del neon ‘water’ posto sopra il televisore. Sulla parete un dipinto a olio su tela riproduce la situazione sottostante, invertendo la direzione della scritta. L’opera di Fabrizio Plessi sintetizza i tratti propri dell’estetica videografica dei primi decenni della storia del video in Italia: la dimensione oggettuale della videoscultura, il rapporto con la storia dell’arte, il carattere fluido dell’immagine elettronica e, non ultima, la riflessività.
(Progetto per l’installazione, 1976. Courtesy Archivio Plessi)
COSIMO TERLIZZI, Ritratto di famiglia, 2001
video monocanale / video digitale, monitor, colore, sonoro, 5’
Collezione dell’artista
L’artista rielabora con software video digitali una fotografa del 1867, che rappresenta una ricca famiglia italiana in posa, facendo scorrere su di essa la telecamera come una lente di ingrandimento che ne rivela i particolari espressivi. «Lo spettatore – scrive l’artista – assiste alla narrazione di questa indagine, come un’esplorazione nei minimi dettagli di un’esistenza, o come qualcosa che può solo essere suggerito alla mente di chi guarda».
(Still dell’opera. Courtesy l’artista)
MASBEDO, Blind mirrors, 2019
video monocanale / videoproiezione HD, colore, sonoro, 8’ 35’’ loop
Collezione degli artisti
Siamo all’interno della sala del Palazzo Valguarnera-Gangi di Palermo, luogo in cui Luchino Visconti ha girato la famosa scena del ballo del Gattopardo, simbolo della decadenza della vecchia aristocrazia e dell’ascesa della nuova borghesia. MASBEDO inserisce in questa location il
Bharatanatyam del Tamil Nadu, danza della comunità indiana radicata nel capoluogo siciliano: un repertorio sofisticato di gesti delle mani, degli occhi, dei muscoli facciali.
Gli specchi all’interno della sala sono come velati da una cataratta nera, causata dalle lampade a tungsteno che Visconti ha usato per ottenere un effetto di brillantezza, e che ne hanno invece annullato la capacità riflettente.
(Still dell’opera. Courtesy gli artisti)
FABIO MASSIMO IAQUONE, VerveS sulle OndE, 1991
video monocanale
3/4” BVU, colore, sonoro, 3’ 20”, loop
Collezione dell’artista
VerveS sulle OndE nasce dalla fascinazione dell’artista per le onde radio e i disturbi dei segnali televisivi. L’opera fa uso di una serie di questi disturbi video analogici e di frequenze radiofoniche internazionali, stimolando la fantasia dello spettatore attraverso l’immagine e il suono.
IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
VADEMECUM
ELENCO OPERE ARTISTI
Palazzo delle Esposizioni
MARINELLA PIRELLI, Film ambiente, 1968-1969/2004
installazione / 16 mm trasferito su digitale, colore, sonoro, struttura modulare in metallo, pannelli serigrafati in policarbonato, 375 x 375 cm
Archivio Marinella Pirelli, Varese. Courtesy Richard Saltoun Gallery
Fra le opere più importanti di Marinella Pirelli, l’installazione si presenta come un ambiente percorribile, costituito da uno schermo tridimensionale su cui viene proiettato Nuovo Paradiso (1968-1969), un “lm che l’artista realizza con riprese all’omonimo gruppo di sculture di Gino Marotta. In questo spazio dinamico, il suono è generato da cellule fotosensibili che reagiscono al movimento della luce e dei visitatori. Il dispositivo audio interattivo, ideato nel 1969 da Livio Castiglioni, è stato ricostruito per la mostra.
