LA COLLANA VINTAGE DI EDIZIONI LE ASSASSINE SI ARRICCHISCE DI UNA NUOVA USCITA CON IL “MISTERO DELLA VETRERIA” DI MARGARET ARMSTRONG

LA COLLANA VINTAGE DI EDIZIONI LE ASSASSINE SI ARRICCHISCE DI UNA NUOVA USCITA CON IL “MISTERO DELLA VETRERIA” DI MARGARET ARMSTRONG

Un nuovo lancio per la casa editrice le Assassine e per il mercato editoriale italiano.

Esce nelle librerie lunedì 30 settembre “Il mistero della vetreria” di Margaret Armstrong, un’autrice molto apprezzata da Howard Haycraft, noto studioso del genere giallo, che la considera una delle dieci migliori scrittrici che hanno fatto ricorso alla tecnica narrativa definita con l’acronimo HIBK (Had I But Known ovvero “se lo avessi saputo”), creata alcuni decenni prima da un’altra autrice americana, Mary Roberts Rinehart.

Come il padre, grande conoscitore dell’arte vetraria, e una sorella, Margaret si distinse per le sue doti artistiche e in tarda età abbandonò l’attività di illustratrice per dedicarsi alla scrittura, pubblicando due biografie e tre romanzi gialli che trovarono grande apprezzamento. Nel primo di questi dal titolo “Murder in Stained Glass”, scritto nel 1939 (ora pubblicato con il titolo italiano “Il mistero della vetreria”), utilizzò, soprattutto nella parte iniziale e in quella finale, la tecnica narrativa a cui accennavamo prima: Had I But Known. L’elemento caratterizzante era costituito dal narratore, di solito una donna, non più giovane e benestante, che si lamentava per le cose che avrebbe potuto fare per prevenire i terribili crimini esposti nella storia, se solo avesse avuto l’acutezza di prevederli.
Mentre per alcune detective amatoriali HIBK l’accusa è quella di mancare di razionalità e dunque di presentare un’investigatrice che resta incapace di risolvere il caso e che deve alla fine rivolgersi a un uomo per risolverlo, la nostra signorina Trumbull sa investigare con vigore e intelligenza e giunge alla soluzione più logica, se solo l’autrice non intervenisse con un paio di mosse che portano a un esito inatteso della vicenda.
Insomma, ci viene presentata una figura di donna agiata, determinata e single e che a tratti ci meraviglia per la sua libertà di pensiero e di azione: in nuce ha tutte le caratteristiche della donna emancipata che sa bastare a se stessa, pur non rinunciando a un certo lato romantico soprattutto nei confronti di due giovani personaggi della storia che faticano a coronare il loro sogno d’amore: in quel caso si presenterà non più come una novella Sherlock Holmes ma come la Fata Turchina.

Un altro elemento interessante del libro e della tecnica narrativa a cui si faceva riferimento è la narrazione in prima persona, che nel giallo della Armstrong riesce a dare un tono leggero e anche divertente all’intera vicenda, cosa non facile visti i tranelli e le difficoltà che pone l’utilizzo della prima persona al posto della terza. Immaginiamo infatti un personaggio come Miss Marple che narra in prima persona invece che in terza come perderebbe molto della sua attrattiva, anche se in fondo entrambe le investigatrici hanno almeno una somiglianza: la capacità di trarre informazioni dalle chiacchiere degli altri.

Abbastanza curioso, poi, il fatto che uno dei personaggi più immorali e spiacevoli del romanzo abbia la stessa professione del padre della Armstrong. Che in qualche modo rispecchiasse una relazione difficile padre-figlia? Anche Charlotte, l’amica dell’investigatrice improvvisata, ricorda vagamente la scrittrice: le accomuna la passione per la natura, che portò l’autrice a viaggiare per il West, raccogliendo nozioni sui fiori selvatici che poi mise in un libro.

Domina comunque sull’intera storia il personaggio della signorina Trumbull, che inizialmente indaga per curiosità, ma poi viene spinta dalla volontà di anticipare le mosse della polizia per soddisfare un suo personale bisogno, quello di arrivare a un finale del caso che sia positivo per le persone che le sono care, più che per un senso di giustizia. Non manca infatti un lato romantico della donna che influenza talvolta le sue teorie, rendendole un po’ fantasiose, anche se poi lei sa prendere in mano le situazioni con molto senso pratico.
Pur trovandoci di fronte a un delitto, non proviamo angoscia, ma curiosità per il dipanarsi della vicenda, e il modo leggero in cui la donna tratteggia personaggi e situazioni spesso ci strappa un sorriso.

