TOLO TOLO…un minestrone di idee confuse (e luoghi comuni)

Sono passati 4 anni dall’ultimo film di Checco Zalone, l’unico comico italiano che sembra riuscire ad avere veramente successo in Italia, con incassi da record.

Zalone, infatti, arriva da un crescente, successo al botteghino: 14.073.000 euro per “Cado dalle nubi”, 43.476.000 euro per “Che bella giornata”, 51.948.000 per “Sole a catinelle” e addirittura 65.295.000 per “Quo Vado?”. Gli ultimi due sono entrati di recente nella top 50 dei migliori incassi italiani dal dopoguerra a oggi.

Nei primi 5 giorni il film, uscito il primo gennaio 2020, ha incassato quasi 30 milioni di euro.

Per la prima volta nella sua carriera, Luca Medici (alias Checco Zalone) si cimenta dietro la macchina da presa, curando la regia del film, coadiuvato dal grande Paolo Virzì.

Buona la prima, da questo punto di vista, anche se nella sostanza le cose non cambiano: si punta sempre ad utilizzare una maschera comica non accomodante, che raccoglie in sé alcuni tipici difetti italici.

Quasta volta il film è farcito anche di interventi musicali, che a tratti lo rendono quasi più vicino al musical che alla commedia.

Da un certo punto di vista, il film vorrebbe essere un po’ più serio dei precedenti, puntando sui temi dell’immigrazione, del razzismo e dell’intolleranza.

Anzichè essere anticipato da un trailer classico, il film è stato promosso esclusivamente con un video musicale, dal titolo “Immigrato”, un po’ stile Adriano Celentano un po’ Toto Cutugno.

Il film è ambientato quasi completamente in Africa e racconta un po’ l’immigrazione da dentro.

Veniamo alla trama: questa volta Checco Zalone è un imprenditore che non vuole l’assistenza dello stato, sotto forma di reddito di cittadinanza, ma vuole intraprendere, creare aziende. Purtroppo per lui, le sue idee non sono vincenti e quindi finisce per accumulare debiti, trascinando verso il baratro anche i suoi parenti (investitori). Inseguito anche dalle ex mogli, decide quindi quindi di scapparsene in Kenya.

Qui si innamora, non ricambiato, di una donna del luogo, sua collega nel resort in cui Checco lavora come cameriere, dispensando anche suggerimenti ed idee imprenditoriali per alcuni clienti italiani.

Una guerra civile sanguinosa, però, lo costringerà a scappare, convincendolo anche a sfruttare la situazione per provare a ricominciare da zero, viaggiando verso l’Europa come immigrato.

Si unirà nel viaggio alla stessa donna di cui è innamorato, ad un bambino, che inizialmente egli crede essere il figlio della stessa ed ad un altro ragazzo, che poi li venderà a dei terroristi, per potersi pagare il viaggio.

Numerose peripezie rendono il film comunque divertente, anche se con un finale deludente, infarcito di luoghi comuni e soprattutto meno divertente di tutti gli altri suoi film.

Checco, forte della sua popolarità, gioca sulla superficialità dell’uomo occidentale, preoccupandosi solo di cosmetici, abiti firmati e delle telefonate delle sue due ex-mogli (che ritiene essere ancora peggio dei terroristi).

Il suo obiettivo sarebbe quello di fare il furbetto, rifugiandosi in Liechtestein, mentre in Italia si diffonde la notizia della sua morte, con (ignobile) gioia dei parenti, che potrebbero così ricevere un risarcimento con cui azzerare i loro debiti.

Siamo veramente così? Meschini, superficiali e a tratti anche un po’ fascisti? A giudicare dall’incasso attuale del film (in sala da 22 giorni con un incasso che ha già superato i 45 milioni di euro), sembrerebbe di si…

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