La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste: gli interventi Micol Assaël, Senza titolo, 2021, collage in formato libro, 45,5 x 22,5 cm

DALLA PARTE DI BEATRICE: AL MUSEO BARRACCO LA VITA NOVA NELLE OPERE DI 10 ARTISTE ITALIANE

Il padre della lingua italiana nelle opere di Micol Assaël,

Letizia Battaglia, Elisabetta Benassi, Patrizia Cavalli, Marta dell’Angelo,

Rä di Martino, Giosetta Fioroni, Marzia Migliora, Sabina Mirri, Elisa Montessori.

Nell’ambito di Dante700, un grande progetto tra arte e letteratura,

ponte tra la grande tradizione e la sperimentazione contemporanea italiane.

Roma, 8 giugno 2021. Inaugura il 9 giugno 2021 (fino al 19 settembre 2021) presso il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco a Roma, la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste, progetto speciale del Comitato Nazionale delle Celebrazioni Dantesche 2021 istituito dal MIC Ministero dei Beni Culturali, promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con il sostegno della Fondazione Donnaregina di Napoli. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

La mostra, ideata e curata da Alessandra Mammì è prodotta dal Centro Studi Roccantica, associazione culturale interdisciplinare fondata da Ileana Florescu nel 2018.

Dopo la prima tappa romana, fino al 19 settembre, il progetto proseguirà a Napoli presso il Museo Madre, partner dell’iniziativa. La mostra coinvolge 10 artiste italiane contemporanee di diverse generazioni: Micol Assaël (Roma, 1979), la fotografa Letizia Battaglia (Palermo, 1935), Elisabetta Benassi (Roma, 1966), Marta dell’Angelo (Pavia, 1970), l’artista e film-maker Rä di Martino (Roma, 1975), Giosetta Fioroni (Roma, 1932), Marzia Migliora (Alessandria, 1972), Sabina Mirri (Roma, 1957), Elisa Montessori (Genova, 1931) e un’opera di arte visiva della poetessa Patrizia Cavalli (Todi, 1947).

Il progetto di questa mostra prende spunto dal celebre testo giovanile di Dante Alighieri, proponendosi di chiedere alle artiste un’opera ispirata ai temi della Vita Nova: la celebrazione dell’amore; l’apparizione e la santificazione della donna amata; il connubio amore e morte; l’elevazione spirituale e la ricerca di Dio attraverso l’amore terreno, ma anche la crudeltà dell’amore come appare nell’inquietante sogno di Dante che immagina Beatrice nell’atto di mangiare il suo cuore.

Tutti temi che possono essere rielaborati attraverso quella ricerca visiva che, soprattutto le artiste dalla seconda metà del Novecento, hanno abbracciato a partire dalla propria esperienza personale. Del resto, la novità del testo di Dante fu proprio quella di porsi in forma autobiografica, in una sorta di diario che indaga il sentimento d’amore e lo distilla in un’opera letteraria dai forti elementi visivi. Il tema di questa mostra non è illustrativo. Vuole piuttosto offrire un confronto ravvicinato fra la contemporanea sensibilità di un’artista donna e l’eternità di un testo che, al di là delle tante interpretazioni mistiche, esoteriche e allegoriche, resta un paradigma del discorso d’amore nella cultura d’Occidente.

L’opera di Micol Assaël è una riflessione sul tempo. Rispondendo al testo di Dante costruisce con tracce, biglietti, frammenti recuperati dai suoi viaggi e dalla sua vita quotidiana, pagine di un diario dalla cronologia imperfetta. La fotografa Letizia Battaglia

