Verso un 2 giugno di fuoco: l’Italia riscopre la protesta (purtroppo)

Nelle prime settimane dell’Italia post-lockdown, non sarebbe azzardato affermare che qualcuno abbia preso troppo alla lettera l’allentamento delle restrizioni sulle libertà individuali imposte a causa del virus. E non si vuole fare riferimento, in questa sede, a chi si sta dimostrando incurante delle regole sul distanziamento sociale, sugli assembramenti e delle raccomandazioni sull’uso di mascherina, bensì a chi ha portato tale incuranza al livello massimo possibile, forse per sfogare due mesi di “repressione” che a qualcuno proprio non sono andati giù.
Nella scorsa settimana sono ricomparse per le strade le prime pubbliche manifestazioni di protesta: alcune preventivate, altre del tutto non autorizzate. E non saranno le ultime. Per qualche tempo, gli unici a manifestare erano stati – in tutta accortezza e nel rispetto delle norme di emergenza – i sindacati degli operati ai quali non era stato concesso di poter rimanere a casa nel periodo del lockdown. Oggi la situazione sembra del tutto ribaltata: in giornata di sabato sono scesi in piazza, perlopiù senza previa autorizzazione della questura, diversi gruppi più o meno legati alle frange complottiste dell’estrema destra.
Un orientamento, questo, che a colpi di fake news sta raccogliendo molti seguaci specialmente su Internet, e specialmente tra i meno istruiti e non nativi digitali: si parla, quindi della fascia di popolazione tra i 40 e i 60 anni, che ha imparato a usare computer e social in età avanzata e meno in grado di distinguere le notizie vere dalle bufale di Internet. Una propaganda basata sulla paura e sulla teoria del complotto – scuse come altre per screditare le autorità e invitare alla protesta sociale.
Sabato, in piazza, si sono visti striscioni inneggianti al sovranismo, e in particolare è spiccata la frase “Stampiamo moneta”, ma è comparso anche ben più di un manifesto contro il 5G, Bill Gates e i vaccini: secondo i manifestanti, tutti elementi di una macchinazione dei potenti per imporre la vaccinazione obbligatoria a tutti, in alcune versioni della storia corredate dalla tesi che sia il 5G a causare il coronavirus. In altre, che quest’ultimo non esista e che si tratti di una scusa per imporre un regime dittatoriale.
Cui prodest? Sono molti, ormai, i gruppi che raccolgono consensi sfruttando le paure concrete della popolazione e diffondendo bufale complottiste per far leva sul cuore e la pancia dei cittadini. Casapound, presente alla manifestazione, ha dichiarato di non essere l’ente organizzatore dell’evento. Molti di questi non sono nemmeno gruppi politici riconosciuti, almeno per il momento.
In piazza, sabato, c’era anche Cristiano Aresu, il commerciante di videogame divenuto noto per essersi spacciato per farmacista con un video virale dal Giappone – dove si trovava al momento del lockdown – nel quale affermava che l’utilizzo del farmaco Avigan avesse avuto un ruolo determinate nella lotta al coronavirus in terra del Sol Levante; ma, allo stesso tempo, che l’Italia si rifiutasse di usare quel farmaco. In realtà, gli effetti positivi dell’Avigan sul COVID-19, al netto degli effetti collaterali che lo rendono fuorilegge in Italia, non sono dimostrati.
E poi? I prossimi saranno Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che scenderanno in piazza in occasione della festa del 2 giugno. Anche in fase di lockdown i due non si sono fatti sfuggire le opportunità di diffondere bufale tra la popolazione per raccogliere consensi in chiave sovranista: ad esempio, diffondendo numeri falsi sulla portata degli aiuti europei all’Italia, o condividendo un estratto di una vecchia puntata di Leonardo su un coronavirus studiato a Wuhan, per “dimostrare” l’origine artificiale del virus. Senza fondamenti, però.
Zittite dal lockdown e da una paura vera e concreta che ha in un certo senso unito tutti, ora le frange sovraniste puntano a dividere di nuovo il Paese e instillare quelle solite paure, quelle della bufala e del complotto, per tornare – come prima – a impedire il dialogo politico fra cittadini nel nostro Paese. Mandando però “in caciara”, come si suol dire, non solo il dibattito civico ma anche il distanziamento sociale.

 

Foto Matteo Salvini e Giorgia Meloni. (L’Unione Sarda)

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