ATHENA di Romain Gavras

ATHENA di Romain Gavras

In concorso a Venezia e ora disponibile su Netflix, il terzo film di Romain Gavras, scritto anche con Elias Belkeddar e Ladj Ly, regista e autore de I Miserabili, che nel 2019 ha vinto il premio della critica a Cannes. Interpreti: Alexis Manetti, Anthony Bajon, Karim Lasmi, Radostina Rogliano.

Una tragedia travolge una famiglia, un commando di polizia entra in un grosso complesso di case popolari abitato da immigrati e marginali, negli scontri viene ucciso un ragazzo. Come nella tragedia classica, tutto si consuma in una giornata, dall’alba al tramonto, in una azione filmica incalzante, scandita e avvolta da toni musicali concitati che dimostrano la poliedricità artistica del regista, al suo terzo film, noto per i suoi provocatori videoclip, forti di immagini violente e roboanti. Nella Francia contemporanea non è difficile, trovare un evento che ben si presti all’idea originaria: l’irruzione del tragico in chiave moderna. Nella complessità sociale de La Grande Nazione, nel labirinto di Athena, enorme casa popolare che ricopre quasi un quartiere, sono molteplici le strade che si possono percorrere nella progettualità della vita. Ciò può accadere anche all’interno di una stessa famiglia di cultura e religione islamica. Di fronte alla morte del più giovane dei figli, si verificano reazioni divergenti. Il fratello Abdel, poliziotto, crede nel potere della legge, si adopera per fare luce sulla vicenda, confida, per scongiurare la vendetta personale, negli strumenti dello Stato. Moktar, il maggiore dei fratelli, invece è spacciatore, per lui il denaro facile è una buona prospettiva per annullare ogni discriminazione e differenza sociale. Ma il giovane e impetuoso Karim non sopisce l’istinto della vendetta nel dolore di una perdita ingiusta, non controlla la rabbia nata dall’indignazione del sopruso e della vissuta prevaricazione. Come nel film, sono molti i volti di una Francia multietnica dove futuro e progresso talvolta sono solo promessi e la strada per la compiuta integrazione è ancora tortuosa. Il bel film di Romain Gavras regala emozione, la potenza visiva trasforma la rabbia sociale in estetica pura e non permette momenti privi di tensione. La violenza è il denominatore delle immagini, gli affetti rimangono sottesi ma non elusi, la riflessione sul presente della Francia si estende anche sulla nostra realtà sociale sempre più variegata da etnie e culture.

Emma Borella

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares