PRIGIONIERE IN CASA COL TELELAVORO, L’ALLARME DELLE GIURISTE ITALIANE L’APPELLO DELL’ADGI: URGENTE UNA REGOLAMENTAZIONE

PRIGIONIERE IN CASA COL TELELAVORO, L’ALLARME DELLE GIURISTE ITALIANE

L’APPELLO DELL’ADGI: URGENTE UNA REGOLAMENTAZIONE

Le giuriste sollecitano una regolamentazione del lavoro agile che si prevede pregiudizievole per le donne che, dopo tante battaglie per uscire di casa (entrare di diritto nel mondo del lavoro), potrebbero subire gli effetti della pandemia anche sulla loro carriera, venendo così ad aggravare la già critica situazione esistente che, come si evince dagli ultimi dati Istat, vede il 68% dei ruoli dirigenziali occupato da uomini e solo il 32% da donne.

Covid-19 e lockdown, hanno attivato forme lavorative improntate all’interno di quella che è stata definita la homebody economy (economia da casa). Lo stesso decreto, emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 1° marzo 2020 e confermato dal Decreto 4 marzo 2020, interviene sulle modalità di accesso a quella che appare una versione “semplificata” dello smart working. Più correttamente, invece, si dovrebbe parlare di “Obliged Job at Home”.

Pur ritenendo che lo sganciamento del lavoro dagli spazi tradizionali degli uffici sia stato un fattore cruciale in questo momento – in quanto ha permesso di proseguire le proprie attività non spostandosi dalla propria residenza, coprendo orari diversi e ciò per tutte le aree geografiche – passata l’emergenza potremo osservare questo periodo solo come una forma di sperimentazione e non come una condizione da replicare nelle modalità così ampliate.

Come tutte le innovazioni conseguenti all’utilizzo delle nuove tecnologie, il lavoro agile, se aumentato di molto nella durata, potrebbe portare inesorabilmente con sé delle criticità che si non bilancerebbero con i lati positivi.

La flessibilità nei tempi e luoghi di lavoro è sicuramente l’elemento più apprezzabile, mentre le maggiori criticità – oltre alle molte già note, legate alla difficoltà di gestire in concomitanza la prestazione lavorativa e la famiglia, impegnandosi in difficili equilibrismi tra vita privata e lavoro nel tentativo di soddisfarli entrambi e all’effetto ricaduta cd. time crunch1 potrebbero essere rappresentate dalla diminuzione del confronto diretto e dello scambio espressivo e creativo con colleghi e referenti, ad una ricaduta formativo culturale e ad una difficoltà di riqualificazione e upskilling soprattutto nella condizione femminile, aggravata anche da un esistente gap digitale. Se non verrà disciplinato sarà un ostacolo oggettivo nella progressione della carriera.

Il Covid non è solo il punto di partenza di un profondo cambiamento culturale che sta avvenendo con tecnologie digitali, in grado di quantificare aspetti della nostra vita non quantificabili in precedenza e fornendo una nuova visione di come trascorriamo il nostro tempo. Ma una trasformazione di successo significa l’elaborazione di una strategia globale e coerente che includono non solo il luogo di lavoro ma anche il talento e la tecnologia a condizione paritaria per gli uomini e per le donne, senza alcun tipo di privilegio per i primi e con possibilità di scelta.

Già l’equilibrio della work-life balance è precario e sbilanciato a discapito della componente femminile, non possiamo esporlo anche agli effetti della pandemia senza introdurre dei correttivi, perché la previsione è che la homebody economy rischia più facilmente di divenire un ostacolo, un intralcio o peggio un freno alla carriera, se il lavoratore è donna.

Dobbiamo quindi essere pronte e preparate a fronteggiare queste evidenti insidie di fronte ad una possibile evoluzione di questa modalità di lavoro quale modello in un prossimo futuro. Il rischio è la recessione del ruolo della donna in confini inaccettabili, come già si è avuto oggi modo di vedere.

La parità non è rincorrere nello stereotipo maschile, è l’espressione della diversità nel rispetto di ogni sua manifestazione da considerare certamente una ricchezza e una risorsa. Questo tempo ci ha insegnato che il pericolo di una regressione su concetti di civiltà difficilmente conquistati o appena raggiunti si è già manifestato dandoci un chiaro segnale. E’ il momento di scongiurare sin dal suo insorgere questo fenomeno, lanciare un allarme, e immediatamente rispondere con forza per non vedere andare perduto quanto duramente conquistato. Torniamo presto sui tacchi.

L’Associazione Donne Giuriste Italia: è la task force del diritto delle donne

La Presidente Avv. Irma Conti, Cavaliere della Repubblica, è da sempre impegnata sulla parità di genere e sulla violenza sulle donne e guida il direttivo rappresentativo di tutto il territorio italiano, è composto dall’Avv. Silvia Belloni (Milano), Valeria Palmieri (Napoli) Luigina Giansante (Ascoli Piceno) Cristina Moschini (Firenze) Brunella Caiazza e Luciana Delfini (Roma).

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