ALTROVE

Dall’1 al 6 marzo al Teatro India è di scena un “non-luogo”, limbo e transito per reinventare nuove esistenze, con lo spettacolo scritto e diretto da Paola Ponti, ALTROVE, uno dei 24 tasselli del polittico teatrale Ritratto di una Capitale diventato spettacolo autonomo.

 

La pièce racconta la storia di un ragazzo della periferia, senza istruzione, un padre padrone e un redditizio lavoro di spacciatore. La sua esistenza scorre nella routine della quotidianità: lo spaccio, i bar, le botte e una inusuale passione per il flauto traverso. Tutto tra le quattro vie del quartiere. Sembra non esserci presa di coscienza, le ore scorrono una dietro l’altra. Sembra non esistere nemmeno la possibilità di pensarlo un “altrove”, quando una sera, per caso, compare una giovane straniera che, a differenza del ragazzo, non ha ancora smesso di sognare.

Emarginati o integrati? Questo dualismo che ci scorre accanto a volte anche per tutta l’esistenza, esplode pericoloso nella giovane età, “quando ci si accorge che esiste un dentro e un fuori delle cose: noi e il resto del mondo. Ma in questa domanda, quello che mi interessa non è quanto siamo emarginati o integrati.  Piuttosto quanto ci si sente emarginati e integrati, quando si è poco più che adolescenti. Quanto conta la concezione che abbiamo di noi, rispetto a quello che siamo davvero. Chi e cosa influenza questo nostro sentire e quanto drammaticamente influisce sulle nostre scelte e la nostra possibilità di osare. Per questo, ho scritto Altrove – commenta l’autrice e regista Paola Ponti – Una piccola cosa nel senso più bello del termine, perché parla di piccole cose. Cose così. La vita, insomma. Sognare è sognare, in generale non sembrerebbe complicato, da qualunque luogo si parta. Complicato è capire cosa si sogna. Darsi il diritto di poterlo pensare, il futuro. Avere la forza di immaginarlo. Il personaggio da cui sono partita sembra non poter immaginare nient’altro di quello che fa, di quello che crede di essere nato per fare. Così, senza domande, senza desideri. Semplicemente scorre i giorni uno accanto all’altro, fino a quando una ragazza, una notte, gli pone delle domande. Non credo che nelle storie, come nella vita, sia davvero utile quello che si dice a qualcuno. Anzi spesso, le cose che diciamo le diciamo per altri o per noi stessi. Credo che sia invece profondamente utile saper fare delle domande. Fare la domanda giusta a qualcuno può davvero aprire nuove strade. I tre personaggi si trovano in quell’istante appesi al filo, quando presto tutto potrebbe essere già passato: «La vita dura un secondo? La vogliamo anche fare difficile?». Domandare e domandarsi un altrove, in questa storia, significa poter guardare oltre la siepe”.

 

Altrove significa l’avvicinarsi di più a se stessi per non accorgersi alla fine di aver vissuto la vita di qualcun altro: immaginare un altro luogo significa per i protagonisti avere la possibilità di vivere la propria vita. Per il padre è troppo tardi. Le sue scelte l’hanno ormai soffocato. Per i ragazzi forse c’è ancora tempo. Si trovano in quell’istante appesi al filo, quando presto tutto potrebbe essere già passato.

Dall’1 al 6 marzo al Teatro India

altrove

scritto e diretto da Paola Ponti
con Massimo De Lorenzo, Costance Ponti, Mario Russo

 

scene Sonya Orfalian

luci Danilo Facco

musica Alessio Mancini

consulenza ai testi Alessandro Paderno

 

Produzione COMPAGNIA DELLA LUNAMIAO

 

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