“Ci sono molti che si illuminano e molti di più che si fulminano; e questo non è un male, perché con tutti questi che si illuminano la gente comincia a sentirsi inferiore, però, guardando quelli che si fulminano si sente rinfrancata e se ne va a farsi una bella pizza e birra con gli amici da Franchino lo Zozzone”. Non si corre certo il rischio di sentirsi inferiori leggendo Mavaffanguru!, best seller di Prem Dayal, che sin dalle prime righe mette in chiaro la propria direzione. È sconsigliato cercare di raggiungere il Nirvana seguendo ciecamente pretenziosi guru e santoni dell’ultima ora, che spuntano come funghi surfando baldanzosi sull’onda delle insicurezze altrui. Così come non è raccomandabile perdersi nei meandri della propria incasinata interiorità senza prima essersi tolti gli opachi occhiali dei pregiudizi e dei dogmi che regolano il nostro quotidiano – e che questo manuale butta giù con un sonoro schiaffo (“Nello scrivere questo libro mi sono dedicato a fare ciò che più mi diverte: far rifere, scandalizzare, provocare, ispirare e fare arrabbiare gli ortodossi di qualsiasi banda.”)
C’è da dire che prendere in giro certi “maestri di vita” (e le virgolette non sono di citazione) e relativi creduloni (ops, discepoli) è sin troppo facile: dalla ricetta per la felicità spicciola al terrapiattismo il passo, spesso, è davvero breve. Una sistematica satira nei confronti delle discipline di ogni genere – religiose, filosofiche, spirituali –, conservandone solo ciò che hanno di meglio per trarne un vero insegnamento di vita, è tuttavia più complessa; e Prem Dayal riesce nell’intento.
Può, a prima vista, dar fastidio l’atteggiamento crudo dell’autore e del suo “guru” di fantasia (“[…] ho cominciato a sentire una voce parlare dentro di me. […] Ma chi stavo canalizzando? Diogene? Padre Pio? […] No, amici: io stavo canalizzando Peppino Cocozza. ‘E chi cazz’è?’ direte voi. Non lo so bene neanch’io, ma lo scopriremo leggendo”). C’è infatti sin da subito un percepibile sforzo di mantenere un registro basso, tra parolacce e attacchi diretti e dissacranti nei confronti di ogni dottrina precostituita. È solo proseguendo nella lettura, tuttavia, che si comprende come l’attitudine apparentemente distruttiva del percorso spirituale proposto custodisca in realtà un certo spessore. È comprensibile, quindi, perché l’autore sostiene che “la saggezza si incontra dove meno ce la si aspetta”: una posizione autoreferenziale con la quale non si può che, alla fine, concordare in pieno.
Non è solo nella moda che vale il motto less is more: risiede infatti nel sovraffollamento dei condizionamenti la vera causa della nostra Malattia, alla quale è dedicata la prima parte del volume. Secondo Osho, mentre la salute è una sola, le malattie sono tante: ma sembra quasi che condividano tutte una radice comune, ovvero un inesorabile avvelenamento dovuto a “genitori, maestri e sacerdoti”, e a tutte quelle figure portatrici di educazione e autorità che tendono a conformarci sin da piccoli a un ideale imposto dalla realtà sociale (“questi geni sono capaci di acchiappare degli esseri sani, innocenti e rilassati, e in solo pochi anni trasformarli in nevrotici, pervertiti, sadici e bugiardi, avvelenati da sensi di colpa, ambizione, gelosia, paura, avidità e violenza”). Non è certo facile liberarci dai numerosi vincoli che imbrigliano la nostra mente, apparentemente oramai compromessa; e non pare il proposito di Prem Dayal quello di offrirci su di un piatto d’argento il segreto per la gioia eterna. Ma lavorare sulla propria interiorità si può, e non serve certo un nuovo profeta improvvisato a guidare i nostri passi. Per purificarsi dalle superfetazioni che soffocano la nostra struttura morale occorre tornare alla semplicità, lasciar andare le cattiverie e le invidie, ritrovare un contatto puro con il presente. Ecco come, paradossalmente, la ricerca spirituale si fa straordinariamente concreta: è toccando con mano ciò che ci circonda, senza preconcetti, lasciando agire i nostri sensi nel qui ed ora, che riscopriamo il valore della realtà terrena e, di riflesso, della nostra presenza fisica e mentale nel meraviglioso caos dell’Universo (“Tutto fluisce manifestando un altro aspetto della perfezione dello stesso regno di “dio”, di cui ogni essere umano è espressione quando non è sottoposto ad alcun tipo di pressione innaturale”).
Prem Dayal, nella sua “Medicina”, non impone verità, ma di sicuro esorta ciascuno di noi ad aprire gli occhi. La ricerca del proprio io riparte da una “meditazione” attiva, che l’autore investe di una potenza liberatoria: i tre mantra Machissenefrega!, Mavaffanculo! e Non Sono Cazzi Miei! sono l’emblema di un atteggiamento ribelle nei confronti delle proprie gabbie interiori – e non del prossimo, attenzione: non si tratta di un invito al turpiloquio fine a se stesso o per il male altrui (“Devi inalare con intensità, aprire bene le gambe per sentire i coglioni – i coglioni spirituali, naturalmente – e sparare il mantra col massimo vigore, come se lanciassi una bomba. Devi gridarlo sto cazzo di mantra, hai capito?”).
Non è semplice valutare l’applicabilità concreta del percorso proposto da Prem Dayal: sciogliere blocchi interiori cementati all’interno di ciascuno di noi non è immediato come sfogliare questo esilarante manuale di vita. Non sarà certo un “coglione speciale” (e questa sì, con tutto rispetto, è una citazione), al pari degli altri guru di valore o meno, a stravolgere le nostre esistenze. Certo è che ridere fa bene, e molto; così come fermarsi a domandarsi cosa si nasconde dentro a un sorriso, a un’energia vitale che forse, effettivamente, siamo troppo abituati a tenerci dentro.
Recensione Mavaffanguru! Di Prem Dayal
Titolo: Mavaffanguru
Autore: Prem Dayal
Genere: Satira socio-spirituale
Casa Editrice: Ilmiolibro
Pagine: 303
Codice ISBN: 9788892352001
A cura di Irena Trevisan