(Veduta dell’installazione nella mostra Luce e movimento, 2019, Milano, Museo del Novecento. Foto Lorenzo Palmieri, courtesy Archivio Marinella Pirelli, Varese)
MICHELE SAMBIN, Il tempo consuma, 1979/2021
installazione / 3 videoproiettori in loop, b/n, sonoro, modellino, disegni
ArchiviVo Sambin
L’opera fa uso del videoloop, dispositivo creato dall’artista nel 1978, che consente di riprendere e proiettare in tempo reale immagini in movimento, sovrapponendole sullo stesso schermo. Nella versione originale, un segmento di nastro magnetico, il cui inizio e fine erano uniti a creare un anello, girava tra due videoregistratori collegati l’uno alla telecamera e l’altro al monitor. Michele Sambin si posizionava tra la telecamera e lo schermo e, oscillando come un metronomo, ripeteva: «il tempo consuma le immagini, il tempo consuma i suoni». Sullo schermo si moltiplicavano in sovrapposizione le immagini in tempo reale, ‘consumandosi’ e trasformandosi in forme astratte. Lo stesso procedimento avveniva con le parole, che perdendo comprensibilità si trasformavano in suoni. L’artista ripropone una versione in digitale dell’installazione originaria. Tre proiezioni rappresentano la ricomposizione delle opere Il tempo consuma, Sax soprano e Anche le mani invecchiano del 1979.
(Progetto dell’installazione, 2020. Courtesy ArchiviVo Sambin)
GIOVANOTTI MONDANI MECCANICI, Computer comics, 1984
installazione / 3 videoproiettori, colore, sonoro, 1 computer Apple II con emulatore interno, tulle teatrale
Giovanotti Mondani Meccanici – Antonio Glessi, Andrea Zingoni
Pionieri dell’uso espressivo del personal computer, in questa installazione i GMM presentano i primi computer comics della storia del fumetto, Giovanotti Mondani Meccanici e Giovanotti Mondani Meccanici contro Dracula, proiettandoli su un tulle che ne riverbera l’immagine sul muro retrostante. Per contestualizzare la natura digitale dell’opera e offrirle tridimensionalità spaziale, sulle pareti laterali della stanza sono proiettate delle pixel-textures. Accanto alle proiezioni, su un computer Apple II (già presente nella versione originale, e riadattato), scorre il testo di Pier Vittorio Tondelli scritto appositamente nel 1984.
(Elaborazione grafica con logo e immagine dal primo fumetto dei GMM. Courtesy gli artisti)
MARIO CONVERTINO, * end, 1987/2020
videowall / 14 video, colore, sonoro, 13 monitor, 1 tablet, strutture in legno, pittura
Collezione Patrizia Convertino
* end di Mario Convertino è un videowall composto da tredici monitor e un tablet inseriti in tre strutture cubiche di legno dipinte che riproducono le lettere ‘e’, ‘n’ e ‘d’, a formare la parola ‘end’. In alto a destra, il tablet, inserito all’interno di una scatola più piccola, riporta l’immagine di un asterisco. La parola si colora di una cascata di acqua elettronica e di lettere di differenti font e dimensioni, accompagnate da sonorità ipnotiche, secondo la pratica della ‘videografica’ (la grafica applicata al video), alla base della ricerca creativa dell’artista.
(Veduta del videowall nella mostra Video Set, 1987-1988, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, Padiglione d’Arte Contemporanea, Parco Massari. Foto Marco Caselli/Nirmal)
STUDIO AZZURRO, Coro, 1995
ambiente sensibile / 4 videoproiettori, 16 programmi video, 4 speaker audio, tappetini sensibili, moquette
Collezione Studio Azzurro
Sulla superficie di un grande tappeto srotolato a terra sono proiettati alcuni corpi immobili che sembrano addormentati. Il visitatore, calpestandoli, li vede reagire al proprio gesto: più sono i passaggi, più si alimenta il coro di voci e movimenti, che riflette la danza involontaria dei visitatori. Il tappeto, spogliato delle decorazioni e animato dai corpi, diventa così metafora di un’intera ‘cosmogonia sottoposta ai piedi dei potenti’. Coro è uno dei primi esempi di ‘ambiente sensibile’, uno spazio interattivo che ha permesso un nuovo rapporto con lo spettatore.
(Veduta dell’installazione nella mostra Embracing interactive art, 2001, Tokyo, InterCommunication Center. Foto Studio Azzurro)
DANIELE PUPPI, Fatica n. 26, 2004
installazione / 2 videoproiettori, 2 BrightSign, mixer audio, 2 diffusori, 2 subwoofer, 60’
Collezione privata
Fatica n. 26 è un’installazione video-sonora che si differenzia dalle altre opere del ciclo delle Fatiche, in quanto itinerante e site specific al tempo stesso. La particolarità consiste nel suo sviluppo angolare: si tratta di due videoproiezioni incrociate e sincronizzate che si ‘fondono’ in un angolo, offrendo allo spettatore brevi e intense percezioni tridimensionali.
(Veduta dell’installazione nella mostra Italy made in art: now, 2006, Shanghai, Museum of Contemporary Art)
ROSA BARBA, Western round table, 2007
installazione / 2 proiettori 16 mm, 2 pellicole 16 mm, loop, sonoro ottico, 2’
Collezione Nomas Foundation
L’opera si compone di due proiettori posizionati nell’angolo di una stanza, l’uno di fronte all’altro. Le pellicole non proiettano immagini ma luce, e scorrono all’unisono producendo suono. Il fascio di proiezione di un proiettore illumina l’altro, creando delle ombre sulla parete retrostante, simili alle sagome di due personaggi che dialogano.
Fonte di ispirazione dell’opera è la conferenza che ebbe luogo nel Deserto del Mojave nel 1949 sulle pratiche artistiche contemporanee e sulla loro trasmissibilità, cui parteciparono scienziati, filosofi, esperti d’arte, tra cui Marcel Duchamp, Frank Lloyd Wright e Gregory Bateson.
(Veduta dell’installazione, 2016, Amsterdam, Eye Filmmuseum. Foto Studio Hans Wilschut, courtesy l’artista e Vistamare/Vistamarestudio, Pescara/Milano)
DANILO CORREALE, No more sleep no more, 2016
installazione / video digitale HD, colore, sonoro, 240’, cu!e, chaise-longue
Collezione dell’artista
No more sleep no more è pensata come un’installazione audiovisiva, in cui stare, passare del tempo, riposarsi. Lo spettatore è invitato a sdraiarsi su una chaise-longue, per ascoltare conversazioni tra l’artista e sociologi, storici,”loso”, antropologi, sul rapporto sonno-veglia, mentre osserva immagini astratte scorrere su un grande schermo.
(Veduta dell’installazione nella mostra Tales of exhaustion, 2016, Bruxelles, La Loge. Courtesy La Loge e l’artista)
ELISA GIARDINA PAPA, Technologies of care, 2016
installazione / 2 video digitali HD, colore, sonoro, 24’ 47’’, 2 cuffie, tappetini in schiuma, pannelli OSB, supporti in metallo, capelli
Commissionata da Rhizome.org. Collezione dell’artista
Technologies of care è la prima opera di una trilogia sulle nuove forme di lavoro precario che emergono nell’epoca del capitalismo digitale, e sul loro rapporto con le emozioni. Nell’opera sono proposte storie legate al mondo dei caregiver online: un’artista-youtuber ASMR (acronimo per autonomous sensory meridian response), una coach per appuntamenti, una fetish performer, una scrittrice di racconti, una fan-for-hire per social media, una nail artist,un’operatrice dell’assistenza clienti e un chatbot umano.
(Veduta dell’installazione nella mostra TechnoCare, 2019, Vienna, Kunstraum Niederoesterreich.
