ALBANIA-ITALIA SOLO ANDATA

Da mercoledì 12 a venerdì 14 maggio 2021, ore 20.00

Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 – Roma (Metro San Giovanni)

Maeli – Ricerca Teatrale

Associazione Culturale

presenta:

Marbjena Imeraj in

ALBANIA-ITALIA SOLO ANDATA

Scritto da Marbjena Imeraj

Regia di Melania Giglio

Scene e Costumi di Fabiana Di Marco e Giovanna Stinga

Foto di Scena Azzurra Primavera

Finché possediamo il tempo, abbiamo la possibilità di risollevarsi e creare bellezza.

La storia vera di Marbjena, un viaggio dall’Albania all’Italia, alla ricerca della libertà.

Debutta in prima nazionale presso il Teatro Lo Spazio, mercoledì 12 fino a venerdì 14 maggio 2021, alle ore 20.00, lo spettacolo Albania – Italia Solo Andata”, un monologo biografico tragi-comico che racconta la storia vera ed incredibile di Marbjena Imeraj, giovane donna salita su un barcone e partita dall’Albania verso l’Italia alla ricerca della propria felicità. Un viaggio compiuto con fatica e costellato da una serie di accadimenti da cui Marbjena non si è mai lasciata abbattere, superando violenze, soprusi e affermando sé stessa con un coming out in una famiglia di religione musulmana, che dimostra ancor di più il suo coraggio. Il testo scritto dalla stessa protagonista è una caparbia e profonda ricerca della libertà, descritta con singolare leggerezza nella pièce prodotta dall’Associazione Culturale Maeli – Ricerca Teatrale, diretta da Melania Giglio con scene e costumi a cura di Fabiana Di Marco e Giovanna Stinga, con foto di scena a firma di Azzurra Primavera.

Albania – Italia Solo Andata”, è il secondo spettacolo scelto dal Direttore Artistico Manuel Paruccini per la ripartenza del Teatro Lo Spazio, che accoglie sul suo palco una prima nazionale pronta a mostrare al pubblico il vero significato della parola resilienza, termine di cui si è fatto incetta nell’arco dei mesi più difficili dell’emergenza pandemica.

Marbjena vive la violenza, superandola. Vive la caduta del regime comunista e la conseguente guerra civile, guardando avanti e alimentando il sogno della recitazione. Vive la perdita di un’amica, costretta a prostituirsi e poi, quella di una sorella, morta suicida. Vive un viaggio della speranza, dall’Albania all’Italia, alimentando la voglia di scoprire un Paese, che poi si rivelerà ostile e spesso razzista. Tutto per amore della vita e di quel sogno chiamato teatro.

SINOSSI

Marbjena è un’attrice italo-albanese di adozione romana. Si trova nel suo camerino pronta per andare in scena con” Il gabbiano” di A. Cechov. In quell’istante arriva Dio in persona a ricordarle quante fatiche ha affrontato prima di quel momento. Marbjena è nata a Scutari, una cittadina sul lago, nel nord-ovest dell’Albania, al confine con il Montenegro. È la quarta di sei femmine nate da padre colonnello dell’esercito e madre economista e, da quando era piccola, ha sempre sognato di fare l’attrice. Il suo sogno però, Marbjena ha dovuto metterlo da parte per molto tempo a causa di qualcosa di molto più grande di lei. A soli dieci anni vive la guerra civile dovuta alla caduta del regime comunista. La sua famiglia apparteneva alla classe più alta della società e, ad un tratto, non possiede più nulla. Una crescita segnata da molte difficoltà e da momenti drammatici come la violenza subita alla tenera età di sette anni. Durante l’adolescenza perde la sua migliore amica per poi scoprire che era stata costretta alla prostituzione in Italia. Di lì a poco il colpo di stato ed una guerra civile. Rifugiata dai parenti in un paesino di montagna, continua a credere nel suo sogno e nella voglia di partire per cercare di realizzarlo. “Diventare un’attrice” è il sogno che la tiene in vita e che la condurrà in Italia, dove scoprirà che quel paese sognato e tanto desiderato, non è poi così accogliente per chi viene da un Paese come il suo. Sbarca in Abruzzo ed è pronta a costruirsi una vita ma, pregiudizi, razzismo e discriminazione, ostacolano il suo percorso ma non placano la sua forza d’animo, colpita profondamente anche dalla perdita di una sorella, suicidatasi in Albania. Nonostante il trauma che non supererà mai, Marbjena cerca di andare avanti e finalmente arriva a Roma, dove inizia i suoi studi di recitazione e da forma al suo sogno che, pian piano, diventa realtà. E la vita non smetterà di stupirla neanche in quel momento, quando arriverà l’amore per una donna a sorprenderla.

NOTE DI REGIA, a cura di Melania Giglio

La storia di Marbjena mi ha colpita moltissimo. Perché mi ha stupita. Mi aspettavo un racconto di vita triste e lacrimoso. Mi aspettavo, scioccamente, autocommiserazione. Mi aspettavo, stupidamente, una storia come tante, una storia comune a tanti immigrati. Persone delle quali crediamo di sapere molto ma di cui in realtà non sappiamo un bel niente. Invece mi sono trovata davanti un grumo di luce. Ho amato da subito questa storia perché parla di un essere umano che ama la vita, nonostante tutto e tutti. Certo ci sono stati i dolori, certo ci sono state le tragedie, eppure la storia di Marbjena parla di altro. La vita di questa giovane donna albanese parla di amore. E di fede. Fede nell’arte, fede in sé stessi, fede nella propria capacità di risollevarsi e di resistere. Fede nella propria capacità di amare. Fede nella capacità di ogni essere umano di trasformare il proprio dolore in qualcosa di più grande, di più luminoso. Per questo sono convinta che la storia di Marbjena parli a tutti noi. Nessuna notte dura per sempre. Finché possediamo il tempo, abbiamo nelle nostre mani la possibilità di risorgere, di trovare ancora e ancora noi stessi. Abbiamo la possibilità di creare bellezza.

 Lo spazio scenico creato per noi da Fabiana Di Marco e da Giovanna Stinga, è estremamente semplice e al contempo estremamente denso di significati. Marbjena nasce da un bagaglio pesante di esperienze forti e contraddittorie. Ma questo peso finisce per essere il suo bozzolo, il centro stesso da cui nasce e rinasce una donna. Come una farfalla ricca di colori, la sua storia ci ricorda quanto terribile e preziosa sia la nostra permanenza su questa terra. Questo è quello che fanno gli artisti. Vi aspettiamo a teatro.

 

Io adesso so, capisco, che nel nostro lavoro, e non importa se recitiamo in teatro o scriviamo, la cosa più importante non è la gloria, non è lo splendore, non è ciò che io sognavo, bensì la capacità di sopportazione. Sappi portare la tua croce e credi. Io credo, e il mio dolore si placa, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita”. Nina – Il Gabbiano, Anton Cechov. Melania Giglio.

Teatro Lo Spazio

Biglietti: interi 15 euro, ridotti 12 euro

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