L’iconica saga sulla spia più famosa dei nostri tempi compie 25 anni. Per commemorare l’evento è stato prodotto il film: “007, No time to die”. Che per altro sarà l’ultima pellicola che vedrà Daniel Craig come protagonista. Il film riparte da dove lo avevamo lasciato dopo Spectre, il capitolo precedente, con un Bond che aveva deciso di cambiare vita abbandonando quel mondo di spettri e oscurità di cui faceva parte.
C’è da dire che Craig ha cercato di dare la sua impronta all’agente 007, in tutti i film si può notare la sua crescita nell’immedesimarsi nel personaggio che interpreta però, sarà per la trama o perché comunque son passati anni dal primo capitolo a cui ha preso parte, appare decisamente più “spento”, meno risoluto. Nei capitoli precedenti abbiamo visto un Bond più passionale, meno riflessivo e incline all’errore a causa della sua impudenza come possiamo notare in: “007, Casinò Royal”.
Nel corso di questi 5 capitoli della saga è stato affiancato al centro della scena da diversi nomi importanti come Eva Green in Casinò Royal, Christoph Waltz in Spectre ed anche in questa ultima pellicola nella quale però non è l’antagonista principale, ruolo che è stato affidato a per l’occasione Rami Malec.
Ora questa recensione non vuole affossare il prodotto ma metterne a nudo, senza spoiler, i problemi. La pellicola sembra un grande saluto per Daniel Craig, molto lenta alle volte in determinati passaggi di trama e forse troppo veloce in altri. Sappiamo che la saga non finirà con questo titolo ma anzi come detto nella scena finale: “Bond tornerà” però mi auguro, come penso facciano anche tutti i fan della serie, che nel futuro, la saga possa rinnovarsi, andando a far riscoprire anche al pubblico il piacere che era dato dal sentire l’iconica frase che sono oramai decenni che accompagna la legenda: “Il mio nome è Bond, James Bond”.