TORNA A RISUONARE IL CANTO DI GANIMEDE

Il Kaffeehaus del Giardino di Boboli, i suoi prati, le sue fontane: presentati i primi interventi ultimati e il progetto completo di recupero

La fontana di Ganimede è tornata a vivere: dal becco adunco dell’aquila – nel racconto mitologico, il rapace le cui sembianze vennero assunte da Giove per rapire il bellissimo Ganimede di cui si era invaghito – esce di nuovo lo zampillo che risuona cristallino quando cade nell’acqua contenuta nel bacile circolare di marmo. Si tratta della fontana monumentale posta nell’area antistante la salita che porta al Kaffeehaus, e fa parte dei primi interventi di restauro, iniziati fra settembre e ottobre del 2017 e da poco conclusi, della struttura settecentesca voluta dal Granduca Pietro Leopoldo alla sommità del Giardino di Boboli, subito sotto il bastione settentrionale del Forte di Belvedere.

L’intervento ha riguardato il bacino, il fusto centrale, il plinto di base in pietra, il setto murario perimetrale di forma ovoidale e la soprastante cimasa in pietra della fontana di Ganimede, interessati dalle operazioni di pulitura e di protezione dei materiali lapidei.

Inoltre è stato attuato il ripristino funzionale e impiantistico dell’apparato idraulico.

È stata restaurata anche la Grotticella del Kaffeehaus: incassata al centro del muro di sostegno alle due rampe di scale “a tenaglia” che portano all’edificio, essa era stata concepita per infondere un senso di piacevole frescura prima di entrare nel padiglione. Dopo averla liberata dalla erbe infestanti è apparso evidente che nulla restava dell’antico impianto idrico che inumidiva le pareti. L’acqua che fuoriusciva dalle originarie 110 canne di piombo era ormai ridotta a un timido e debole sgorgo: sono state quindi introdotte nuove tubazioni, opportunamente forate per ricreare una generosa e suggestiva gocciolatura sui massi. Anche la parte esterna della grotta è stata sottoposta a restauro: nel corso degli anni, infatti, le spugne erano state in gran parte sostituite da sassi, e gli schienali in cotto delle due sedute in pietra, riportavano scritte lasciate dai visitatori. Il tutto è stato ripulito, consolidato, e riportato a una situazione quanto più possibile simile a quella originaria.

Dalle pietre delle scale sono state eliminate muffe e patine, sono state sottoposte a fermatura le scaglie lapidee non più stabili, e dalle antiche ringhiere in ferro è stata eliminata la ruggine. Per la sistemazione a verde dei balzi di fronte al Kaffeehaus, si è intervenuti anche sull’impianto di irrigazione e sul drenaggio, ed è stato ripristinato il manto erboso tramite un’idrosemina con una mescolanza di semi opportuni.

Fin qui il già fatto. Nel frattempo è stato approntato il progetto architettonico del recupero del Kaffeehaus, il padiglione completato nel 1776 circa su disegno di Zanobi del Rosso: l’architetto del Granduca Pietro Leopoldo, lo stesso cui si devono, tra l’altro, la splendida Limonaia – sempre a Boboli – e la decorazione della Sala di Niobe agli Uffizi. Quando i lavori, che partiranno tra poco, saranno finiti il Kaffeehaus – l’area intorno al quale è già ora di nuovo accessibile – tornerà ad essere un punto di sosta e ristoro, un luogo magico e privilegiato dal quale godere la vista del giardino, sullo sfondo di un panorama unico sulla città. È stato messo a punto il progetto definitivo che riguarderà esterni ed interni, illuminazione, messa a norma degli impianti, e tutto il necessario perché questo gioiello architettonico, ispirato al barocchetto viennese e al gusto orientaleggiante in voga nella capitale asburgica da metà Settecento, recuperi la sua funzione originale di caffè elegante.

I lavori nel giardino che ammontano a circa 150mila euro, e il restauro architettonico che costa circa 600mila euro, sono stati resi possibili anche grazie ad una generosa donazione di 100mila euro da parte di un visitatore innamorato di questo gioiello settecentesco.

“Quando da ragazzo – racconta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – e con mia nonna visitavo per le prime volte, negli anni ’80, il Giardino di Boboli, la sosta al Kaffeehaus per prendere qualche bevanda davanti al panorama di Firenze era tra i momenti più emozionanti delle nostre escursioni. Purtroppo, però, da molti anni l’edificio ha perso la sua funzione originaria. Dopo una prima campagna

di restauri, condotta dal 2004 al 2005, che ha messo in sicurezza la struttura e recuperato il colore originale – il ‘verde lorenese’ della facciata – adesso vogliamo dare nuova vita all’edificio ripristinandone la funzione di luogo di ristoro. L’intervento non si limiterà soltanto all’edificio, ma anche al contesto botanico e paesaggistico, che già possiamo ammirare e vivere in tutta la sua bellezza: un contesto davvero unico che ricorda e racconta, ancora oggi, la civilizzazione europea del Settecento, di cui Firenze fu uno dei massimi fulcri.”

Specifica Bianca Maria Landi, curatrice del patrimonio botanico e coordinatrice del Giardino di Boboli: “L’acqua ha da sempre avuto un ruolo centrale nella storia di Boboli. Ridare vita alle sue fontane è restituire dignità e voce ad uno degli elementi fondamentali ed imprescindibili che ne caratterizzano l’identità. Quanto fatto e soprattutto quanto si farà vuole far sì che il Giardino sia sempre di più non solo un luogo da attraversare per ammirarne la bellezza, ma ove sostare e trattenersi per osservare, ascoltare e comprenderne gli equilibri e la delicatezza.”

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