Foto eSeL.at/Lorenz Seidler)
QUAYOLA, Transient #E_001-04_4ch, dalla serie Transient – Impermanent paintings, 2020
installazione / video 4K multicanale, colore, sonoro, 13’ 20’’ loop, 4 monitor 55’’, esemplare unico
Collezione dell’artista
Transient #E_001-04_4ch è una variante installativa a quattro schermi che deriva dalla serie Transient (una perfomance con musicisti, pianoforti robotizzati e proiezione). L’opera prosegue la ricerca di Quayola sulle tecniche artistiche tradizionali, in questo caso la pittura impressionista. La sperimentazione si estende al suono attraverso sistemi generativi non convenzionali. Un software sviluppato ad hoc permette di interconnettere immagini e suono.
(Still dell’opera. Courtesy l’artista)
DONATO PICCOLO, Video machine mobile, 2022
videoscultura mobile / monitor, scheda elettronica dotata di intelligenza artificiale (Niklas Sallali Engineering), scheda Raspberry, servomotori seriali, sistema elettronico di scansione ambiente, sensori a ultrasuono, sensori acustici, scheda audio, trasformatore, 70 x 70 x 20 cm
Collezione dell’artista
Un monitor di circa 27 pollici è sostenuto da zampe robotiche, alimentate da un software artigianale, che sfrutta l’intelligenza artificiale per permettere alla struttura di muoversi e monitorare gli spazi circostanti. Utilizzando svariati sensori a ultrasuoni, questa scultura cinetica crea piccole interazioni con l’ambiente. Un cavo elettrico è collegato al monitor, fungendo non solo da alimentazione ma, metaforicamente, da ‘guinzaglio’, per far sì che l’opera non fuoriesca dallo spazio deputato.
(Foto courtesy l’artista)
GALLERIA D’ARTE MODERNA
UMBERTO BIGNARDI, Fantavisore, 1964/2019
scultura ‘espansa’ / pittura con colori trasparenti su carta oleosa, motore elettrico, programmatore per illuminazione, superficie riflettente, legno
Courtesy Eredi Umberto Bignardi e Galleria Bianconi, Milano
Il Fantavisore è costituito da un pannello semitrasparente, su cui è riportata una serie di disegni originati dalle tavole cronofotografiche di Eadweard Muybridge, elaborati su diversi supporti. Illuminate a turno da lampadine, le immagini sono messe in movimento (e rilievo) dalla luce. Bignardi ha definito il Fantavisore e altre sue sculture ‘espanse’, come Prismobile, ‘media trovati modificati’, poiché realizzate con tecnologia povera.
(Umberto Bignardi riflesso nel Fantavisore. Foto Pietro Galletti, courtesy Galletti Archives)
FABIO MAURI, Il televisore che piange, 1972
video monocanale / videoregistrazione RAI – Radiotelevisione italiana, II Canale, 1972
16 mm trasferito in digitale, monitor a tubo catodico, b/n, sonoro, formato 4:3, 3’ 12’’
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
Il televisore che piange è un’opera video che riproduce la performance andata in onda durante la trasmissione televisiva Happening (1972) sul II Canale, oggi RAI 2. L’artista compare sullo schermo con alle spalle un foglio con la scritta ‘The End’. Seguono 60 secondi di vuoto, finché in sottofondo non emerge il suono di un pianto e sullo schermo appaiono le parole ‘Il televisore che piange’. Infine, la telecamera inquadra di nuovo ‘The End’. Durante la trasmissione, molti utenti telefonarono alla RAI chiedendo il motivo di quello che apparve come un curioso e prolungato guasto: ‘qualcuno piangeva nel vuoto dello schermo’.
