Giulia Crispiani (Ancona, 1986) è artista e scrittrice, vive e lavora a Roma. Si è diplomata in Ceramica presso l’Accademia Gerrit Rietveld di Amsterdam, istituzione dove ha successivamente frequentato il programma d’onore Art and Research. Completa la sua formazione con il biennio itinerante in Art Praxis al Dutch Art Institute di Arnhem. Ha svolto diversi progetti indipendenti all’estero e ha partecipato, nel 2018, a due mostre collettive in istituzioni italiane: Coming Soon alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e (Ri)Tornare al Palazzo Ducale di Genova. Attualmente è in mostra al MACRO di Roma nella collettiva RETROFUTURO.
Giulia Crispiani mira a creare un’avanguardia erotico-sovvertiva che sradichi le logiche patriarcali insite nel linguaggio. Il suo lavoro è una chiamata alle armi per una comunità “desiderata” che voglia essere o sia stata parte attiva della sua ricerca, definita, in primo luogo, come gesto comunicativo in grado di riattivare l’immaginazione visiva e politica e revisionare la dimensione del linguaggio.
La creazione di immagini e la scrittura sono terreni fertili per riattivare modelli auspicabili di convivenza, che l’artista traduce in progetti artistici attraverso la pratica del fictioning. La metodologia di speculare per il piacere di farlo, con parole, performance e immagini consente di testare la contemporaneità attraverso l’affabulazione. La fiction è uno spazio infinito dove l’artista sente di doversi addentrare con responsabilità, abbandonando la morale per dedicarsi a un’etica condivisa con le sue interlocutrici e i suoi interlocutori e contro la decenza, gli immaginari acquisiti e le narrazioni canoniche.
Crispiani si confronta con la tradizione dei movimenti femministi considerandone la forza non solo oppositiva ma anche controgenerativa. Il desiderio e il piacere sono centrali nella sua riflessione, come avviene nella raccolta di lettere mai spedite ma pubblicate What If Every Farewell Would Be Followed by a Love Letter (Union Editions, 2020), celebrazione di un’erotica del fare artistico che non rappresenti solo una visione individualista, ma un espediente per la cura reciproca, dove lo spazio della distanza diventa spazio del possibile. Così, in Ossesso (2020), Crispiani ricorre alla cacofonia per rendere l’ubiquità di corpi e voci desideranti. Il “terrorismo poetico” che l’artista incarna è polifonico, mai individuale, consapevole dell’ambiente sociale del soggetto parlante ma sempre risultante dall’inclusione dell’altro.
Per la Quadriennale d’arte 2020, Crispiani presenta Incontri in luoghi straordinari (2020), che prende forma nel marzo 2020, durante l’emergenza sanitaria del Covid19. Il distanziamento sociale, l’impossibilità di abitare per alcuni mesi lo spazio pubblico e la circospezione e i divieti legati al contatto fisico di persone e superfici hanno di fatto dettato lo svolgimento formale del lavoro presentato.
Una lettera identica per ciascuno dei sessanta destinatari individuati tra amici e colleghi è stata spedita per posta da Crispiani, con busta e foglio per ottenere una medesima risposta cartacea. Le fotocopie delle risposte esposte a Palazzo delle Esposizioni forniscono a Crispiani l’archivio da cui partire per un testo-manifesto poetico risultante da questa coralità immaginata, affisso su una delle pareti della sala che presenterà le diverse parti del progetto da lei iniziato.
Stralci di lettere ricamate vogliono restituire alcuni estratti delle risposte a una dimensione gestuale e intimista, quasi a celebrazione della ripetizione.
Al centro della sala, un pallet con alcuni cartoni di pizza sui quali è stampato il testo della medesima lettera, mentre i restanti tremila verranno distribuiti casualmente ad alcune pizzerie di Roma e utilizzati per le consegne a domicilio.
In questo progetto, l’artista funge da catalizzatore di un processo di cui non ha il controllo, di un’opera collettiva che si infiltra nel palazzo ma origina al di fuori di esso. Porta all’interno delle sale di Palazzo delle Esposizioni le pulsioni di una collettività, mette in scacco la visione autoriale dell’artista, pone al centro della discussione il desiderio e promuove, allo stesso tempo, la circolazione di pensieri e idee all’esterno della mostra. Attraverso i canali come quello della distribuzione del cibo, che il nostro sistema capitalistico non può permettersi di chiudere, pena la perdita della pace sociale, i clienti che riceveranno il cartone di pizza diventeranno a loro volta parte dell’avanguardia immaginata da Crispiani, le cui tattiche, strategie e scopi sfuggono al suo controllo, infiltrandosi anonimamente in una comunità e nelle storie che origineranno autonomamente a partire da questo incontro.