In ascolto Fotografie di Anton Giulio Onofri. 

Alcune immagini, come molte altre cose che sono le migliori nel loro genere, sembrano prive di autore. Nelle fotografie di Anton Giulio Onofri non è immediata la percezione della posizione esatta di chi le ha scattate. L’impressione è che tutte le cose, gli edifici, i monumenti, gli animali, e l’autore stesso sia sospeso in aria. Ogni immagine è un varco aperto sull’istante che la spinta del tempo richiude in un batter d’occhio. E il fotografo, come se fosse di sostanza aerea, è lì, intento a strappare al tempo, attraverso lo spiraglio che si restringe sempre più, l’istante in cui l’invisibile si fa materia, si decanta, e lo sguardo non può essere più pieno di così di informazioni sul mondo. Sotto uno strato di trasparenza, come in una bolla, da immagine, si perpetua così la grazia silenziosa dei luoghi, che si tratti di atmosfere naturalmente propense al silenzio (montagne, biblioteche), oppure di luoghi -ed è qui che sta la vera bravura dell’artista – meno adatti a esso, come il circo, per esempio. Che non siamo davanti a uno sguardo da nessun luogo, un incontro fortuito tra occhio e materia, ce lo dice la geometria intrinseca delle immagini. La forza organizzatrice della geometria è un dato e un’eventualità sempre presente. Persino dove, apparentemente, è assente, l’occhio la costruisce tracciando le linee tra i punti sparsi non a casaccio. Inoltre, come ci si aspetterebbe in uno sguardo di tale respiro paesaggistico e monumentale, l’uomo non è del tutto assente, né è rilegato ai margini: semplicemente si è appena allontanato e a momenti ritorna. Il letto nella Stanza di Lilia ne siamo sicuri, è ancora caldo, e anche negli uffici della sede londinese di Gagosian la cui vetrata è una foto nella foto – percepiamo la presenza di qualcuno che stava lì pochi istanti prima, guardava fuori, scriveva, faceva una telefonata.
La convinzione di Robert Musil che niente sia più invisibile di un monumento si adatta perfettamente alle immagini di Anton Giulio Onofri. Le statue, fatte per essere non semplicemente viste, ma viste prima e meglio di tutto il resto, qui si nascondono, danno le spalle, confondono il loro verderame con il verde del fogliame. Anche qui la presenza dell’uomo è una presenza tacita, evocata ma non esaurita, e come una foglia si nasconde meglio in una foresta, così un monumento umano dà il meglio di sé in una cornice naturale che è sempre monumentale. Nell’arte come nella vita – queste immagini ne sono una prova – le cose migliori si danno negli incontri che riannodano i fili invisibili, rendono gli sguardi più chiari e sospendono, almeno per poco, la prepotenza del tempo. 

Ruska Jorjoliani


L’autore:

Anton Giulio Onofri è nato a Roma il penultimo giorno degli anni 50. È autore e regista di alcune trasmissioni televisive cult(urali) Rai e Mediaset degli anni 90: Le Notti dell’Angelo, Onda anomala, Cenerentola. Col nuovo secolo ha deciso di mollare l’effimero dei palinsesti e realizzare in proprio film documentari sulla musica e sull’arte che non scadessero con la messa in onda. Nel 2013 ha pubblicato un romanzo, Lo splendore e la scimmia, e il suo film dedicato al grandissimo direttore d’orchestra palermitano Franco Ferrara, Il Maestro caduto dal podio, inaugura le trasmissioni in chiaro del canale Sky Classica HD. Attualmente conduce, sempre su Classica HD, La Classica Domanda e cura la regia del programma di Francesco Maria Colombo Papillons. Da quest’anno collabora con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Regolarmente accreditato ai più importanti festival del cinema, recensisce film per la rivista online Close Up e sulla propria pagina facebook. in ascolto è la sua prima mostra di fotografie.
Presso: Magneti Cowork, Via Emerico Amari, 148, Palermo
Opening: 09/06/18
Ending: 25/06/18
Info :
 

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