traduce in storia contemporanea l’incontro fra Dante e Beatrice, ritraendo Rosaria Schifani, (vedova di Vito, agente di scorta di Giovanni Falcone) e la dolcezza mediterranea di un angelo bambina, insieme alla scultura che raffigura Eleonora d’Aragona. Elisabetta Benassi dà il via ad una performance collettiva che concettualmente chiude il cerchio di una mostra che parte da un libro e si diffonde in forma di libro. Il poeta Patrizia Cavalli, qui con una opera visiva, gioca a partire dai propri versi con la figura della Musa, l’etimologia della parola, la scrittura automatica e la danza fra verso e colore. Marta dell’Angelo propone una pittura che supera la dicotomia corpo/mente, ponendo al centro della ricerca la fenomenologia del corpo nella cultura contemporanea. Rä Di Martino mette a confronto le foto del paesaggio lunare messe a disposizione dalla Nasa e le sagome di un uomo e una donna ritagliate in foglia d’oro. Le opere di Giosetta Fioroni trasmettono un linguaggio immediato ed eloquente che intreccia le emozioni con forme e simboli popolari dai cuori ai fiori e codifica un moderno romanticismo insieme alla rivendicazione di codici femministi. Marzia Migliora rende omaggio all’organizzazione indiana Navdanya che propone modelli di agricoltura sostenibile e promuove il miglioramento della condizione femminile, suggerendo di spostare lo sguardo dalla donna angelicata alla donna che lavora nei campi. Nella pittura di Sabina Mirri il Sommo Poeta è incoronato, tracciato nel segno secco delle miniature medievali, con i molti seni da divinità arcaica. La pittrice Elisa Montessori insegue Beatrice nella Commedia per incontrare il suo pensiero e tradurre con inchiostri e smalti, i versi in cui l’angelicata creatura nel Paradiso finalmente ha una propria voce.

Scenario di questo appassionante e avvincente percorso espositivo, che mette in scena 10 modi diversi di fare arte nell’affrontare le tematiche proposte, è il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco. Questa splendida sede, che reca la firma di Antonio da Sangallo, fa da cornice alla raccolta di antichità donata da Giovanni Barracco alla città di Roma nel 1904. Oggi, la collezione Baracco, costituita da reperti di atemporale bellezza – che vanno dall’arte egizia a quella Sumera e Assira, dalla scultura ellenistica alla pittura a fresco romana – si interseca con le opere delle artiste, creando uno spazio intimo e insieme corale, pieno di suggestioni.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da All’Insegna del Mare, la casa editrice fondata nel 2019 dal Centro Studi Roccantica assieme a Franco Cardini e Roberto Mancini. Corredato da un intervento storico-critico della curatrice Alessandra Mammì e da un testo firmato dall’italianista e professore all’ Università per Stranieri di Perugia, Floriana Calitti.

Il Comitato Nazionale per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri è stato istituito con il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo del 21 febbraio 2018, n. 114, in attuazione della legge 153 del 12 ottobre 2017, recante “Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri”. Il Comitato (Presidente Carlo Ossola; Maria Ida Gaeta, Segretario Generale) si è insediato in data 9 maggio 2018, alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini. Per assolvere ai compiti di ideazione, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative celebrative del settecentenario dantesco il Comitato ha istituito nel 2019 un bando a cui sono pervenute centinaia di proposte da tanti luoghi d’Italia e del mondo, a testimonianza della inesauribile passione e del costante interesse per il padre della lingua italiana. Tra le tante proposte pervenute, sono state selezionate dal Comitato quelle ritenute meritevoli di contributo economico e quelle meritevoli di patrocinio. A questi progetti se ne sono poi aggiunti alcuni altri sollecitati e promossi direttamente dal Comitato perché ritenuti particolarmente significativi e in grado di colmare alcuni ambiti e alcuni aspetti che risultavano essere un po’ trascurati dall’insieme della programmazione scaturita dal Bando. Tra questi la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste.

Home_ita_2019

Il Centro Studi Roccantica si trova nel cuore della Sabina, in un luogo incontaminato, ad un’ora dalla capitale. Attraverso varie iniziative, dai seminari di storia, agli incontri con studiosi e specialisti internazionali, dalle residenze in loco ai corsi di scrittura o di arte e architettura, il CSR vuole accogliere le diverse espressioni delle discipline umanistiche e artistiche. La sua sede, la Casa del Diospero, dirimpetto il bellissimo borgo di Roccantica, è un luogo concepito sin dall’inizio per ospitare chiunque voglia studiare e lavorare in modo creativo, in solitudine o in compagnia, nel silenzio di una campagna punteggiata da ulivi secolari. Il motto del CSR, “Chi Semina Raccoglie”, vuole essere un auspicio affinché ogni iniziativa intrapresa trovi un terreno fertile in un clima conviviale e rispettoso dell’ambiente.

