Concluso il restauro del Teatro Zago

L’attesa mostra sui Teatri Storici del Polesine che, per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo prenderà il via il 13 marzo in Palazzo Roncale, racconterà anche la storia di un teatro – lo Zago di Loreo – che è stato perfettamente restaurato e che è pronto a riaprire i battenti, Covid permettendo.
Il Teatro, che proprio quest’anno festeggia i suoi 130 anni di esistenza, già nel 1962 aveva perso la funzione originaria per essere adattato a sala cinematografica. Esperienza che ebbe fine nel 1981, con la chiusura e l’abbandono dello storico edificio.
Questa lunga agonia adesso si è positivamente trasformata in resurrezione. Il processo di recupero è iniziato nel 2004, grazie all’acquisizione da parte del Comune. Poi la messa a punto di un progetto di ristrutturazione che tenesse conto del mutare delle normative ma anche degli obiettivi di riqualificazione funzionale. Quindi la ricerca di finanziamenti per coprire l’investimento necessario (circa un milione di euro), obiettivo reso possibile dal supporto della Regione del Veneto e della Fondazione Cariparo. Quindi il via ai lavori e adesso la loro conclusione. Il nuovo teatro può ora contare su una platea di 189 posti, contro i 90 di prima. La galleria è stata invece destinata a funzione museale-didattica. Qui rivivrà la storia del teatro ma anche della città, a disposizione dei cittadini, delle scuole e dei turisti.
E di storia lo Zago ne ha molta da raccontare. Storia propria ma anche storia del singolare personaggio, Emilio Zago, cui il Teatro è stato intitolato.
L’inaugurazione del Teatro Zago avvenne nel 1891, 130 anni fa, appunto. Non è ancora dato sapere con quale spettacolo, ma le ricerche sollecitate da questa mostra non si sono ancora concluse.
Il piccolo Teatro, sorto su una chiesa sconsacrata, progettato dall’ing. Guglielmo Zangirolami, poteva accogliere 250 spettatori.
Nel 1919, venne aggiunta la Loggia e rifatta in stile liberty la facciata. Gino Albini, artista del territorio, ebbe l’incarico di decorare la sala con allegorie musicali e ritratti di grandi compositori.
Il rinnovato teatro venne intitolato a Emilio Zago, che giovanissimo aveva debuttato proprio a Loreo.
Ma chi era Emilio Zago? Se lo è chiesto Alessia Vedova che nel suo intervento per il catalogo della mostra ne offre una precisa definizione: “un guitto straordinario”.
Dal saggio della dottoressa Vedova risulta che “il signor, e poi Cav., Emilio Zago era un guitto che seppe evolversi ad interprete straordinario delle commedie di Goldoni o di Giacinto Gallina. Perfetto nel caratterizzare i personaggi, un po’ come, dopo di lui, riuscì mirabilmente a fare Cesco Baseggio”.
Nato nel 1852 da una famiglia popolare veneziana, abbandonati gli studi, seguì la sua vocazione per il teatro entrando nel giro delle formazioni girovaghe, spesso zingaresche. Erano guitti chi si esibivano, spostandosi sui loro carri che fungevano anche da palcoscenico, di paese in paese per proporre commedie dialettali, nell’unica lingua che era realmente propria dei loro spettatori.
Zago bravo proprio lo era, e molto. Ma a difettargli era “le physique du role”: piccolotto, tracagnotto, non proprio uno splendore. Ma aveva carattere e capacità da vendere e i suoi personaggi piacevano moltissimo al pubblico.
”Qui lo Zago si rivela qual è, e crea quelle piccole ma tipiche macchiette del goldoniano sior Nicoleto e dei galliniani Nardo, il vecchietto dell’ospizio, e Menego, il fornaio gentiluomo, che rimarranno poi sempre legate al suo nome”, annota Domenico Varagnolo che per lui aveva scritto una delle sue commedie.
Zago peregrina a lungo nelle province intorno a Venezia, con le compagnie di Alemanno, di Francesco Zocchi, Gaetano Beni e Angelo Moro. Fu questo lo Zago che si esibì al teatro di Loreo, conquistando le emozioni degli spettatori.
Quando riuscì a costituire una propria compagnia, mise in scena i testi classici di Goldoni, quelli dell’amico Gallina ma anche novità di autori di quegli anni. Diventato “Cavalier” e capocomico, prima con Guglielmo Pivato e poi da solo, conquista popolarità a livello nazionale. È richiesto da teatri di tutto il Paese e persino dall’America. Pantalone diventa Zago e Zago è Pantalone, tale è la capacità di dare corpo al personaggio di volta in volta messo in scena.
L’ultima sua apparizione avviene nel “Il bugiardo” nel 1927. Due anni dopo muore, ed è sepolto al San Michele, tra il Selvatico e il Gallina.

 

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