Bride Price è un’ app che calcola il valore di una sposa, tenendo conto di elementi quali il suo peso, la sua altezza, bellezza, capacità culinaria e grado di educazione. E’ stata creata nel maggio 2014 dal nigeriano Editi Effiong, l’artefice di questa “diabolica” trovata. Dal momento in cui è stata lanciata l’app ha totalizzato più di due milioni di visite da molte parti del mondo, la maggior parte utenti donne. Utilizzandola è possibile valutare quanto vale la propria donna in base ai parametri stabiliti e allo stesso tempo è possibile fare la stessa cosa anche con quella di un amico o un conoscente. Tale calcolo dovrebbe aiutare gli uomini per la quantificazione della dote, un’usanza che in Nigeria esiste ancora. “Lanciata a maggio, è diventata un fenomeno virale, spiega Minna Salami, famosa blogger nota come Mr Afropolitan. Con il pretesto di voler smascherare la sgradevolezza dei contratti matrimoniali, Bride Price sottopone le donne a questo gioco piuttosto avvilente, che dà loro un valore economico. Come spiega Edoardo Vigna su Sette del Corriere della Sera: “con il pretesto di voler mostrare a sua volta la sgradevolezza dei contratti matrimoniali a cui le donne sono sottoposte, permette di dare loro un valore economico in naira, la moneta nigeriana: chiunque può stabilire-diciamo così- quanti cammelli vale una donna passando attraverso la quantificazione monetaria della sua altezza, della pelle “alla beyoncé”, di denti bianchi e separati, della pelle (il nero, naturalmente vince), della casta, del lavoro che fa e del titolo di studio (qui, un master fa salire le quotazioni, ma un titolo ulteriore da ricercatore lo fa scendere, evidentemente apprezzando troppo la “merce”). Come al solito, il politicamente scorretto spariglia e mette a nudo rapidamente i paradossi e l’arcaicità delle tradizioni. Il problema è che altrettanto spesso sono più i danni che provoca dei vantaggi”. Ora c’è chi sta chiedendo, attraverso change.org, una piattaforma che raccoglie le petizioni on line, la rimozione dell’app. Fa riflettere un particolare: il sito sarebbe stato sviluppato da un team a prevalenza femminile. O almeno questo è quello che dice Effiong. Se ciò fosse vero, le donne che l’hanno creato non avrebbero niente di cui vantarsi.
Silvia Di Pasquale