L’ingresso al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco è gratuito.

La prenotazione allo 060608 è obbligatoria per l’accesso di sabato, domenica e festivi entro il giorno prima. Per gli altri giorni è fortemente consigliata. Per informazioni www.museiincomuneroma.it

DALLA PARTE DI BEATRICE: AL MUSEO BARRACCO LA VITA NOVA NELLE OPERE DI 10 ARTISTE ITALIANE

Il padre della lingua italiana nelle opere di Micol Assaël,

Letizia Battaglia, Elisabetta Benassi, Patrizia Cavalli, Marta dell’Angelo,

Rä di Martino, Giosetta Fioroni, Marzia Migliora, Sabina Mirri, Elisa Montessori.

Nell’ambito di Dante700, un grande progetto tra arte e letteratura,

ponte tra la grande tradizione e la sperimentazione contemporanea italiane.

Roma, 8 giugno 2021. Inaugura il 9 giugno 2021 (fino al 19 settembre 2021) presso il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco a Roma, la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste, progetto speciale del Comitato Nazionale delle Celebrazioni Dantesche 2021 istituito dal MIC Ministero dei Beni Culturali, promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con il sostegno della Fondazione Donnaregina di Napoli. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

La mostra, ideata e curata da Alessandra Mammì è prodotta dal Centro Studi Roccantica, associazione culturale interdisciplinare fondata da Ileana Florescu nel 2018.

Dopo la prima tappa romana, fino al 19 settembre, il progetto proseguirà a Napoli presso il Museo Madre, partner dell’iniziativa. La mostra coinvolge 10 artiste italiane contemporanee di diverse generazioni: Micol Assaël (Roma, 1979), la fotografa Letizia Battaglia (Palermo, 1935), Elisabetta Benassi (Roma, 1966), Marta dell’Angelo (Pavia, 1970), l’artista e film-maker Rä di Martino (Roma, 1975), Giosetta Fioroni (Roma, 1932), Marzia Migliora (Alessandria, 1972), Sabina Mirri (Roma, 1957), Elisa Montessori (Genova, 1931) e un’opera di arte visiva della poetessa Patrizia Cavalli (Todi, 1947).

Il progetto di questa mostra prende spunto dal celebre testo giovanile di Dante Alighieri, proponendosi di chiedere alle artiste un’opera ispirata ai temi della Vita Nova: la celebrazione dell’amore; l’apparizione e la santificazione della donna amata; il connubio amore e morte; l’elevazione spirituale e la ricerca di Dio attraverso l’amore terreno, ma anche la crudeltà dell’amore come appare nell’inquietante sogno di Dante che immagina Beatrice nell’atto di mangiare il suo cuore.

Tutti temi che possono essere rielaborati attraverso quella ricerca visiva che, soprattutto le artiste dalla seconda metà del Novecento, hanno abbracciato a partire dalla propria esperienza personale. Del resto, la novità del testo di Dante fu proprio quella di porsi in forma autobiografica, in una sorta di diario che indaga il sentimento d’amore e lo distilla in un’opera letteraria dai forti elementi visivi. Il tema di questa mostra non è illustrativo. Vuole piuttosto offrire un confronto ravvicinato fra la contemporanea sensibilità di un’artista donna e l’eternità di un testo che, al di là delle tante interpretazioni mistiche, esoteriche e allegoriche, resta un paradigma del discorso d’amore nella cultura d’Occidente.

L’opera di Micol Assaël è una riflessione sul tempo. Rispondendo al testo di Dante costruisce con tracce, biglietti, frammenti recuperati dai suoi viaggi e dalla sua vita quotidiana, pagine di un diario dalla cronologia imperfetta. La fotografa Letizia Battaglia

traduce in storia contemporanea l’incontro fra Dante e Beatrice, ritraendo Rosaria Schifani, (vedova di Vito, agente di scorta di Giovanni Falcone) e la dolcezza mediterranea di un angelo bambina, insieme alla scultura che raffigura Eleonora d’Aragona. Elisabetta Benassi dà il via ad una performance collettiva che concettualmente chiude il cerchio di una mostra che parte da un libro e si diffonde in forma di libro. Il poeta Patrizia Cavalli, qui con una opera visiva, gioca a partire dai propri versi con la figura della Musa, l’etimologia della parola, la scrittura automatica e la danza fra verso e colore. Marta dell’Angelo propone una pittura che supera la dicotomia corpo/mente, ponendo al centro della ricerca la fenomenologia del corpo nella cultura contemporanea. Rä Di Martino mette a confronto le foto del paesaggio lunare messe a disposizione dalla Nasa e le sagome di un uomo e una donna ritagliate in foglia d’oro. Le opere di Giosetta Fioroni trasmettono un linguaggio immediato ed eloquente che intreccia le emozioni con forme e simboli popolari dai cuori ai fiori e codifica un moderno romanticismo insieme alla rivendicazione di codici femministi. Marzia Migliora rende omaggio all’organizzazione indiana Navdanya che propone modelli di agricoltura sostenibile e promuove il miglioramento della condizione femminile, suggerendo di spostare lo sguardo dalla donna angelicata alla donna che lavora nei campi. Nella pittura di Sabina Mirri il Sommo Poeta è incoronato, tracciato nel segno secco delle miniature medievali, con i molti seni da divinità arcaica. La pittrice Elisa Montessori insegue Beatrice nella Commedia per incontrare il suo pensiero e tradurre con inchiostri e smalti, i versi in cui l’angelicata creatura nel Paradiso finalmente ha una propria voce.

Scenario di questo appassionante e avvincente percorso espositivo, che mette in scena 10 modi diversi di fare arte nell’affrontare le tematiche proposte, è il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco. Questa splendida sede, che reca la firma di Antonio da Sangallo, fa da cornice alla raccolta di antichità donata da Giovanni Barracco alla città di Roma nel 1904. Oggi, la collezione Baracco, costituita da reperti di atemporale bellezza – che vanno dall’arte egizia a quella Sumera e Assira, dalla scultura ellenistica alla pittura a fresco romana – si interseca con le opere delle artiste, creando uno spazio intimo e insieme corale, pieno di suggestioni.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da All’Insegna del Mare, la casa editrice fondata nel 2019 dal Centro Studi Roccantica assieme a Franco Cardini e Roberto Mancini. Corredato da un intervento storico-critico della curatrice Alessandra Mammì e da un testo firmato dall’italianista e professore all’ Università per Stranieri di Perugia, Floriana Calitti.

Il Comitato Nazionale per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri è stato istituito con il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo del 21 febbraio 2018, n. 114, in attuazione della legge 153 del 12 ottobre 2017, recante “Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri”. Il Comitato (Presidente Carlo Ossola; Maria Ida Gaeta, Segretario Generale) si è insediato in data 9 maggio 2018, alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini. Per assolvere ai compiti di ideazione, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative celebrative del settecentenario dantesco il Comitato ha istituito nel 2019 un bando a cui sono pervenute centinaia di proposte da tanti luoghi d’Italia e del mondo, a testimonianza della inesauribile passione e del costante interesse per il padre della lingua italiana. Tra le tante proposte pervenute, sono state selezionate dal Comitato quelle ritenute meritevoli di contributo economico e quelle meritevoli di patrocinio. A questi progetti se ne sono poi aggiunti alcuni altri sollecitati e promossi direttamente dal Comitato perché ritenuti particolarmente significativi e in grado di colmare alcuni ambiti e alcuni aspetti che risultavano essere un po’ trascurati dall’insieme della programmazione scaturita dal Bando. Tra questi la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste.

Home_ita_2019

Il Centro Studi Roccantica si trova nel cuore della Sabina, in un luogo incontaminato, ad un’ora dalla capitale. Attraverso varie iniziative, dai seminari di storia, agli incontri con studiosi e specialisti internazionali, dalle residenze in loco ai corsi di scrittura o di arte e architettura, il CSR vuole accogliere le diverse espressioni delle discipline umanistiche e artistiche. La sua sede, la Casa del Diospero, dirimpetto il bellissimo borgo di Roccantica, è un luogo concepito sin dall’inizio per ospitare chiunque voglia studiare e lavorare in modo creativo, in solitudine o in compagnia, nel silenzio di una campagna punteggiata da ulivi secolari. Il motto del CSR, “Chi Semina Raccoglie”, vuole essere un auspicio affinché ogni iniziativa intrapresa trovi un terreno fertile in un clima conviviale e rispettoso dell’ambiente.

L’ingresso al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco è gratuito.

La prenotazione allo 060608 è obbligatoria per l’accesso di sabato, domenica e festivi entro il giorno prima. Per gli altri giorni è fortemente consigliata. Per informazioni www.museiincomuneroma.it

La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste: gli interventi

Micol Assaël, Senza titolo, 2021, collage in formato libro, 45,5 x 22,5 cm

Nella grande varietà di esperimenti fenomenologi, fisici e visivi sulla percezione mentale e corporale dell’opera che punteggiano l’intensa ricerca di Micol Assaël, questo lavoro appartiene alle riflessioni sul senso del Tempo, della sua misura, della discrezionalità di ogni organizzazione cronologica. Rispondendo allo svolgersi temporale del testo di Dante, Assaël costruisce con tracce, biglietti, frammenti recuperati dai suoi viaggi e dalla sua vita quotidiana, pagine di un diario dalla cronologia imperfetta dove le ore obbediscono a una scansione numerica che le date invece scompaginano. Il Tempo, liberato dalle sue griglie, è vissuto come un flusso energetico che obbedisce a regole nuove e imperscrutabili gestite dall’artista.

In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par. I]

Letizia Battaglia, Rielaborazione (Rosaria, Eleonora d’Aragona e Marta), 2010, fotografia, 100 x 66,5 cm

Celebre come uno dei più coraggiosi fotoreporter e potenti fotografi italiani, Letizia Battaglia con la forza delle sue immagini ha la capacità di inseguire violenza e morte ma anche di captare la solenne bellezza che arriva dalle strade della sua Palermo e dalla grande e antica cultura della Sicilia.

Nel confrontarsi con la Vita Nova, la fotografa traduce in storia contemporanea l’incontro fra Dante e Beatrice. Una figura femminile, resa eterna dalla levigata e rarefatta scultura di Eleonora d’Aragona (opera del Laurana), è circondata da due “gentildonne” che hanno l’una il dolente volto di Rosaria Schifani, (vedova di Vito, agente di scorta di Giovanni Falcone); l’altra la dolcezza mediterranea di un angelo bambina.

[…] ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua inaffidabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par. III]

Elisabetta Benassi, Beatrice, 2021, pennarello su libro, 13,3 x 19,8 cm

Ogni opera di Elisabetta Benassi che sia una azione, un manufatto, un ready made, una rielaborazione di immagini preesistenti, produce sempre una reazione mentale o sociale. La sua ricerca è un processo, un inciampo che improvvisamente scuote l’inerzia e mette sottosopra luoghi comuni, abitudini visive, status quo.

Qui, il libro ricevuto all’inizio di questo progetto, diventa l’innesco per una performance collettiva che concettualmente chiude il cerchio di una mostra che parte da un libro e si diffonde in forma di libro. “Se ti chiami Beatrice questo libro è tuo” scrive l’artista sulla copertina invitando tutte le bambine e ragazze di una età compresa fra i 9 e i 24 anni e omonime della donna di Dante a ricevere una copia in omaggio della Vita Nova, in edizione firmata e numerata.

Io dico ch’ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par. XXVI]

Patrizia Cavalli, Ma quale amore?, 2021, dodici carte, acrilico guache, pennarello, inchiostro, 76 x 28 cm

Con questa opera visiva un poeta contemporaneo tra i più prestigiosi d’Italia, affronta con ironia e libertà un sacro testo come la Vita Nova. Partendo da una sua poesia, Patrizia Cavalli gioca con la figura della Musa, l’etimologia della parola, la scrittura automatica e la danza fra verso e colore.

TU SEI QUEL CHE SI DICE LA MIA MUSA.

SE NON MI AMUSI PIU’

PERDO OGNI SCUSA

recitano i versi tratti da Vita meravigliosa qui spettinati in un divertito e colorato dialogo con Beatrice, reso possibile dalla complessa leggerezza con la quale Patrizia Cavalli accetta di partecipare a questa mostra, perché, come lei stessa dice. “Sono poeta anch’io”.

Donne ch’avete intelletto d’amore,

i’ vo’ con voi della mia donna dire,

non perch’io creda sua laude finire

ma ragionar per isfogar la mente.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par. XIX]

Marta Dell’Angelo, Il Passaggio, 2021, olio su doppia tela sovrapposta, 193 x 245 cm

L’uso della pittura in Marta Dell’Angelo è lo strumento che le permette di indagare il vero oggetto della sua indagine: il “corpo fisico” come espansione e limite della nostra esistenza.

La pittura, la figurazione, è dunque funzionale a trasmettere la fisicità e superare la dicotomia corpo/mente, ponendo al centro della ricerca la fenomenologia del corpo nella cultura contemporanea. Non a caso dal confronto con la Vita Nova, l’artista sceglie qui il paragrafo in cui Dante parla per la prima volta del corpo dell’amata, ormai senza vita e accudito dalle altre donne.

Con minuzioso accudimento Marta Dell’Angelo costruisce un sipario dove trascrive su una tela l’intero brano mentre l’altra testimonia il drammatico passaggio tra vita e morte.

Allora mi parea che lo cuore, ove era tanto amore, mi dicesse: «Vero è che morta giace la nostra donna». E per questo mi parea andare per vedere lo corpo ne lo quale era stata quella nobilissima e beata anima; e fue sì forte la erronea fantasia, che mi mostrò questa donna morta: e pareami che donne la covrissero, cioè la sua testa, con uno bianco velo; e pareami che la sua faccia avesse tanto aspetto d’umilitade, che parea che dicesse: «Io sono a vedere lo principio de la pace».

In questa imaginazione mi giunse tanta umilitade per vedere lei, che io chiamava la Morte, e dicea: «Dolcissima Morte, vieni a me, e non m’essere villana, però che tu dei essere gentile, in tal parte se’ stata! Or vieni a me, ché molto ti disidero; e tu lo vedi, ché io porto già lo tuo colore».

E quando io avea veduto compiere tutti li dolorosi mestieri che a le corpora de li morti s’usano di fare, mi parea tornare ne la mia camera, e quivi mi parea guardare verso lo cielo; e sì forte era la mia imaginazione, che piangendo incominciai a dire con verace voce: «Oi anima bellissima, come è beato colui che ti vede!».

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par. XXIII]

Rä Di Martino, Allunati n.20 (“Dante e Beatrice”), 2021, stampa e pigmenti con foglia oro, dittico, 110 x 162 cm

Artista, filmaker, fotografa. Il lavoro di Rä Di Martino nasce proprio dal nomadismo che la porta a unire e ricreare immagini raccolte in quell’immenso serbatoio che è la memoria visiva del Novecento. Il confronto ravvicinato fra le foto del paesaggio lunare messe a disposizione dalla Nasa e le sagome di un uomo e una donna ritagliate in foglia d’oro, appaiono come due ombre rubate a un fotogramma di “Prima della Rivoluzione”, film del 1963 di Bernardo Bertolucci. É la lettura della “Vita Nova” come meditazione sull’amore che porta l’artista a citare questo ben più contemporaneo racconto di formazione che, come scrisse lo storico e critico Morando Morandini, “coniuga passione con ideologia; una materia che il ventitreenne Bertolucci, dispone in blocchi lirici puntando a esprimere la vibrazione poetica degli avvenimenti più che a rappresentare gli avvenimenti stessi”.

Ciò che m’incontra, ne la mente more,

quand’i’ vegno a veder voi, bella gioia;

e quand’io vi son presso, i’ sento Amore

che dice: «Fuggi, se ‘l perir t’è noia».

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par.XV]

Giosetta Fioroni, Innamorarsi – Innamorati azzurri – Innamorati – L’Amour, 2020, acrilico su tela, 24 x 30 cm

Unica donna di quel rivoluzionario gruppo di pittori passato alla storia come Scuola di Piazza del Popolo, Giosetta Fioroni ha fatto della femminilità un punto di forza per una ricerca personale, controcorrente e coraggiosa.

Un linguaggio visivo immediato ed eloquente che intreccia le emozioni con forme e simboli popolari dai cuori ai fiori e codifica un moderno romanticismo insieme alla rivendicazione di codici femministi.

“Diapositive di sentimenti” fu la definizione che ne diede il suo compagno di sempre, lo scrittore Goffredo Parise. E sono proprio diapositive queste piccole quattro tele ripetute come una ossessione, con le quali Giosetta Fioroni traduce qui i tormenti di Dante che afferra compulsivamente la mente di Beatrice.

Da questa visione innanzi cominciò lo mio spirito naturale ad essere impedito ne la sua

operazione, però che l’anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in

piccolo tempo poi di sì fraile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti

pieni d’invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par.IV]

Marzia Migliora, dalla serie Paradossi dell’abbondanza, Navdanya (9 semi) #40, #41, #42, 2021, disegno e collage, 123 x 93 cm

Partendo dalla rappresentazione grafica del numero nove (costante simbolica nella Vita Nova), l’artista rende omaggio alla forza vitale di Navdanya (9 semi), organizzazione che nel 1987 ha fondato, grazie all’attivista Vandana Shiva, una incredibile banca di semi a Dehradun (India) e che promuove sistemi di agricoltura sostenibile, lotta per il miglioramento della condizione femminile, educa e difende i piccoli agricoltori. Navdanya prende nome dal rituale indiano di piantare 9 semi durante la festività di Navaratri, dedicata alla Madre Divina espressione femminile di Dio. Paradossalmente, con riferimento al testo di Dante, Marzia Migliora suggerisce di spostare lo sguardo dalla donna angelicata alla donna che lavora nei campi, dove la sua attenzione e cura per la vita diventano concreta fonte di ispirazione e di illuminazione.

Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo

punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna

de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella

era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte

d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve

a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par.II]

Sabina Mirri, La Vita Nuova, 2021, collage e pastello su carta, 140 x 160 cm

È una ricerca tutta interna alla pittura quella di Sabina Mirri che dagli esordi nei primi anni Ottanta evolve in un linguaggio molto personale e poetico. Una pittura nutrita dalla memoria di immagini che hanno radici nella letteratura, storia dell’arte, fotografia. Stratificazione di segni, oggetti, creature che si rivela in composizioni dai forti colori, con invenzioni tecniche che mescolano gli strati di veline a pastelli, abitati dalla presenza di personaggi fantastici, caduti da un mondo fiabesco o partoriti da un suo particolare realismo magico. Dante diventa un ermafrodita che ha inglobato la sua Musa. Il Sommo Poeta incoronato, tracciato nel segno secco delle miniature medievali, con i molti seni da divinità arcaica, è qui capace di ricreare il mondo (l’albero) come uno spirito che nasce dalla sua penna, sotto un cielo che brilla di nove stelle.

[…] e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: “Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo”.

DANTE ALIGHIERI, Vita nuova, [par.II]

Elisa Montessori, La voce di Beatrice, 2021, tecnica mista su carta, 20 x 170 cm, 15 x 200 cm e 15 x 180 cm

Il lavoro di Elisa Montessori occupa quel territorio che lega letteratura e pittura dove i segni sono tracce di memoria e frammenti di racconto, mentre lo sguardo scorre come in una lettura e l’immagine non si impone unica, immediata e diretta, ma chiede un tempo di assimilazione. Nella sua ricerca i libri diventano materia viva del suo lavoro, uno spazio dinamico che ci coinvolge, diventando racconto. Una narrazione suggerita dal titolo “La voce di Beatrice”, voce assente nella “Vita Nova”, dove della donna conosciamo esclusivamente il saluto, il colore delle vesti e il gentile silenzio. E allora la pittrice insegue Beatrice nella Commedia per incontrare il suo pensiero e tradurre con inchiostri e smalti, i versi in cui l’angelicata creatura nel Paradiso finalmente si esprime e si rivolge a Dante per invitarlo a guardare oltre l’oggetto amato ed abbracciare l’intero Creato.

“Perché la faccia mia sì t’innamora,

che tu non ti rivolgi al bel giardino

che sotto i raggi di Cristo s’infiora?

Quivi è la rosa in che ’l verbo divino

carne si fece; quivi son li gigli

al cui odor si prese il buon cammino”.

Così Beatrice; e io, che a’ suoi consigli

tutto era pronto, ancora mi rendei

a la battaglia de’ debili cigli.

DANTE ALIGHIERI, La Commedia, Paradiso XXII, canto (70-78)

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