Donatello, il Rinascimento a Palazzo Strozzi
Palazzo Strozzi e i Musei del Bargello presentano Donatello, il Rinascimento, una storica mostra internazionale a Firenze. L’autorevole titolo della mostra è un’affermazione dell’importanza di questo artista per il periodo che rappresenta: Donatello non è solo il plasmatore di un’epoca, ma una rottura con il passato, un artista che ha introdotto nuovi modi di pensare, produrre e vivere l’arte.
Su Donatello
Il ventenne Donatello iniziò la sua carriera nella città natale, Firenze, a cavallo del XV secolo, formandosi come orafo e nella fusione del bronzo sotto la guida di Lorenzo Ghiberti, e imparando anche a scolpire il marmo, il mezzo con cui ricevette le prime commissioni per il Duomo di Firenze. Nei 60 anni successivi, lavorerà in ogni possibile mezzo tridimensionale, viaggerà su e giù per la penisola e influenzerà direttamente le arti visive per circa due secoli. Con Brunelleschi, contribuì a sviluppare la prospettiva razionale nell’arte; sfidò i limiti della scultura dipingendo praticamente nel marmo con il suo rilievo schiacciato (o tecnica del basso rilievo); e scoprì come realizzare il primo monumento equestre in bronzo a grandezza naturale dall’antichità. Nel corso della sua lunga vita non smise mai di sperimentare e di evolversi, sia stilisticamente che filosoficamente, virando in età avanzata verso un intenso stile religioso e penitente.
Donatello, il Rinascimento
Il curatore Francesco Caglioti affronta la sfida piuttosto improponibile di una mostra monografica su Donatello, vista la prolifica produzione dell’artista e il numero di opere inamovibili. Tuttavia, grazie alla collaborazione con il Bargello e con altre istituzioni locali come l’Opera di Santa Croce, è stato possibile raccogliere alcuni dei Donatello più importanti della città a Palazzo Strozzi, mentre altri possono essere visti nel percorso espositivo ampliato del Museo del Bargello. Così come NetBet scommesse online può essere consultato attraverso un browser.
Solo nella prima sala c’è il capolavoro giovanile di Donatello, il David in marmo che molto raramente si sposta dal Bargello, affiancato da due crocifissi che fanno parte della tradizione vasariana; Giorgio Vasari racconta che Brunelleschi criticò un crocifisso che Donatello aveva scolpito per Santa Croce, dicendo che sembrava un contadino in croce, e poi procedette a realizzarne una versione più propriamente cristologica per Santa Maria Novella. Queste prime opere servono a sottolineare l’importante collaborazione tra due artisti fondamentali del Rinascimento, oltre a mostrare il precoce talento di Donatello per il naturalismo.
Al di là di questi confronti, la mostra ci dà accesso a numerose sculture prestate da musei esteri e a opere restaurate di recente per l’occasione, o semplicemente inserite in un contesto espositivo diverso. Per esempio, il grande bronzo di Donatello, il San Luigi di Tolosa proveniente da Santa Croce, è collocato qui più in basso rispetto al museo di fronte, in modo da poterne vedere chiaramente l’ingegnosa costruzione. Come soluzione economica, è stato fuso in numerosi pezzi che danno l’impressione di profondità e volume, pur essendo in realtà un guscio vuoto.
Restauri
La mostra è stata l’occasione per finanziare 14 restauri, otto dei quali di opere di Donatello. È particolarmente piacevole osservare da vicino la tavola della Festa di Erode dal fonte battesimale del Battistero di San Giovanni a Siena (1423-27), che dimostra la maestria dell’artista nell’illusione spaziale come cornice dell’emozione umana. La commissione a Siena di cinque rilievi che raccontano la vita del Battista contrappose un Donatello a metà carriera a tre dei migliori scultori toscani: Ghiberti, Jacopo della Quercia e Turino di Sano. I visitatori abituali del Bargello possono ricordare i pannelli del concorso per la prima serie di porte del Battistero di Firenze di appena due decenni prima (1401-02), in cui Ghiberti emerse come chiaro vincitore contro Brunelleschi grazie al suo efficiente uso dello spazio per creare azione ed emozione. A Siena, Ghiberti realizza due opere, una fedele allo stile della Porta Nord e l’altra che anticipa l’innovativa Porta del Paradiso, che rappresenterà i 25 anni successivi della sua carriera e il passo successivo della scultura rinascimentale. Il rilievo di Donatello ha uno stile simile, già in sintonia con questi cambiamenti, con un uso sensibile del chiaroscuro che gioca con la foglia d’oro e il bronzo, il volume e il vuoto.