Il Ministero della Cultura acquista per la Direzione regionale musei della Toscana e per il Museo di San Marco il grande dipinto con la “Veduta della Piazza del Mercato vecchio di Firenze” che sarà presentato al pubblico mercoledì 15 marzo 2023 alle 17. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Il Ministero della Cultura acquista per la Direzione regionale musei della Toscana

e per il Museo di San Marco

il grande dipinto con la “Veduta della Piazza del Mercato vecchio di Firenze”

che sarà presentato al pubblico mercoledì 15 marzo 2023 alle 17.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Una nuova acquisizione della Direzione regionale musei della Toscana arricchisce la collezione della sezione di Firenze antica del Museo di San Marco, in cui sono esposti i frammenti del vecchio centro medievale fiorentino, demolito tra il 1881 e il 1890 in nome dell’igiene pubblica e per la creazione della vasta Piazza oggi della Repubblica, negli anni che seguirono la breve stagione di Firenze Capitale d’Italia.

Si tratta di una grande “Veduta della Piazza del Mercato vecchio di Firenze” (olio su tela, cm 156 x 221), attribuita a un pittore fiorentino della prima metà del XVII secolo, che replica probabilmente  un quadro di Filippo Liagno, detto Filippo Napoletano, che fu al servizio della corte dei Medici a Firenze tra il 1617 e il 1621. L’originale di questa veduta è ricordato nel 1684 dallo storico Ferdinando Leopoldo Del Migliore, nel suo “Firenze città nobilissima illustrata”, dove menziona anche varie copie presenti nelle nobili dimore cittadine, una delle quali è da riconoscere nel dipinto oggi a San Marco.

Lo presenteranno al pubblico mercoledì 15 marzo 2023 alle 17 Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana, Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco, insieme a  Maria Sframeli, storica dell’arte che ha studiato il ricco materiale proveniente dal centro distrutto di Firenze ed in gran parte conservato nel museo di San Marco(Ingresso libero fino a esaurimento posti).

Una acquisizione importante – dichiara Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana del MiC – che consente di documentare la Firenze scomparsa dopo le distruzioni post-unitarie, e che va ad integrare opportunamente la raccolta dei reperti lapidei e lignei provenienti dall’antico centro allestiti nell’ala della Foresteria del Museo di San Marco, consentendo una visualizzazione efficace dell’area demolita e una contestualizzazione estremamente affascinante dei reperti stessi”.

A proposito del nuovo dipinto – sottolinea Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco –  si potrebbe ben dire l’opera giusta al posto giusto! I visitatori del museo potranno disporre adesso di un documento visivo prezioso per contestualizzare in maniera assai efficace i reperti del Vecchio centro di Firenze esposti nel corridoio dell’Antica foresteria del convento e nelle stanze ad essa adiacenti“.

Il dipinto, ora esposto nella prima sala dell’antica Foresteria, è stato presentato per la prima volta al pubblico nel 1986, in occasione della memorabile mostra “Il Seicento Fiorentino”, curata da Mina Gregori a Palazzo Strozzi. Maria Sframeli, eccezionale conoscitrice delle antiche vestigia di Firenze e curatrice del fondamentale volume  “Il Centro di Firenze restituito” (1989), ha analizzato dettagliatamente il paesaggio urbano del quadro.

Sotto un cielo invernale, rischiarato a sinistra da un raggio di sole, oltre al fitto tessuto edilizio medievale distrutto, di cui si possono riconoscere l’ingresso ad arco del ghetto ebraico e molti palazzi borghesi: il Palazzo Tosinghi, detto il Palagio, il Palazzo della Luna, detto il Casone, il palazzo Armieri, le torri dei Caponsacchi, e tante altre case comuni, una brulicante umanità anima le strade e si affaccenda nei pressi del Mercato vecchio. Una folla variopinta di gentiluomini, gentildonne, bottegai, artigiani e piccoli commercianti, perfettamente a proprio agio all’ombra di palazzi residenze nobiliari e sedi delle antiche Corporazioni.

Al centro si riconosce  la colonna dell’Abbondanza, che stava a indicare l’esatto incrocio del cardo e del decumano, il foro della città romana, sulla quale era collocata la statua di Donatello, sostituita nel 1721 da un’altra statua con lo stesso soggetto, eseguita da Giovan Battista Foggini.

I due edifici a loggia che dominano la scena sono la Beccheria trecentesca e la Loggia del Pesce del Vasari del 1568-69. La Beccheria, un grande porticato coperto sede del macello e del mercato della carne, fu demolita nel 1881; mentre la Loggia del Pesce fu smantellata e poi ricostruita in Piazza dei Ciompi solo nel 1955. Intorno a queste due logge si svolgevano le altre attività del mercato, in banchi e altre strutture provvisorie.

La grande quantità di reperti, stemmi, elementi scultorei, architettonici, decorativi etc. recuperati dalle demolizioni è oggi in gran parte conservata ed esposta nel Museo di San Marco, mentre i reperti archeologici emersi nel corso del risanamento, dagli scavi che ne sono derivati per la costruzione dei nuovi edifici, sono stati ricoverati già all’epoca nel Museo archeologico di Firenze e collocati, secondo un gusto ottocentesco, nel cosiddetto Cortile dei Fiorentini.

Un mondo ormai perduto che possiamo ancora immaginare grazie a testimonianze figurative come questa, di indubbio interesse documentario e storico. Un altro piccolo

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