(Still da videoregistrazione RAI – Radiotelevisione italiana, 1972. Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth)
FRANCO VACCARI, Esposizione in tempo reale n. 6: il mendicante elettronico – Der Bettler, 1973
video monocanale / 16 mm trasferito in digitale, b/n, muto, 20’ 36’’, monitor a tubo catodico, cartello
Courtesy l’artista e P420, Bologna
Il mendicante elettronico fa parte delle Esposizioni in tempo reale, una serie di opere e mostre che coinvolgono gli spettatori nel ribaltamento della funzione di media come la fotogra!a e il video, da meccanismi di potere a dispositivi di partecipazione. Dopo aver ripreso un mendicante che chiede l’elemosina, Vaccari colloca nello stesso luogo un televisore che mostra la scena registrata con l’aggiunta del seguente testo: ‘Il cieco torna subito’. L’utilizzo a scopo privato del mezzo televisivo, normalmente controllato da gruppi di potere, «procura istantaneamente un effetto di mitizzazione, per cui, parafrasando McLuhan, potremmo sostenere che IL MEDIUM È IL POTERE», scrive l’artista.
(Foto Michele Sereni, courtesy l’artista e P420, Bologna)
DANIEL BUREN, D’un cadre à l’autre : 5 images/fragments d’un modèle retransmis directement à l’échelle 1/1, 1974/2022
video ‘in situ’ / carta serigrafata a righe, 5 schermi, 5 videocamere
Courtesy l’artista, Collezione Musée national d’art moderne, Centre Pompidou, Parigi
Da un riquadro all’altro è una opera video ‘in situ’, composta da una carta a strisce, posta su una parete e ripresa da cinque telecamere che la ri-proiettano su quattro monitor a colori e su un quinto in bianco e nero, ciascuno di diverse dimensioni. Lo spettatore assiste alla riproduzione in diretta di frammenti del pattern in scala 1/1. L’opera, concepita nel 1973 per la Videogalerie di Gerry Schum a Düsseldorf, è stata realizzata al centro di produzione art/tapes/22 di Firenze nel 1974.
(Photo-souvenir del video ‘in situ’, mostra art/tapes/22, 2008, University Art Museum, California State University, Long Beach, California, dettaglio)
BILL VIOLA, Il vapore, 1975
installazione / video b/n, sonoro, videocamera, tatami, pentola con foglie di eucalipto in acqua bollente, fornello MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma
Una pentola di metallo con all’interno delle foglie di eucalipto bolle, emanando vapore e profumo. Su un monitor si vede Bill Viola intento a versare l’acqua in una pentola con la bocca, mentre il suono prodotto riecheggia nello spazio. Contemporaneamente, una telecamera riprende lo spazio e lo spettatore, trasmettendo le immagini in tempo reale sullo stesso monitor, sovrapposte alle precedenti. «Tempo presente e tempo passato», scrive l’artista, «coesistono simultaneamente». Ispirata al poeta persiano Jalāl al-Dīn Rūmī (1207-1273) e alla sua Storia IV di Masnavi (Poesie spirituali), Il vapore è stata realizzata a Firenze, presso lo spazio Zona, in occasione della mostra Per conoscenza.
(Veduta dell’installazione nella mostra Per conoscenza, 1975, Firenze, Zona. Foto Gianni Melotti)
FABRIZIO PLESSI, Water, 1976
installazione / video, colore, sonoro, monitor a tubo catodico, tela, ferro, neon
Collezione privata
Il monitor trasmette un’immagine d’acqua, una costante nei lavori dell’artista, in cui è immersa la parola ‘water’, come fosse il riflesso del neon ‘water’ posto sopra il televisore. Sulla parete un dipinto a olio su tela riproduce la situazione sottostante, invertendo la direzione della scritta. L’opera di Fabrizio Plessi sintetizza i tratti propri dell’estetica videografica dei primi decenni della storia del video in Italia: la dimensione oggettuale della videoscultura, il rapporto con la storia dell’arte, il carattere fluido dell’immagine elettronica e, non ultima, la riflessività.
