Artifices  instables. Storie di ceramiche

Artifices  instables

Storie di ceramiche

A cura di Cristiano Raimondi

 

Nouveau Musée National de Monaco – Villa Sauber

18 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

Artifices instables. Storie di ceramiche, veduta della mostra. Poterie artistique de Monaco, Style Fischer (1871-1889), dettaglio. Collections Comité National des Traditions Monégasques, NMNM et Palais Princier. Photo: NMNM/Andrea Rossetti, 2020

La mostra Artifices instables. Storie di ceramiche presenta a Villa Sauber un percorso di invenzioni e sperimentazioni che esplora la diversità delle forme e delle decorazioni della ceramica così come quella dei suoi processi di produzione. Le diverse fasi di quest’ultimo come la selezione e la preparazione del materiale argilloso, la modellatura, la finitura, la decorazione, la cottura e la smaltatura costituiscono vere e proprie “ricette”, preparazioni quasi alchemiche che variano da un artista/produttore all’altro.

Cristiano Raimondi, curatore di questo progetto espositivo su invito del museo, ha scelto di trattare la ceramica come un materiale eterogeneo e instabile per narrare storie trasversali. Attraverso una selezione di oltre 120 opere di artisti internazionali ha ideato un allestimento a metà tra un atelier e un cabinet di curiosità con il supporto di due designer, lo svizzero Adrien Rovero che ha progettato i tavoli per la presentazione di alcune opere e il cipriota Michael Anastassiades con le sue String Lights prodotte da Flos. Nel percorso espositivo sui due piani di Villa Sauber sono allestite le ceramiche secondo un criterio di affinità e rimandi visivi.

Artifices instables. Storie di ceramiche, veduta della mostra. Chiara Camoni, La cenere di Montelupo, 2017. Photo: NMNM/Andrea Rossetti, 2020

La fabrique de Poteries Artistiques de Monaco (fabbrica di ceramiche artistiche di Monaco) nel 1874, secondo i dettami del movimento Arts & Crafts, mette in risalto nei suoi pezzi decorazioni floreali e faunistiche molto colorate insieme ai prodotti simbolo del territorio come il limone e l’uva spesso rappresentati all’interno di paglia intrecciata e smaltata. Nello stesso periodo nello stato americano del Mississippi George Ohr, “il ceramista folle di Biloxi”, produce per quasi trenta anni pezzi “magici”, i “vasi smaltati astratti” destrutturati, sperimentando una moltitudine di forme e processi di fabbricazione e produzione ed è ​​oggi considerato un pioniere della ceramica moderna americana.

Il secondo periodo della ceramica di Monte Carlo (1907-1914) è rappresentato dalle opere surrealiste ante litteram del ceramista francese Eugène Baudin, che si stabilisce nella regione nel 1906. Sempre nel territorio del Principato, il monegasco Albert Diato è un artista multidisciplinare che scopre la lavorazione della terra nell’atelier Madoura a Vallauris e contribuisce alla rivoluzione estetica della ceramica negli anni ’50. La presentazione di gruppi di ceramiche dello spagnolo Pablo Picasso realizzati negli stessi atelier apre nuove prospettive nei settori della creazione contemporanea occidentale proponendo anche altre storie di artifices instables.

L’artista italiana Chiara Camoni e la siro-libanese Simone Fattal danno vita a creature mitologiche e archetipe. Sfidando le convenzioni, la venezuelana Magdalena Suarez Frimkess riesce a rinnovare la ceramica americana conferendogli una funzione di rivendicazione socio-politica.

L’americano Ron Nagl, allievo di Peter Voulkos, sfugge alle convenzioni della sua epoca con le sue opere ispirate dai paesaggi e dettagli architettonici di San Francisco, dalla cultura giapponese (ikebana e cerimonia del té) e dai dipinti di Giorgio Morandi.

Artifices instables. Storie di ceramiche, veduta della mostra. Brian Rochefort. Photo: NMNM/Andrea Rossetti, 2020

Il termine sperimentazione si adatta perfettamente al lavoro del giovane Brian Rochefort e l’apparente disordine materico delle sue opere nasconde una vera abilità tecnica attraverso cui l’artista mescola smalti e argilla, rompe e ricompone meticolosamente eruzioni di trame. Della stessa generazione il britannico  Aaron Angell, che propone sotto forma di assemblaggi le maquettes da lui stesso definite psichedeliche, esplorando nel contempo nuove metodologie di lavoro con gres e smalti autoprodotti.

Infine Johan Creten, osservatore sovversivo che trascrive l’arte della metamorfosi nell’argilla. Il potere totemico delle sue opere è rafforzato dai loro titoli spesso molto suggestivi.

Tutte queste storie hanno in comune la riconsiderazione di quello che Victor Segalen denomina «la sensazione del diverso», che non riguarda alla fine soltanto il rapporto con l’Altro, ma rimette in discussione l’idea stessa di Artificialité. Queste ricerche plastiche, pensate o azzardate, e queste trasformazioni instabili conferiscono oggi un valore simbolico alla terra. Medium malleabile, raggiunge dopo la cottura uno stato inalterabile. Divenuta ceramica, conserva sempre, attraverso le metamorfosi e le invenzioni che i suoi creatori le impongono, la memoria della sua artificialità e delle sue alterazioni cromatiche.

«La ceramica non è futile» dichiara Paul Gauguin, che appassionatosi a questa  pratica verso il 1887, profetizzò che un giorno gli sarebbe stato riconosciuto il merito di averla elevata al rango di arte. Anzi liberata da classificazioni, si emanciperà nel secolo seguente. Tuttavia non finirà mai di di interrogarsi sulla propria origine, sulla relazione dell’oggetto d’arte come merce e esplorando sempre di più l’idea di una metafisica specifica come medium. Queste considerazioni producono tra le opere gli echi sottili che raccontano questa esposizione.

La mostra è completata da una pubblicazione co-edita da NMNM e Mousse Publishing con testi di Cecilia Canziani, Valérie Da Costa, Chus Martinez, Cristiano Raimondi e Agnés Roux.

Nouveau Musée National de Monaco  

www.nmnm.mc

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