Consapevolezza e libertà di scelta sul fine vita.

Con Visioni Concentriche, incontro aperto al pubblico con l’associazione Luca Coscioni

Sabato 16 marzo secondo appuntamento della stagione di Visioni Concentriche, il riflettore sulla quotidianità che il Teatro de’ Servi accende in parallelo con spettacoli dal particolare spessore sociale. Dopo la genitorialità 3.0 e l’integrazione nei quartieri romani, affrontati nel 2018, questa volta al centro dell’attenzione sarà un altro tema tanto delicato quanto attuale: la libertà della persona sul fine vita.

Le malattie incurabili e le sofferenze che esse provocano a coloro che ne sono affetti e ai loro familiari sono al centro di una commedia graffiante, ironica, ma strutturata per fare riflettere, “Segreti di famiglia”, in cartellone dal 15 al 31 marzo. A seguito della replica pomeridiana del 16 marzo, alle 19.15 il pubblico e gli interessati sono invitati a partecipare all’incontro “Persona e dignità – la vita e i suoi confini. Consapevolezza e libertà di scelta”. Prenderanno la parola dal palco Mina Welby, copresidentessa dell’Associazione Luca Coscioni, Enrico Luttmann, autore dello spettacolo, Marco Maria Casazza, regista di Segreti di famiglia; Francesca Muoio e Davide Paciolla, rispettivamente autrice/regista e aiutoregista di Il Paese di chi se ne va. A moderare l’incontro Francesca Alliata Bronner, giornalista de La Repubblica e blogger culturale di Huffington Post Italia.

“Grazia, la protagonista di Segreti di famiglia, difende a spada tratta il proprio diritto a scegliere come porre fine alla sua esistenza, proprio lei che nella sua vita, in fondo, non ha scelto quasi nulla, subendo quello che le capitava. Ora invece pretende, almeno alla fine, di fare come vuole e non permette a nessuno, neanche all’amatissimo figlio Adamo, di contrastare quella sua decisione”, ha detto per spiegare l’iniziativa Enrico Luttmann, l’autore di Segreti di famiglia.

I “segreti”, in sostanza, diventano spesso “scontri” e il paradosso, solo apparente, che la commedia evidenzia è che questi scontri sono generati non dalla contrapposizione di interessi ma dall’amore. “La morte, ‘il sipario’, è in agguato per tutti; tutto ha una fine – ha aggiunto Marco M. Casazza, il regista dello spettacolo – e forse la parte più difficile da accettare è che questo vale sì per noi, ma anche per chi amiamo e non vorremmo perdere mai”.

“Spesso nella vita siamo tentati di giudicare gli atti di una persona secondo i parametri della nostra morale personale o secondo valutazioni etiche del momento. Rischiamo in questo modo di isolare quella persona – ha commentato Mina Welby, copresidente dell’Associazione Luca Coscioni –. E se la stessa cosa fosse capitata a noi? Certamente avremmo voluto essere rispettati, avremmo chiesto la condivisione. Perché i diritti di ciascuno devono essere tagliati secondo le esigenze di ogni singola persona considerando lo specifico stato in cui si trova”.

“Forse, in questo folle girotondo in cui la vita e la morte ci tengono stretti stretti per mano, la sola cosa che ci resta è preservare sempre e comunque a noi stessi il coraggio e il diritto di scegliere in base a ciò che siamo e secondo gli ideali in cui crediamo”, ha commentato Francesca Muoio, autrice e regista de Il Paese di chi se ne va della stagione Fuoriclasse.

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