LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO

fiaba in due tempi di Eugenio Monti Colla

musica di P. Chaikovskij

scene e luci di Franco Citterio

costumi di Eugenio Monti Colla

realizzati dalla sartoria dell’Associazione Grupporiani

i marionettisti

Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella,

Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco,

Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette

apprendiste marionettiste Veronica Lattuada, Michela Mantegazza

direzione tecnica di Tiziano Marcolegio

regia di Eugenio Monti Colla

voci recitanti (edizione registrata nel 2001)

Milena Albieri, Loredana Alfieri, Véronique Andrin, Marco Balbi, Roberto Carusi, Maria Grazia Citterio, Fabrizio De Giovanni, Lisa Mazzotti, Gianni Quillico, Franco Sangermano

Produzione

ASSOCIAZIONE GRUPPORIANI – Milano

Comune di Milano – Teatro Convenzionato

disponibile per le scuole anche in lingua inglese, russa e araba

da sabato 8 a domenica 23 febbraio 2020

sabato 8 febbraio ore 19.30

tutte le domeniche ore 16

da martedì 11 a venerdì 21 febbraio ore 10 per le scuole su prenotazione

sabato riposo

all’Atelier Carlo Colla & Figli

via Montegani, 35 / 1 – Milano

M 2 fermata Abbiategrasso – tram 3, 15

tel. prenotazioni: 02.89531301 – 02.21119151 e-mail: info@marionettecolla.org https://marionettecolla.org/

biglietti

euro 16,00 / possessori Carta Più Feltrinelli – Soci Touring Club euro 12,00 / ragazzi euro 10,00 / anziani euro 8,00 / scuole euro 8,00 / Esselunga – A Teatro con Fidaty – biglietto verde

Perché La bella addormentata? Per voglia di fiabe, quelle dei libri e quelle che stanno dentro ciascuno di noi, là dove il tempo e lo spazio non esistono più, dove il Male e il Bene sono determinati e circoscritti, non fluttuanti e imperscrutabili come nella vita reale. E dove ciò che trionfa sempre è soltanto l’armonia. Anche per voglia di celebrare visivamente un genere letterario nato per adulti e poi passato, nel tempo, al mondo dell’infanzia per un erroneo e abusato convincimento che confonde il gusto del “narrare” con l’immaginifico del “narrato”. Parlando del genere fiaba, non va dimenticato che Perrault scrive per il mondo del Re Sole restituendo, insieme alla magnificenza, al fasto e alla bizzarria della vita quotidiana della Corte, a Parigi come a Versailles, eventi che avevano sconvolto la vita della Francia: matrigne che manipolano intrugli alchemici e liquidi mortiferi echeggiano lo scandalo dei veleni che vide come imputata la terribile Voisin ma coinvolse personaggi molto vicini al trono come la Signora di Montespan, favorita di Luigi XIV. Così, feudatari tenebrosi e affascinanti uccidono mogli curiose e maldestre, accennando ai tanti decessi di consorti, avvenuti inspiegabilmente nelle grandi casate di Francia.

Accanto alla voce di Perrault, un’altra si levava, dalle stesse sale dorate e fra gli stessi blasonati patrizi protagonisti della vita cortigiana, acuta, brillante e altrettanto bizzarra: quella di Monsieur La Fontaine. Senza artificio o ricorso ai miti, egli spalancò gli occhi dei lettori sulla commedia umana denunciandone i vizi, i soprusi e le violenze.

Interpreti d’eccezione gli animali. Stratagemma letterario per colpire il malcostume degli umani eludendo ingerenze censorie dei potenti.

Su queste connotazioni letterarie si inserisce la struttura teatrale della fiaba, sospesa fra nuvole bianche o minacciose che nulla hanno di vero e di reale. Due soli gli ambienti chiamati a restituire luoghi legati al mondo della natura: una terrazza edificata fra i colori e la curva dell’arcobaleno, e il bosco, tempio consacrato al lungo sonno e all’amoroso risveglio. In questi ambienti si muovono i personaggi in bilico fra la narrazione fabulistica di Perrault (in una brillante traduzione di Collodi) e la struttura librettistica del balletto di Chaikovskij da cui lo spettacolo attinge la parte musicale in una attenta antologia a cura di Luca Del Fra. Stizza, ira e invidia sono alla fonte di una maledizione terribile che il dispiegarsi degli eventi trasforma in una lunga attesa a cui partecipano i mortali e le creature del sogno. Il castello che si addormenta altro non è che teatro nel teatro.

Alla misteriosa profezia che ferma il tempo, si contrappone la filastrocca della Fata Armonia in cui rime e assonanze si susseguono teneramente a ripetere l’eterno rito della figura materna che acquieta l’animo del bimbo con racconti fantastici. L’arrivo del Principe Desiderio restituisce al fabulistico il sapore della vita cavalleresca: una leggenda che suscita curiosità, fascino e subitaneo amore per la bella principessa vittima del maleficio, l’incontro con il Male e i suoi sortilegi.

Ma la vicenda si snoda verso l’immancabile lieto fine: sconfitte le creature evocate dalla perfida fata, il sentimento si sostituisce a ogni eroica impresa; il bacio profetizzato risveglia la bella e gli abitanti del castello e annuncia le nozze dei due giovani principi. Ed ecco, infine, il magico libro delle fiabe che si apre per accogliere i celebri personaggi simboli di paure, di trepidazioni, di trasalimenti e di soluzioni gioiose, nel perenne susseguirsi delle generazioni.

Lo spettacolo, realizzato nel 2001, rappresenta uno dei maggiori successi della Compagnia: rappresentato ovunque in Italia e nel mondo, è stato tradotto in inglese, russo e arabo

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