(Progetto per l’installazione, 1976. Courtesy Archivio Plessi)
COSIMO TERLIZZI, Ritratto di famiglia, 2001
video monocanale / video digitale, monitor, colore, sonoro, 5’
Collezione dell’artista
L’artista rielabora con software video digitali una fotografa del 1867, che rappresenta una ricca famiglia italiana in posa, facendo scorrere su di essa la telecamera come una lente di ingrandimento che ne rivela i particolari espressivi. «Lo spettatore – scrive l’artista – assiste alla narrazione di questa indagine, come un’esplorazione nei minimi dettagli di un’esistenza, o come qualcosa che può solo essere suggerito alla mente di chi guarda».
(Still dell’opera. Courtesy l’artista)
MASBEDO, Blind mirrors, 2019
video monocanale / videoproiezione HD, colore, sonoro, 8’ 35’’ loop
Collezione degli artisti
Siamo all’interno della sala del Palazzo Valguarnera-Gangi di Palermo, luogo in cui Luchino Visconti ha girato la famosa scena del ballo del Gattopardo, simbolo della decadenza della vecchia aristocrazia e dell’ascesa della nuova borghesia. MASBEDO inserisce in questa location il
Bharatanatyam del Tamil Nadu, danza della comunità indiana radicata nel capoluogo siciliano: un repertorio sofisticato di gesti delle mani, degli occhi, dei muscoli facciali.
Gli specchi all’interno della sala sono come velati da una cataratta nera, causata dalle lampade a tungsteno che Visconti ha usato per ottenere un effetto di brillantezza, e che ne hanno invece annullato la capacità riflettente.
(Still dell’opera. Courtesy gli artisti)
FABIO MASSIMO IAQUONE, VerveS sulle OndE, 1991
video monocanale
3/4” BVU, colore, sonoro, 3’ 20”, loop
Collezione dell’artista
VerveS sulle OndE nasce dalla fascinazione dell’artista per le onde radio e i disturbi dei segnali televisivi. L’opera fa uso di una serie di questi disturbi video analogici e di frequenze radiofoniche internazionali, stimolando la fantasia dello spettatore attraverso l’immagine e il suono.
IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
a cura di Valentina Valentini
12 aprile – 4 settembre 2022
Galleria d’Arte Moderna
Il video rende felici. Videoarte in Italia testimonia l’importante ruolo che l’Italia ha svolto nella diffusione della videoarte, anche a livello internazionale, operando una ricostruzione storica a oggi mancante.
Attraverso la varietà dei formati espositivi (video monocanale, installazioni video, multimediali e interattive) e degli apparati volti a ripercorrere il processo produttivo e storico delle singole opere (bozzetti, disegni, locandine, manifesti, fotografie, cataloghi), la mostra mette in luce il lavoro di autori, autrici e gruppi italiani (e stranieri) che nel corso degli ultimi sessant’anni hanno utilizzato il dispositivo elettronico e digitale, nelle sue molteplici declinazioni, come medium privilegiato di ricerca e di sperimentazione audio-visuale.
La mostra, che si estende in due sedi espositive, coinvolge oltre 100 artiste e artisti, tra opere esposte e raccolte all’interno di rassegne dedicate.
Le opere in mostra negli spazi della Galleria d’Arte Moderna rendono conto di come il video si sia declinato in Italia in diversi contesti disciplinari: forme embrionali di expanded cinema, eventi performativi trasmessi con il dispositivo del circuito chiuso, videosculture. Particolare attenzione è portata alle interferenze del video con la danza, il teatro, la televisione, l’architettura radicale e il design postmodernista. I monitor accolgono una selezione di video monocanale, in parte provenienti dai centri di produzione che in Italia, a partire dagli anni ‘70, hanno contribuito a realizzare importanti opere di videoarte, in una dimensione transnazionale. Una selezione è dedicata a opere provenienti da festival radicati in Italia dagli anni ‘80 al Nuovo Millennio e che svolgono un’importante funzione di ricerca e promozione.
Accompagnano la programmazione alcune giornate di studio su temi inerenti la produzione, la curatela, lo statuto giuridico della videoarte, serate di performance e proiezioni.