Un romanzo adatto a chi ama Agatha Christie, che dicono lo abbia letto.

Il mistero della vetreria di Margaret Armstrong
Edizioni le Assassine
Collana: Vintage
Pagine 226
Prezzo brossura € 14,00
ISBN 978-88-94979-15-2
Prezzo eBook € 5,99
ISBN ebook 978-88-94979-21-3

Sinossi
La signorina Trumbull, agiata e frizzante newyorkese di mezza età, decide di lasciare la sua comoda dimora per andare a trovare la vecchia amica Charlotte. Non può sottrarsi all’invito, che prevede però già noioso, sia perché preferisce la vita effervescente di New York alla tranquillità della campagna, sia perché considera la donna un po’ triste e cupa. Tuttavia le sue previsioni saranno del tutto scombinate quando nella fornace della vetreria di Frederick Ullathorne, noto creatore di vetrate artistiche, verranno ritrovati resti umani. Grazie alla sua spiccata curiosità e a un’innata capacità investigativa, la signorina Trumbull si troverà così coinvolta nell’indagine ̶ che si rivela alquanto complicata ̶ per scoprire chi era la vittima e chi l’assassino; la guida la certezza di essere più abile del detective incaricato del caso, e di riuscire a “vedere ciò che altri non hanno visto”. Non sa che la sua intraprendenza potrebbe costarle cara.

Biografia
Margaret Armstrong nacque nel 1867 a New York da una famiglia socialmente molto in vista. Per gran parte della sua vita fu illustratrice molto apprezzata di copertine in stile Art Nouveau e solo in età avanzata si dedicò alla scrittura, diventando un’esponente tardiva della Golden Age. Scrisse infatti solo tre romanzi gialli che trovarono un’eco molto positiva nella critica; tra i suoi lettori ebbe anche Agatha Christie. Haycraft, uno dei maggiori studiosi del genere giallo, la considerò tra le migliori scrittrici che ricorsero nei loro romanzi alla tecnica dell’HIBK (Had I But Know ovvero “se lo avessi saputo”), di cui un’altra autrice americana, Mary Roberts Rinehat, fu l’iniziatrice.

le Assassine
Edizioni le Assassine è un piccolo gruppo di appassionate/i di crime che da anni lavora nel mondo editoriale, occupandosi di scelta dei libri, traduzioni, editing e comunicazione. Vuole dare espressione a questa passione per la letteratura gialla, proponendola nelle sue svariate sfaccettature – giallo a suspence, deduttivo, hard boiled, psicologico, noir –, negli stili più diversi – fantasiosi, essenziali, sofisticati, semplici, d’antan – e nei contesti geografici più vari – Marocco, Malesia, Canada, ma anche Germania, Francia… solo un piccolo esempio dei Paesi da cui vengono le scrittrici.
Il logo della casa editrice dice più delle parole: un volto enigmatico, che rievoca donne un po’ misteriose, immerse in un’atmosfera inquietante.
La boutique editoriale pubblica letteratura gialla, declinata nei suoi vari sottogeneri. Pur spaziando dall’enigma della camera chiusa al thriller psicologico, al noir, si è cercato di trovare “un centro di gravità permanente” scegliendo per i romanzi solo scrittrici o comunque storie in cui le donne sono nel bene e nel male al centro della vicenda, talvolta vittime e talaltra vessatrici.
Si è voluto poi avere uno sguardo più ampio sul mondo e così è stato pensato di dedicarsi ai romanzi stranieri, mettendosi sulle tracce di penne che abitano i quattro angoli del globo e delle storie che più entusiasmano.
La ricerca non si è fermata al presente e la passione per il crime, come una macchina del tempo, ha portato alla scoperta di scrittrici del passato, coraggiose pioniere di questo genere. A volte potranno sembrare distanti perché soggette a certe convenzioni letterarie e sociali, ma non per questo sono meno capaci di creare atmosfere intriganti.
Come ha scritto Giuseppe Petronio, citando Walter Benjamin: “Gli interni borghesi tra gli anni Sessanta e Novanta dell’Ottocento, con i loro enormi buffet sovraffollati di intagli, i loro angoli senza sole dove si drizza una palma, i lunghi corridoi con la fiamma sibilante del gas, si prestano magnificamente a nascondere i cadaveri. Su questo sofà può benissimo essere stata ammazzata la zia”.

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