“FOTOGRAFANDO L’INCANTO” SE L’ARTISTA È MAMMA L’INFANZIA DIVENTA ARTE

Il Collettivo L’occhio della lupa all’interno del Gender Bender Festival

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Madri artiste, educatrici e anche qualche papà: è il Collettivo “L’occhio della lupa” di Bologna, che porta avanti un progetto di ricerca artistica che coniuga creazione, infanzia e sperimentazione nel segno della condivisione. In mostra al Gender Bender Festival di Bologna il 7 novembre con “Fotografando l’incanto”: performances, fotografie, installazioni e gioco che vedono coinvolte le madri artiste e i loro bambini.

Bologna, 30 ottobre 2015_I bambini ci guardano. Ci osservano e ci raccontano, e si raccontano, attraverso il loro personalissimo, e creativo, sguardo. Un punto di vista sul mondo, il loro, non (ancora?) condizionato da stereotipi e pregiudizi, e per questo autentico, spesso acritico e molto colorato. Il ritratto che ne emerge – rappresentazione del mondo come volontà di espressione, si potrebbe dire parafrasando Schopenhauer – è quello di un’interiorità infantile fatta di stupore e incanto, priva di quelle strutture mentali che mai come in questo periodo storico, immediato pensare al cambiamento della famiglia tradizionale, creano conflitti ed emarginazione.

Catturare l’essenza di questo sguardo e condividerlo con altre donne-madri è l’instancabile lavoro di ricerca del Collettivo L’occhio della lupa, che sarà in mostra conl’evento “Fotografando l’incanto” a Bologna il prossimo 7 novembre al ATelierSì (Via San Vitale 69), in occasione di Gender Bender Festival 2015: un gruppo di artiste che si mettono in gioco come madri e come artiste, che nella relazione con i figli portano il loro vissuto, che si confrontano con altre madri e che diventano supporto ideale e prezioso del lavoro della coreografa Anna Albertarelli, capace di cogliere l’attimo senza fermare l’incanto.

Una presenza importante, quella all’interno di Gender Bender, il Festival bolognese che si è saputo imporre, nel corso del tempo, come uno spazio di riflessione sul tema della rappresentazione del corpo e dell’identità di genere. E quale relazione più profonda, ancestrale e corporea di quella che lega la madre al proprio figlio? Per questo lapresenza di un gruppo di madri artiste che operano una riflessione sull’essenza dell’infanzia a partire dal loro essere madri, creatrici di corpi, unità e molteplicità, diventa un momento fondamentale di quel dibattito sul genere che dall’infanzia deve –o dovrebbe- partire.

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