Eugenia Naty – Fondazione Pino Pascali

“Un tronco da abbracciare, contemplare, vivere”

L’ opera The Way della giovane artista e designer pugliese Eugenia Naty racconta una storia antica, proprio come quella degli ulivi secolari della terra dove è cresciuta, il Salento.
L’opera è in mostra presso la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare innaugurata il 30 novembre tramite il progetto Craft Lab finanziato dall’Unione Europea e si potra’ ammirare fino al 5 di gennaio.
Interamente lavorato a mano, con sete, cordoni, damascato, cachemire, un gioco tattile tra imbottiture e fibre in legno. L’ installazione statuaria e imponente, ricorda a tratti gli antichi salotti dove si conversava a lungo, luoghi di ricordi dell’infanzia dell’artista. Sei mesi di lavoro ininterrotto hanno dato vita ad un tronco sacro e prezioso.
“Sono sempre stata legata agli alberi, mi hanno sempre dato un senso di familiarità.
Quando sono tornata in Puglia dall’ Inghilterra, un paio d’anni fa’, sono rimasta sconvolta dal cimitero di ulivi creato dalla Xylella. Ho pianto e ho riflettuto. Ho iniziato a studiare in generale il tema della deforestazione, per questo ho scelto di creare un tronco di tessuto in materiali così preziosi, proprio come lo è un albero per noi, per la terra, unico nella sua forma e nella sua crescita, un opera d’arte creata dalla natura
Non abbiamo più rispetto per le nostre radici, le abbiamo estirpate, rinnegate, nascoste, ecco perché ho creato un tronco senza queste e senza rami. I rami siamo noi, la mia generazione, dobbiamo crescere, creare dei frutti, ma senza radici il tronco è solo un’anima vuota. ”
Una parte del ricavato della vendita dell’opera andrà agli agricoltori che negli ultimi anni hanno dovuto bruciare i loro ulivi a causa della Xylella.
“Penso ai miei bisnonni, mani segnate dalla zappa e schiena spaccata dai campi. Hanno sudato e pianto sangue insieme alla terra. Penso a tutti quei contadini che vivono ancora di questo e ora hanno visto il loro unico bene distrutto. Questa causa per me è molto importante. Non è solo un problema locale, dobbiamo avere rispetto per i guardiani dei frutti della terra e per quello che questa ci offre”.
” Produrre quel tronco per me è stato come andare in terapia, fare un viaggio dentro me stessa, lavoravo quasi dieci ore al giorno, mi sanguinavano le mani ma ero felice. Ho cantato, ballato, pianto, non vedevo l’ora di finirlo. Si’ so che può sembrare strano ma per me in questa installazione ci sono dentro tutte le mie le emozioni”

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares