Le Notti Magiche di Virzì.

Presentato in anteprima alla chiusura del Festival del Cinema di Roma 2018, Notti Magiche è l’ultimo film del regista livornese Paolo Virzì, una commedia che è anche un pò noir (come racconta lo stesso autore della pellicola) ambientata a Roma nell’estate dei mondiali di calcio del 1990.

La scena iniziale di Notti Magiche è quella della notte in cui l’Italia viene eliminata ai rigori dall’Argentina, e mentre la folla s’assiepa sulle rive del Tevere, in un baretto scalcinato ma con televisore gigante, un’auto lussuosa precipita da ponte Garibaldi con dentro un noto produttore cinematografico.

I principali sospettati dell’omicidio sono tre giovani aspriranti sceneggiatori, arrivati qualche settimana prima nella Capitale in quanto finalisti del premio Solinas.

Tra loro Antonino (Mauro Lamantia) ragazzo messinese dal ferreo rigore accademico ma disposto a lasciarsi ammaliare fino a corrompersi, Luciano (Giovanni Toscano) che proviene dai quartieri operai di Piombino, orfano, vitale e donnaiolo, ed Eugenia (Irene Vetere), rampolla di una famiglia del potere romano che raccatta gli altri due nella sua mansarda.

I tre ragazzi, giunti a Roma con tante belle speranze, riescono ad avvicinare il mondo di produttori, sceneggiatori, registi, e lo scoprono più ricco di ombre che di luci, pronti a lanciarsi con tutta la vitalità dei loro vent’anni, contro il muro della disillusione.

In una nottata al Comando dei Carabinieri viene ripercorso il loro “viaggio” nello splendore e nelle miserie di una gloriosa stagione del cinema italiano.

Il titolo richiama il celebre brano musicale colonna sonora dell’estate del pallone del 1990 cantata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini, e i mondiali di calcio sono il trucco narrativo scelto per far riverberare un evento che riguarda tutta l’Italia, e soprattutto per fare una piccola considerazione, visto che è un film sul cinema, ma anche sull’arte del raccontare, è interessante notare che mentre avviene qualcosa di rilevante, qualcuno guarda qualcosa d’altro, come quando l’auto vola giù dal ponte e tutti guardano qualcosa d’altro, ovvero il rigore sbagliato di Serena.

Immagini nostalgiche di un’Italia che non c’è più, di vecchi simboli, dei cenacoli in trattoria, dei produttori goderecci inseguiti dai pignoratori, aspiranti attrici procaci, autori da cantina, grandi maestri succhia idee.

Il regista toscano riesce sempre a controllare il nucleo emozionale del racconto, trasportandoci, grazie anche alle evocative musiche del fratello Carlo, in un caloroso e al tempo stesso canzonatorio omaggio a una rilevante parte di storia dello scorso secolo, prodromico di un finale amaro, come amara sa essere la vita nel portarci in direzioni inattese e lontane dai nostri più intimi desideri.

L’autore non perde il suo ormai proverbiale tocco tenero e al contempo amaro, centrando l’obiettivo di burlarsi amichevolmente dei propri miti e dei propri punti di riferimento e di raccontare un delicato punto di passaggio fra un Italia unica e irripetibile e la meno splendente realtà in cui viviamo.

Regia di Paolo Virzì, scritto da Virzì, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, con Giancarlo Giannini e Ornella Muti, commedia dalla durata di 125 minuti, distribuito da 01 Distribution, in uscita nelle sale cinematografiche il novembre 2018.

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