Nonostante Marras

Mercoledì 9 novembre 2016, alle ore 19.00, presso NONOSTANTE MARRAS si terrà l’inaugurazione dell’esposizione Zitanpixel diStephan Hamel curata da Francesca Alfano Miglietti, che rimarrà aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2017.

In mostra una serie di tappeti gitani sui quali Hamel ha fatto degli interventi rendendoli pezzi unici. “I tappeti ti fanno sentire a casa, subito. Devo il mio amore per i tappeti a fiori a mia nonna paterna, russa di nascita, cittadina errante del mondo e alla sua passione per la storia millenaria di questi particolari manufatti artigianali”: così racconta Stefano Hamel come sia nata la sua passione per quegli oggetti che vengono quotidianamente calpestati da tutti.

I tappeti in mostra, realizzati a mano in lana di pecora tra gli anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso, secondo antichi processi di lavorazione artigianali , con motivi decorativi prevalentemente geometrici, hanno significati tradizionali di derivazione animistica, sciamanica, totemica e talismanica, mantenendo le differenza che sussistono da clan a clan, e da popolo a popolo.

I tappeti raccontano la storia delle popolazioni nomade, sono la testimonianza di una lunghissima tradizione passata di generazione in generazione nelle culture dei Rom, Sinti, Kale e  Romanichals, che dall’India, attorno all’XI secolo, mossero verso il vecchio continente per giungere in tutta Europa nei secoli successivi. Spesso al centro di pregiudizi e superstizioni, queste popolazioni sono rimaste ai margini delle società ospitanti, subendo persecuzioni e veri e proprie diaspore, ma mantenendo una cultura e uno spirito, così forti e fieri, con cui hanno continuato ad affascinare anche i loro più convinti oppositori.

La “casa”, per le popolazioni gitane, è qualunque posto in cui si decida di fermarsi e se un territorio diviene “ostile”, basta rimettersi in viaggio: i tappeti sono metafora perfetta di questa concezione, essendo facilmente trasportabili e capaci di restituire un senso familiare e domestico ad ogni base.

La collezione Zitanpixel è per l’artista una lettura ed anche un omaggio alle culture dei popoli nomadi,  espresso mediante un oggetto centrale delle loro vite. Ogni tappeto è unico perché racconta la propria storia, ogni tappeto è metafora di libertà e tradizione, e, al contempo, oggetto dotato del potere di trasmettere immediatamente calore e sicurezza domestica.

Stephan Hamel, nato a Bangkok nel 1962 da madre toscana e padre diplomatico austriaco, ha trascorso i suoi primi anni in Thailandia, maturando una buona conoscenza di diverse culture. E’ consulente di design di fama internazionale: è stato parte integrante del processo di trasformazione di Edra da piccola realtà a brand di culto; ha lavorato a stretto contatto con Massimo Morozzi, e successivamente con Cerutti Baleri.  Ha contribuito al lancio a livello mondiale di Lasvit, azienda ceca del vetro e dell’illuminazione. Si devono a Stephan Hamel le collaborazioni tra il brand boemo e Marteen Baas, Arik Levy, Nendo e Michael Young e le recenti collaborazioni di Lasvit con designer nazionali già famosi all’estero come Borek Sipek, Jan Plechac, Henry Wielgus e Lucie Koldova. E’ stato collaboratore di Vibram, leader mondiale nella produzione di suole in gomma, promuovendo un progetto etico ed ecologico con Carmina Campus che trasforma i residui delle lavorazioni della gomma in oggetti di lusso. Tra i lavori più recenti Fontana Etruria, il progetto di tre monumentali fontane in marmo di Pietrasanta realizzato con Fernando e Humberto Campana.

Nonostante Marras

via Cola di Rienzo 8, Milano

mercoledì 9 novembre 2016, ore 19.00

Inaugurazione

Zitanpixel di Stephan Hamel

mostra a cura di Francesca Alfano Miglietti

Apertura al pubblico: 10 novembre 2016 – 9 gennaio 2017

SCHEDA INFORMATIVA

Mostra: Zitanpixel

Date: 10 novembre 2016 – 9 gennaio 2017

Orario: da lunedì a sabato, 10.00 – 19.00; domenica 12.00 – 19.00

Info: Nonostante Marras – via Cola di Rienzo 8, Milano

tel.: 02 76280991 – mail: bottega@antoniomarras.it

Sito: www.antoniomarras.it

Ufficio stampa: Maria Bonmassar – Cell.: 335 490311 – mail: ufficiostampa@mariabonmassar.com

 

TESTO DI FRANCESCA ALFANO MIGLIETTI

“(…) Siamo nel tempo come se fossimo in piedi su un tappeto: ci guardiamo intorno, e vediamo che fino ai margini esso è tutto intessuto di antichi motivi, oppure non vediamo quei motivi e ci pare che la trama si copra interamente di nuovissime e diverse figure. Entrambe le visioni sono vere, e può accadere che un unico e medesimo fenomeno appaia come simbolo della fine o del principio.“
Ernst Jünger

Ogni tappeto racconta una storia, anche se i libri sacri e gli scritti classici ci consentono una conoscenza abbastanza approfondita delle origini del primo manufatto annodato dell’umanità. Si suppone che la lavorazione del primo tappeto annodato del mondo sia opera di tribù nomadi che disponevano in grande abbondanza delle materie necessarie, quali la lana e i colori naturali, e sappiamo anche che le necessità e le abitudini di vita delle tribù nomadi sono rimaste immutate. Quella di Stephan Hamel è una ricerca sulle nuove sacralità, sui rituali popolari, sulle ‘trame’ come elemento per parlare di luce, un appuntamento al buio con un innovatore e coraggioso e poetico. Questo il punto di partenza da cui si sviluppa l’idea di paesaggi di poesia che presenta Stephan Hamel, che come fili poetici si dipanano dal tappeto come punto del proprio percorso,un percorso che incontra passioni, necessità e desideri. Le passioni di Hamel sono quelle del fare e del fare poesia; le necessità sono quelle che nel suo lavoro sempre radicano quel fare ad un’inevitabile riflessione sui luoghi; necessità che inducono ad interpretare lo spazio come un terreno d’incontro tra i diversi modi abitativi, le diverse percezioni ad esso legate e l’atto creativo che esso può generare.

I desideri sono di natura poetica, desideri che conducono ad intendere gli spazi reali, naturali e architettonici, e quelli mentali, come ambienti reciproci e condivisibili. C’è un orizzonte poetico che si lascia vedere da uomini e donne disposti all’ascolto. Su quest’orizzonte che esiste nella comunicazione sensoriale, con i sensi e tra i sensi; su quest’orizzonte che nel tempo si svela, sta la passione di questo progetto.

I tappeti ti fanno sentire a casa, subito. Devo il mio amore per i tappeti a fiori a mia nonna paterna, russa di nascita, cittadina errante del mondo e alla sua passione per la storia millenaria di questi particolari manufatti artigianali.” Dichiara Stephan Hamel, autore della collezione di tappeti ZITANPIXEL, formata da pezzi unici realizzati tra gli anni venti e gli anni settanta del secolo scorso nei villaggi delle campagne più ad est dell’Impero Austro Ungarico. I Rom, i Sinti, i Kale e i Romanichals, tutte tribù nomadi che dall’India, attorno all’XI secolo, raggiunsero il vecchio continente per giungere prima in Asia Minore e poi in tutta Europa nei secoli successivi. La collezione ZITANPIXEL è per Hamel il racconto di queste popolazioni, ogni tappeto racconta la propria storia, è metafora di libertà e tradizione. I tappeti, realizzati a mano in lana di pecora sono stati poi incorniciati con un bordo di pelliccia, naturale estensione del filo di lana usato per intesserli, ma anche elemento di rottura.

Tra più coordinate del pensiero e nello spazio che in esse e tra esse si produce Stephan Hamel si muove nello spazio che sta in mezzo tra necessità e desiderio, tra spazio e poesia, possiamo immaginare luoghi capaci di comporsi come ambienti poetici capaci a loro volta di riabilitare la percezione di coloro che vi sostano o vi transitano, di suggerire altre maniere abitative.

Convivere con l’anima poetica dei popoli nomadi, poiché un percorso possibile per il contemporaneo è quello di immaginare, ipotizzare, creare percorsi fisici al pari di percorsi poetici. Nuovi atlanti percettivi si generano e si ramificano in un habitat che accetta di misurarsi ed alterarsi in ragioni poetiche.

Il naturale effetto della trasposizione su telaio di immagini floreali, assume oggi ai nostri occhi una forma “pixellata”; come se, volutamente, questi tappeti volessero strizzare l’occhio ad uno dei trend del momento, quelle stampe pixel oggetto di grande attenzione nel mondo della moda e del design.” Ogni Zitanpixel è quindi una mappa d’ascolto, una proposta di rivisitazione topografica nel cuore di una stanza e della parola. L’idea è allora quella di individuare dei luoghi per interpretarli come stanza d’ascolto aperta; un luogo fisico ri-percepito come ambiente polisemantico dove lo “spaesamento” è traccia di un nuovo luogo, “paese dell’anima” acustico e poetico.

Come vedere dal vivo una festa gitana o imbattersi nelle contrazioni del teatro di Samuel Beckett, per comprendere in maniera essenziale la necessità di riferirsi ad una mistica della tensione. Sui Zitanpixel si procede per passi e parole in un eccesso d’intensità espressiva secondo la logica vertiginosa che dà forma alle visioni trasformandole in immagini di sospensione.

Una comunicazione ieratica è potente, incisiva, tessuta tra le trame di una promessa promessa, una promessa che corrisponde ad un mondo unico di valori e visioni.

In fondo il tema di Stephan Hamel è quello di identità e soggetti che vivono in una dimensione migratoria: di identità, luoghi, razze, e in infinite possibilità morfologiche. Un segno che indica la distanza e la diversità: un cambio di luce, di atmosfera, di orizzonte.

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